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Sherlock Holmes e il burattino...

di Romano Gulienetti

Nessuno degli specialisti che nel corso del XX secolo hanno scritto libri su Sherlock Holmes, si è mai posto l'interrogativo: "Sherlock Holmes ha incontrato Pinocchio?" Tale domanda può sembrare la battuta iniziale di uno scherzo assurdo, ma in realtà rappresenta il punto di partenza di una ricerca riguardante due dei più incredibili personaggi immaginari del secolo XlX.

L'autore del presente articolo, nel tentativo di dare una risposta all'interrogativo succitato, ha confrontato alcuni aspetti delle avventure del burattino Toscano con quelle del detective londinese giungendo ad una conclusione non "improbabile'.

Se Conan Doyle nel creare il personaggio di Holmes si ispirò al noto clinico Joseph Bell, da lui conosciuto all'Università di Edimburgo, attribuendone le capacità deduttive alla sua creatura letteraria...Collodi non fu da meno! Perché trasfuse nel suo burattino la sostanza caratteriale di un personaggio ben noto a Firenze da più di cento anni: Stenterello, maschera del Teatro dell'Arte.

Paul Hazard in un suo saggio scrisse : "Avant qu'il s'appelat Pinocchio il s'etait appelè Arlequin, Polichinelle ou Stenterello; il fait partie del maschere,des types immuables qui servaient de point fixe a l'improvissation" (1).

Le commedie di Stenterello eguagliarono per successo, nella Firenze granducale, quelle di Pulcinella nel Regno delle Due Sicilie. Spettacoli di teatro povero, destinato al popolo, trasferivano sulle scene i fatti di una misera vita quotidiana.

Stenterello e Pinocchio sono parenti stretti, oltre che per le caratteristiche psichiche , anche per una costante determinata dalla povertà: la fame! Stimolo fisico inesauribile di chi nasce in mezzo a una strada...non conosciuto da Holmes, il quale nei momenti di svago era solito nutrirsi di ostriche e di gallo cedrone (SIGN)

Collodi parte da una maschera e finisce per creare un essere vivente, mentre Doyle parte da un individuo per trasformarlo in un prototipo?

La risposta a tale interrogativo è fornita da una determinista comunanza sostanziale dei due personaggi letterali. Sia Collodi sia Doyle considerano le loro creature immaginarie solo dei burattini. Infatti Collidi, terminato il libro, si dichiarò scontento dell'aver dovuto trasformare Pinocchio in un ragazzino per bene.., e Doyle nella sua autobiografia definì Holmes il suo burattino.

Esaminato l'elemento comune condizionante di Pinocchio e di Holmes si può passare a paragonare le loro sventure secondo una visione parallela, tenendo, per presente una massima citata da Carlo Collodi in un suo articolo, che sembra richiamarne un'altra famosa di Holmes "...non c'è descrizione possibile senza dispersione probabile..." (2)

... Ed iniziamo da un enigma esistenziale, che assimila Pinocchio ad Holmes: i due, nella pagina scritta non possiedono genitori naturali ufficialmente noti! Il burattino viene alla luce grazie alle mani esperte di un falegname di nome Geppetto, trovatosi per caso a svolgere una funzione da "levatrice" (midwife).Il buonuomo, nel costruire per suo diletto un burattino, leva dal nulla di un legno da catasta,.. un essere vivente, dotato di un'anima! Davanti a tale meraviglia l'esterrefatto falegname è costretto ad assumere la qualifica di padre-adottivo, divenendo unico parente di un paradosso, da cui avrà notevoli guai. Holmes, che, nelle pagine del "Canone" incontriamo già adulto, al contrario di Pinocchio non ha un genitore adottivo ma possiede un fratello maggiore, Mycroft, autorelegatosi nelle sale del "Diogene's Club" da dove, in determinati momenti influenza le azioni del detective.

Il non essere legati da un vincolo familiare forte permette a Pinocchio e ad Holmes di affrontare le più svariate vicende della vita in una completa libertà, che può portare alla follia incosciente del "Paese dei balocchi" e all'apatia letargica della "soluzione 7%"...

