Post-italla Postilla a "Uno Studio in Rosa"
di Marco Zatterin
L'avvincente e particolareggiata disquisizione di
Fabio Camilletti intitolata, molto a proposito, "Postille a
Uno Studio in Rosa" meriterebbe una risposta almeno altrettanto avvincente e
particolareggiata. E' stata una lettura di estremo interesse. Tuttavia devo scusarmi con
Camilletti, e con il presidente Solito che gentilmente mi ha offerto di intervenire, se
non sarò all'altezza della situazione. Il mio sabbatico da Sherlock Holmes non è ancora
terminato e le ore a disposizione per distrarmi dalla missione che mi sono assegnato per
questo 1999 non consentono grandi voli letterari.
Ho chiesto tempo al tempo e lui mi ha risposto: "Non ne ho".
Credo comunque di poter dire alcune cose:
1. In primo luogo vorrei difendere l'attendibilità del professor Liddelraft.
L'apparizione delle considerazioni dell'accademico su La Stampa ha sollecitato fra l'altro una lettera di un docente
francese di Lille, il professor Radéaun, il quale mi ha scritto per confermare la
fondatezza del lavoro di Liddelraft che lui conosceva da tempo. E' vero che gli insegnanti
delle piccole università tendono ad essere un poco originali, ma dalla lettura delle sue
tesi sono giunto ad una conclusione molto chiara: mi fido di Liddelraft come di me stesso;
pertanto può sbagliarsi, ma se lo ha fatto è stato in buona fede.
2. Per Camilletti "non regge nel discorso di Liddelraft la conclusione secondo cui Il
Nome della Rosa sarebbe opera di John Watson". Non è questo ciò che dice il docente
cornico. Egli afferma che Watson trovò il manoscritto, lo tradusse e lo fece suo.
Concordo con l'affermazione sulle limitate conoscenze linguistiche del Dottore, ma è
possibile che fossero sufficienti per una versione elementare delle parti di più ampio
respiro filosofico e storico. Il suo talento narrativo ha poi reso straordinariamente
palatabile il resto.
3. E' mirabile l'intuizione di Camilletti sul contributo dato da Holmes. Non ci sono
prove, ma - in effetti - tutto può far pensare che sia vero.
4. Per concludere, attiro la vostra attenzione sul silenzio di Umberto Eco. Il Maestro -
come è noto - è un amante del paradosso e della provocazione. Questa di Liddelraft è
chiaramente una scoperta che assomiglia ad provocazione che ha del paradossale. Che il
mancato intervento del grande semiologo sia un'ammissione di colpevolezza? In cuor mio,
sono certo che Eco saprebbe come contattare Liddleraft, dove trovarlo e come fargli
sentire la sua voce. Per lui nessun mistero è mai stato un mistero sino in fondo. E se io
ho fallito nell'impresa di ricontattare l'accademico britannico, ho la sensazione che Eco
non avrebbe problemi a trovarlo. Se non l'ha fatto....
A questo punto non mi resta che complimentarmi ancora con Camilletti per il suo intervento
che molto mi ha insegnato. A lui va la promessa che, se Liddelraft si dovesse rimettere in
contatto con me, lo pregherò di aiutarci ad andare più fondo in questa meravigliosa
questione.