Una libertà forte quella di Holmes, esponente della "upper class" londinese, colta ed elitaria, debole quella di Pinocchio venuto alla luce in una misera casetta di un imprecisato borgo toscano. Nel libro di Collodi la povertà del burattino è messa in risalto sin dai primi istanti della sua esistenza, per il nome impostogli da Geppetto, che con un ragionamento bislacco sceglie il termine toscano d'epoca indicante il frutto del pino: "...ho conosciuto un'intera famiglia di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi ragazzi e tutti se la passavano bene. Il più ricco tra loro chiedeva l'elemosina..."

Il burattino, peraltro, è conscio della sua condizione di povero, tanto da elevarla a titolo sfrontato durante il colloquio con il burattinaio Mangiafoco, dall'aspetto spaventoso ma tenero di cuore, il nome del quale, secondo Telemaco Signorini, richiama quello di un bandito di strada esistito.

"Come si chiama tuo padre?"
"Geppetto"
"E che mestiere fa?"
"Il povero."

Povero non è Holmes bon-vivant di gusti raffinati, reticente sul suo back-ground familiare, tanto da non nominare mai il nome del padre, né quello della madre, ma disposto solo ad evocare un'antica parentela con il pittore francese Vernet.

Il vuoto prodotto dall'assenza di genitori naturali autoritari, nelle esistenze di entrambi i personaggi è in parte colmato da due figure emblematiche: il Grillo Parlante (talking-cricket) per Pinocchio e il dottor Watson per Holmes. Costoro, pur rappresentando la presenza ammonitrice di una famiglia simbolica hanno un atteggiamento ben diverso nei confronti dei rispettivi protetti.

Il Grillo Parlante giudica Pinocchio "...un burattino...ed una testa di legno", mentre il dottor Watson definisce Holmes "..the best and wisest man whom I ever known "  (FINA). In ogni caso "l'uggioso Grillo-parlante" e "the good old Watson" sono una formidabile invenzione di Collodi e Doyle perchè attraverso di essi gli autori introducono nei rispettivi racconti la presenza ossessiva della rigida morale ottocentesca basata su principi indiscutibili e restrittivi.

...E contro la severa mentalità del Grillo si scatena la stizza di Pinocchio.

Durante il primo incontro con il misterioso insetto il burattino afferrato un martello di legno lo scagliai contro l'interlocutore lasciandolo "...stecchito ed appiccicato alla parete".

Giorgio Manganelli definisce lo strumento con cui Pinocchio ha commesso il crimine "...un'omicida scheggia di se stesso? Certo un'arma consanguinea..." (3) . Asserzione grave destinata a mettere in rilievo l'aspetto inquietante di tutte le vicende susseguenti a quel crimine iniziale.

Con la morte del grillo Parlante (solo apparente) le avventure di pinocchio si tingono di giallo ed assumono una valenza freudiana, di cui sono sempre impregnate quelle di Holmes, che a sua volta diviene autore indiretto di un assassinio, dopo aver respinto "il male..." con un bastone da passeggio (SPEC). Uggioso il Grillo parlante e pedante Watson, ma insostituibili perché, oltre ad interpretare in parte un ruolo paterno, svolgono quello fondamentale del "coro", da cui viene giudicato lo svolgimento degli eventi.

Quindi grazie a questi due strani individui il lettore afferra la sostanza fondamentale della invenzione letteraria, basata su una prevalente funzione pedagogica.

Quando c'è di mezzo la pedagogia non si può fare a meno di calcolare l'importanza dei principali valori, fra cui il denaro risulta uno dei più gravosi.

Nelle "Avventure di pinocchio" il denaro fa la sua comparsa dopo poche pagine, nella fattispecie di cinque zecchini d'oro, donati da Mangiafuoco al burattino, che pur essendo un "grullo" possiede un'incredibile senso del denaro ed un inestinguibile desiderio di farlo fruttificare nel vero senso della parola. Holmes al contrario, nato e vissuto in una confortevole agiatezza, appare sempre poco interessato ai soldi.

E' impossibile peraltro fare un confronto tra le cifre maneggiate da Pinocchio (cinque zecchini ricevuti da Mangiafuoco, quaranta zecchini dono geniale della Fata) con quelle percepite da Holmes come onorario per le sue prestazioni professionali...anche perché di queste ultime nel "Canone" non se ne ha mai conoscenza all'infuori della cifra enorme di 6000 sterline che il detective accetta con entusiasmo dall'odioso duca di "Holderness" (PRIO). La difficoltà ad attuare un confronto dal punto di vista contabile non impedisce di farlo sulle diverse condizioni di vita di un burattino immaginario e di un "gentleman" ideale e sulle rispettive capacità di spendere. Infatti il primo, vestito di "carta fiorita" e con in testa un cappelluccio di mollica di pane, frequenta unicamente una locanda malfamata "Al gambero rosso" dove per una lauta cena per tre persone paga uno zecchino d'oro...mentre Holmes, sempre elegante in abiti di ottimo taglio, si permette il lusso di essere cliente di ristoranti alla moda tipo il "Simpson's on the Strand" e gli italiani Mancini's e "Gondini", locali in cui avrà degustato, oltre agli altri vini esteri anche il Chianti (HOUN)). Il detective, nel bere quel vino, deve averne elogiato il "bouquet" ed avrà anche confessato al "Good Old Watson" la sua intenzione di recarsi in un prossimo futuro in Toscana, dove se ne producevano decine di migliaia di fiaschi.

"Fiasco" è il termine italiano usato da Holmes per definire un suo insuccesso nel caso di NORW e la Toscana fu lo scenario geografico da lui visitato sotto la falsa identità di Mr Sigerson, dopo essere precipitato nelle "Reichenbach Falls" insieme al Prof. Moriarty.

Lo scenario toscano nelle "avventure di Pinocchio" è peraltro appena delineato con brevi cenni, perché si dà per scontato appartenga ad una regione nota, lungo le cui strade il burattino incontra il gatto e la volpe, due storici malviventi della letteratura mondiale non inferiori per malvagità ad alcuni affrontati da Holmes, tipo il subdolo ricattatore Charles Augustus Milverton ed il Colonnello Sebastian Moran, "the second dangerous man in London". La coppia di "malandrini" ideata da Collodi, al pari del Prof.Moriarty elimina il suo avversario dopo una caccia ed una lotta furibonde, coincidenti con la fine di una prima serie di avventure pubblicate su un periodico dell'epoca.

Il colloquio di Pinocchio braccato ed in procinto di essere ucciso con "La bambina dai capelli turchini" è quanto di più angoscioso si possa immaginare:

"In questa casa non c'è nessuno...sono tutti morti".
"Aprimi almeno tu!" gridò Pinocchio piangendo e raccomandandosi.
"Sono morta anch'io"
"Morta? E allora cosa fai costì alla finestra?"
"Aspetto la bara che venga a portarmi via..."

Il dinego di soccorso giustificato da motivi ultraterreni determina nella scena antecedente a quella dell'impiccagione del burattino la stessa atmosfera che aleggia nel più gotico dei romanzi di Sherlock Holmes, "The Hound of Baskervilles".

La notte, la paura, la morte, costituiscono un punto di contatto tra le avventure del detective inglese e quelle del burattino toscano, le cui componenti creative rivelano il loro debito nei confronti della letteratura del primo ottocento.

Pinocchio però, sebbene venga ucciso nella notte di fiabesco orrore per essere stato impiccato alla "Grande quercia" non muore! Ed anche Holmes non muore, sebbene sia precipitato, avvinghiato al prof. Moriarty nelle Reichenbach Falls.

La Grande Quercia (secondo tradizione albero delle streghe e dei demoni) e le Falls, liquido utero materno, che compaiono rispettivamente nel omento della morte (apparente) di Pinocchio ed in quella di Holmes possiedono un preciso significato simbolico. L'albero secolare può essere interpretato come rappresentazione infernale della natura del burattino e le Falls come proiezione onirica di un complesso edipico dell'inglese.

La resurrezione miracolosa, successiva alla improbabile morte, consegna Pinocchio alle cure della "Fata", unica donna nell'universo del burattino. Costei incarna la femminilità con un'infinità di sfumature non prive di una profonda ambiguità: "Bambina...sorellina...donnina...mamma" ...ma chi è in realtà la Fata? E quale è la natura dei suoi rapporti con Pinocchio? Tali domande se le sono poste da sempre gli studiosi del "Problema Pinocchio" e guarda caso corrispondono ad interrogativi analoghi prodotti dalla irruzione di Irene Adler nella esistenza di Holmes.

Irene Adler, definita dal misogino detective "la Donna" rimane un personaggio non decifrabile, unico, inquietante, perché sembra incarnare la possibile soluzione a tutte le inibizioni di Holmes e nello stesso tempo ne determina, con il suo comportamento, il peggioramento.

Se poniamo a confronto le due figure femminili di cui stiamo scrivendo la più imprevedibile risulta essere "la fata" poiché, oltre alla capacità di cambiare aspetto ed atteggiamento fino a divenire una Capretta turchina, possiede quella di inventare incredibili stratagemmi per sottomettere l'irrequieto burattino. E la prima delle trovate consiste nel fargli rincontrare il Grillo-parlante redivivo nelle vesti di un pedante medico convocato (insieme ad un corvo e ad una civetta) per un consulto ai piedi del suo letto di morte...In tale circostanza il Grillo, come quasi sempre accade al "good old Watson" rivela una confusa facoltà di analisi di quanto sta avvenendo davanti ai suoi occhi.

Collodi quindi mostra di possedere, al pari di Doyle, una opinione negativa di certi medici e della medicina in generale al suo tempo.

Altrettanto negativa è senz'altro la concezione di entrambi gli scrittori riguardo la Giustizia istituzionale e la Forza Pubblica. Pinocchio, derubato dai quattro zecchini d'oro, sotterrati nel "Campo dei Miracoli", dal gatto e dalla volpe, viene condannato da un giudice scimmione della "Città di Acchiappacitrulli" con una sentenza lapidaria: "Questo povero diavolo è stato derubato di quattro monete d'oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione..."

Holmes d'altro canto si ritiene sempre al di sopra della giustizia tanto da dichiarare: "...You see me now when my name has become known far and wide, and when I am generally recognized both by the public and by the official force as being a final court of appeal in doubtful cases... (MUSG)

La sfiducia poi nella "forza pubblica" è evidenziata dagli individui che dovrebbero svolgere il ruolo di efficienti tutori dell'ordine sociale. Costoro nelle "Avventure di Pinocchio" sono sempre degli inetti "giandarmi" da baraccone e nel "Canone" di Doyle risultano essere personaggi tronfi tipo l'ispettore Lestrade, o scialbi al pari dell'ispettore Gregson.

La carenza di autorità e di efficienza istituzionale permette al burattino ed al detective di agire in un universo immaginato e costruito a loro uso e consumo!...Dove il primo nel corso del suo viaggio esistenziale si comporta sempre in modo sbagliato, mentre il secondo, spesso, manipola mentalmente ogni genere di persona, creando intorno a sé una atmosfera misteriosa, degna di un mago, che dà modo a determinati critici di interpretare il suo personaggio in maniera erronea come vedremo in seguito.

Nel vivere la rispettiva realtà immaginaria Pinocchio ed Holmes si differenziano per svariati aspetti, ma uno soprattutto è quello diversificante: il burattino è polimorfo, il detective, al contrario, rimane sempre uguale a sé stesso!...Anche se, durante indagini diverse, si traveste per mutare il suo aspetto esteriore, con l'assumere perfino le sembianze di un decrepito prete italiano.

Il polimorfismo di Pinocchio è invece una vera "mutazione"strutturale dell'individuo. Nato legno di catasta è destinato a divenire burattino, ciuchino ed infine ragazzino per bene.

Trasformazioni inquietanti, il cui significato è stato analizzato da Benedetto Croce: "Il legno in cui è ritagliato Pinocchio è l'umanità ed egli si rizza in pedi ed entra nella vita come l'uomo, che intraprende il suo noviziato: fantoccio, ma tutto spirituale..."

Quanto appena esposto non indica che Holmes possegga una personalità di minore spicco rispetto a quella di Pinocchio per impulsività molto simile agli italiani raffigurati nel canone. Questi ultimi sono definiti da Doyle individui pericolosi e non poteva essere altrimenti a causa della qualità della maggior parte degli immigrati nostrani presenti a Londra alla fine dell'ottocento. Fra i personaggi più terribili del canone risultano Pietro Venucci e Giuseppe Gorgiano.

Venucci, one of the greatest cut-trhoats in London è coinvolto nel furto della "Perla Nera del Borgia" di proprietà della Principessa Colonna: Gorgiano, proveniente dall'America, ha sulla coscienza cinquanta omicidi. Entrambi sono affiliati a società segrete, che Doyle per scarsa conoscenza della materia descrive in modo errato! Perché assimila il "Red-Circle" alla "Carboneria", società non criminale ma politica, e confonde la "Mafia" con la "Camorra". Infatti il napoletano Venucci geograficamente dovrebbe appartenere alla seconda organizzazione criminale! La mafia e la camorra non compaiono nelle "Avventure di Pinocchio", ma si potrebbe ipotizzare che con i loro tentacoli gestiscano il "Paese dei balocchi" in quanto organizzazioni criminali internazionali, ai cui vertici potrebbe essere inserito in qualità di "consigliori" un certo profesor Moriarty. Anche la morte improvvisa del cardinale Tosca, identificato da M.F.Young nella persona del cardinale Luigi Ruffo deceduto a cinquantacinque anni, su cui ha indagato Holmes per "...desire of his Holiness the pope", potrebbe essere considerata una vicenda dominata da una associazione criminale italiana collegata con un "potere occulto". Purtroppo su tale argomento il Canone è diplomaticamente evasivo, quindi si è costretti a rimanere nel campo delle ipotesi! In tutti i casi, ritornando a trattare di Pinocchio resta il fatto che "il Paese dei balocchi" è un luogo dove vengono trasformati in "ciucchini" sprovveduti giovinetti irretiti e condotti alla perdizione mentale e fisica da uno dei più untuosi criminali della letteratura ottocentesca, "l'omino di burro"...Il postiglione diabolico che con modi melliflui raccoglie ragazzetti sbandati per le strade della toscana potrebbe ben figurare in una delle avventure di Holmes poiché é un rapitore di minori, dei quali fa commercio ricavandone innumerevoli milioni senza venire mai incriminato. La sua improvvisa apparizione, preannunciata da un tintinnare di sonagli, è da considerarsi una mirabile invenzione per i dettagli descrittivi. "L'omino" seduto a cassetta di un carro tirato da dodici ciuchini calzati in "stivaletti da uomo da vacchetta bianca" canterella una canzoncina tranquillizzante:

"Tutti la notte dormono
ed io non dormo mai..."

giudicata dagli studiosi moderni un riferimento-parodia alla canzone "Te voglio bene assai" di R.Sacco con musica attribuita a Donizetti.

L'incontro tra "l'omino di burro" e Pinocchio, come sappiamo, non è casuale ma è procurato da un personaggio problematico: Lucignolo! Ragazzetto senza famiglia, senza regole, che convince Pinocchio ad aspettare l'arrivo della carrozza tirata dai dodici ciuchini, proveniente da una notte indefinita, per recarsi nel "Paese dei Balocchi".

Lo sciagurato compagno del burattino, dall'aspetto trasandato, assomiglia ai monelli scavezzacollo denominati "Irregolari di Baker Street" capeggiati da Wiggins...ma mentre questi sono dei folletti al servizio del "Bene", Lucignolo è predestinato al "Male" ed a una fine miseranda.

Non per niente Daniela Marchesini afferma: "Con un nome così Lucignolo non potrà che morire, come accade " (4).

Pinocchio e Lucignolo, coppia di personaggi complementari, rappresentano la totale mancanza di razionalità e si pongono nell'immaginario collettivo agli antipodi di un individuo pragmatico e razionale : "I am a brain, Watson, the rest of me is a mere appendix. Therefore, it is the brain I must consider" (MAZA).

In effetti Holmes riesce sempre a governare il corso della sua esistenza, anche quando decide di ricorrere alla "soluzione 7%": al contarrio i due "grulli" toscani sono travolti dagli eventi, determinati da un destino ingovernabile, che li conduce alla morte fisica.

Se si fa un confronto numerico troviamo più "morte" nelle Avventure di Pinocchio di quanta ve ne sia nei vari libri di Sherlock Holmes scritti da Doyle. Muore il Grillo Parlante, muore Pinocchio impiccato, muore la Bambina dai capelli turchini, Pinocchio-ciuchino viene affogato, muore Lucignolo ciuchino, muore Pinocchio burattino...morte...morte...morte!

La trama delle Avventure di Pinocchio sembra quella di un dramma Elisabettiano ed è invece "...una bambinata..." come l'ebbe a definire il suo autore, quando inviò il manoscritto, nel 1881, all'editore romano del "Giornale per bambini", dove apparve a puntate.

Il calcolato susseguirsi di eventi mortali, che scandiscono il romanzo di Collodi gli conferiscono, in modo imprevedibile, un carattere di racconto basato su colpi di scena cruenti, spesso mancanti nella atmosfera tardo-vittoriana delle avventure di Holmes.

Marcello Truzzi nell'analizzare le avventure del canone sostiene: "Il carattere essenzialmente mondano della maggior parte delle trame dimostra che "Il ciclo può dirsi un'epica di eventi quotidiani (Norton)" (5). Tesi estrema perchè lo stesso Holmes in SPEC diviene coautore dell'omicidio del perfido Grimesby Roylott. Azione compiuta a difesa di un'innocente fanciulla ed anche atto di giustizia personale: "In this way, I am not dout indirectli responible for Dr Grimesby's death, and I cannot say that is likely to weigh very heavly upon my coscience..."

La morte di Roylott provocata dal morso della "svamp adder", colpita dal bastone di Holmes, ha qualcosa di biblico sostiene Baring Gould in una sua nota del Canone perchè è un serpente ad uccidere...E senza dubbio un significato biblico incarna "l'orribile serpente, il cui corpo immenso sbarra la strada a Pinocchio, appena uscito dal carcere di "Acchiappa Citrulli" e diretto alla casa di Geppetto. Questo secondo rettile per i suoi occhi enormi e la sua coda fumante è stato giudicato dalla critica moderna una parodia del treno, che nel secolo XIX rivoluzionò il ritmo della vita umana con il ridurre le distanze...

Il treno rappresenta anche il mezzo di trasporto per eccellenza, usato da Holmes e Watson per recarsi nelle varie contee nel corso di svariate indagini...E proprio nello scompartimento di un treno, in partenza dalla Victoria Station per il continente, Watson incontra il decrepito prete italiano, in realtà Holmes travestito (FINA). Simboli, trasformazioni, mascheramenti: le "Avventure di Pinocchio" ed "Il Canone" ad un attento osservatore possono apparire delle "Summae" degli inganni e delle agnizioni, elementi fondamentali della "commedia umana"!

Se il serpente incontrato dal burattino è un simbolo altrettanto lo sono le numerose bestie da lui incontrate, antropomorfe e dotate della parola.

Animali con le stesse caratteristiche non vi sono nel "Canone", ma vi compaiono i cani usati dal detective per seguire determinate piste: segugi forniti di una capacità di ricerca quasi raziocinante...Fra questi due si chiamano "Carlo" (COPP e SUSS) ed un terzo "Pompey" (MISS).

Riguardo i tre segugi alleati di Holmes in indagini diverse viene da chiedersi: per quale motivo Doyle ha imposto loro dei nomi italiani?...Perché in tal modo attribuiva loro una perspicacia ed una capacità oggettiva mediterannea? No di certo! Probabilmente solo perchè tali nomi in inglese hanno un suono esotico.

In ogni caso i cani di Holmes sono degni di comparire accanto all'eroico "Alidoro", cane dei carabinieri, salvato in mare da Pinocchio, che al momento opportuno contraccambia l'atto eroico, con il sottrarre l'amico di legno dalle grinfie del "Pescatore Verde", il più esotico dei personaggi creati da Collodi. Il mostro affannato, molto simile a Polifemo, desideroso di friggere Pinocchio insieme ad altri pesci, appartiene allo scenario marino dominante nel libro di Collodi e negletto nel "Canone" dove solo nella iniziale GLOR viene descritto come elemento decisivo nel futuro di un uomo. A questo punto è interessante rilevare che in mare ed a nuoto Pinocchio raggiunge "l'isola delle api industriose" dove regna una serenità laboriosa molto simile a quella trovata da Holmes nel suo estremo rifugio del Sussex, in cui si ritira ormai anziano per condurre una vita da apicultore. Le api, con la loro laboriosità rappresentano nelle esistenze di entrambi i personaggi una astrazione mentale produttiva, situata nel caso dello sfaticato burattino su di un'isola circondata da un mare senza fine...

Ed in mare dopo Ulisse, Sinbad, Gulliver e Robinson Crosuè, Pinocchio compie un viaggio catartico! Quindi solo dopo aver superati i pericoli contenuti nell'"Oceano-primordiale" acquista il diritto ad intraprendere una vita umana, a lui destinata da un progetto superiore.

Il burattino inghiottito e superato dal "terribile Pescecane", contenente un desolato Geppetto, è stato considerato da alcuni critici un novello Giona, il quale per tre giorni viaggiò nello stomaco di un misterioso cetaceo (trentanovesimo libro del Vecchio Testamento), per essere infine vomitato sulla spiaggia di Ninive.

L'assimilare Pinocchio a Giona insieme ad altri elementi (Geppetto è un falegname, il suo nome richiama quello di Giuseppe...) ha spinto i critici suddetti ad attribuire al libro di Collodi una valenza "teologica" (6,7). Tesi basata sopratutto sulla giovanile vocazione al sacerdozio, sperimentato dal Collodi nel seminario di Colle Val d'Elsa.

In tempi recenti alla interpretazione spiritualistica di Pinocchio se ne è aggiunta una più assurda: "Le avventure di Pinocchio" sono una narrazione di eventi esoterici!...Tale corrente di pensiero eternata da scrittori fantasiosi, ancora influenzati dallo spirito dei "Rosacroce", ha finito per classificare personaggio esoterico anche Holmes.

Non c'è da meravigliarsi, pertanto, se la determinazione intellettualistica di voler travisare la natura di due figure immaginarie dell'ottocento si trasformi in fantasia estrema e molto discutibile, quando si ha il coraggio di sostenere che "la bambina dai capelli turchini" incarna una proiezione della dea "Iside" e che Holmes è un alchimista, chino su codici e sui libri segreti dell'Arte (8,9).

In realtà nelle "Avventure di Pinocchio", scritte da un ex-seminarista, come nel "Canone" non vi sono espliciti riferimenti alla religione cristiana, nè all'Esoterismo, ma entrambe le opere risultano impregnate della morale ottocentesca che impone allo sciagurato burattino una redenzione nel finale e spinge il detective a dichiarare (CARD):

"What the meaning of it, Watson?...What object is served by this circleof misery and violence and fear? It must tend to some end, or else or universe is ruled by chance, which is unthinkable.But what end? There is the great standing perennial problem to which human reason is far from answer as ever".

L'espiazione delle colpe e la redenzione formano l'argomento degli ultimi capitoli del libro di Collodi, ma sono anche il tema centrale di alcune delle avventure di Holmes, esponente di uno speciale tribunale umano, incaricato di applicare una giustizia non codificata.

Compito gravoso è quello di dover giudicare le azioni di chi esiste solo nella fantasia, perchè si può incappare in un eccesso di primitività!...Come accade a Collodi nel condannare Lucignolo ad una triste fine. Il poveretto, colpevole di aver vissuto da "grullo" una esistenza inventata muore da "ciuchino" ai bordi di una strada percorsa da Pinocchio diretto verso la sua ultima "trasformazione". Strada particolare, dove vagano il gatto e la volpe ridotti a miseri accattoni, definiti dal burattino "mascherine" con uno sberleffo finale, gesto diretto a liquidare una vita di errori.

Per quanto esposto fin qui è possibile ritenere che Pinocchio, divenuto "ragazzino per bene"...abbia rivestito, seguendo i consigli del "Grillo-Parlante" i quaranta zecchini d'oro (ultimo dono della Fata) in borsa!...Somma notevole di denaro sonante, divenuta attraverso innumerevoli operazioni spericolate capitale ingentissimo, che avrà fornito la possibilità a Pinocchio ed a Geppetto di mutare vita e di inserirsi nel mondo della alta borghesia toscana.

Questa ipotesi "probabile" trasferisce Pinocchio, ormai umano, ben oltre le avventure immaginate da Carlo Lorenzini (in arte "Collodi") dentro una fantasia estrema!...Dimensione senza confini, al cui interno un bel giovanotto dotato di un naso pronunciato e famoso per raccontare bugie, potrebbe aver incontrato da "Doney" a Via Tornabuoni o nel foyer del "Teatro la Pergola" un elegante inglese, Mr Sigerson, desideroso di essere guidato a visitare Firenze da una persona esperta della città e fornita al pari di lui di capacità trasformistiche, per passare inosservato tra la folla di turisti, fra i quali si poteva celare più di un amico di un certo professor Moriarty precipitato nelle Reichenbach Falls.

Dopo aver trasferiti Pinocchio-uomo ed il suo conoscente inglese nella Firenze di fine secolo l'autore del presente articolo desidera illustrare una ultima caratteristica psichica comune ai due personaggi trattati: entrambi non desiderano crescere!

In Pinocchio, alto appena un metro, tale sindrome è più facilmente individuabile per la sua incosciente sventatezza che lo spinge a non assolvere i doveri della vita, mentre in Holmes, imponente nel suo metro ed ottanta, è più difficile da riscontrare.

A ben guardare la sindrome in argomento nel detective è evidenziata da un suo atteggiamento difensivo: Holmes rifiuta l'amore!

Il "Canone" su tale argomento è silenziosamente esplicito perchè non cita mai amori trascorsi o in corso dell'inquilino di Baker Street. Si deve quindi desumere che egli non abbia mai sperimentato nè l'aspetto fisico nè quello sentimentale. Su questa scottante questione gli studiosi hanno scritto decine di pagine, formulando soluzioni "impossibili", se non addirittura "improbabili"...Però una volta acclarate quali sono le "crepe" nella psiche di Pinocchio ed Holmes è facile comprendere perchè gli "specialisti" siano giunti alla conclusione di diagnosticarli afflitti dalla "sindrome di Peter Pan".

Diagnosi storicamente errata...Infatti Pinocchio ed Holmes sono nati molto prima del folletto di "Kensington-Gardens", ragion per cui è Peter Pan a dover essere afflitto dalle nevrosi del burattino toscano e del detective inglese. A sostegno di quanto appena scritto è utile ricordare che James M. Barrie, creatore di Peter Pan, amico personale di Conan Doyle, ha senza dubbio lette le "Avventure di Pinocchio", pubblicate in Inghilterra nel dicembre del 1891, traendone ispirazione per delineare la figura del suo personaggio più famoso...inoltre la commedia "Peter Pan" debuttò nel dicembre 1905 al "Duke of York Theatre", dove fino a pochi giorni prima era stato rappresentato lo "Sherlock Holmes" di William Gillette con Charles Chaplin nel ruolo di "Billy".