Sherlock Holmes in Italia durante la grande guerra?
di Luigi Cortelletti
L'affascinante ipotesi che il Maestro possa essere stato presente in Italia, anche durante la Prima Guerra Mondiale, sarebbe il risultato di un insieme di indizi venuti alla luce durante le mie ricerche svolte su questo particolare periodo storico.
Ma andiamo con ordine.
Nella primavera del 1995, e più precisamente nel mese di aprile, mi trovo impegnato nel pieno di una ricerca di nuovi dati per il completamento della stesura di un mio libro, intitolato "Monte Cimone" (1), narrante le vicende che interessarono questo rilievo negli anni dal 1915 al 1918.
Mi imbatto, alla libreria Hoepli di Milano, in un volumetto particolare, una edizione fuori commercio dal titolo "1915-1918- I Bersaglieri sui Monti Vicentini" (2), finito in chissà quale maniera su quegli scaffali. Dopo l'immancabile acquisto, tuttavia, alla prova dei fatti il libro non si rivela particolarmente interessante per i dati prettamente militari in esso contenuti, quanto piuttosto per due vignette, tratte da un periodico austriaco, Die Muskete del 1916, che ritraggono Sir Arthur Conan Doyle nel corso di una indagine per il cui svolgimento il suo interessamento era stato richiesto da parte delle autorità inglesi, essendo gli italiani loro alleati.
L'indagine di cui sopra riguarda la presa da parte austriaca di una fortificazione italiana, il Forte Casa Ratti, senza che si fosse incontrata nessuna opposizione da parte degli italiani ed occupando l'opera intatta e completa di tutto l'armamento perfettamente funzionante.
L'azione si svolse nel Maggio del 1916, ed il clamore suscitato fu tale che l'allora Regio Esercito avviò effettivamente un'inchiesta sull'accaduto allo scopo di accertare i fatti nel loro reale svolgimento; una parte degli incartamenti e degli atti relativi sono oggi consultabili, in quanto disponibili presso l'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito (AUSSME) in Roma.
Riguardo alla partecipazione alle indagini da parte di Sir Arthur Conan Doyle, non vi sono a tutt'oggi altre prove se non le due vignette e l'articolo che le accompagnava dal titolo "Conan Doyle in Italien", citati in precedenza, ma sappiamo da altre fonti che durante il 1916 si svolse da parte di questo noto personaggio una serie di visite sui vari fronti di guerra.
Quindi non è possibile scartare la veridicità di questa ipotesi a priori.
Questa serie di fatti non manca certo in quel periodo di destare il mio interesse, ma la prima parte della vicenda si chiude purtroppo a questo punto, lasciando in me anche qualcosa più di una semplice punta di curiosità.
Dopo una pausa di oltre due anni, tuttavia, la vicenda torna prepotentemente alla ribalta alcune settimane orsono.
Siamo ora sul finire del 1997, nei primi freddi giorni d'inverno, e prima di partire per le tanto agognate ferie in corrispondenza delle festività natalizie, riordino una serie di foto, riguardanti proprio il Forte Casa Ratti, raccolte nel corso degli anni data la mia particolare passione per le fortificazioni, che devo consegnare ad un caro amico, il Dott. Enrico Acerbi.
Il motivo di ciò risulta essere il quasi completamento da parte sua della stesura di un volume proprio relativo alle vicissitudini della fortezza, ed alla successiva inchiesta, sulla quale sono emersi dagli archivi militari di Vienna nuovi dati.
Durante gli accordi per il nostro incontro, il Dott. Acerbi mi chiede gentilmente se prima di fargliele avere posso controllare, presso una persona da lui indicatami, la qualità di altre due foto recentemente rinvenute sul medesimo soggetto.
La persona in questione, il signor Mario, è un recuperante (3) negli anni passati molto attivo sui monti del vicentino, ma le due foto che mi mostra, oltre ad essere abbastanza mal conservate, appartengono ad una serie già nota, probabilmente di fonte austriaca e realizzate a scopo di propaganda, e purtroppo già pubblicata (4).
Molto più interessante è invece la storia del loro ritrovamento.
Sono infatti le uniche due parti che è stato possibile visionare del contenuto di un taccuino, in quanto contenute tra le sue pagine e quindi da esso facilmente sfilabili. Il taccuino stesso, invece, di certamente pregevole fattura e chiuso da una fibbia con una piccola ma stupenda serratura, non è mai stato aperto dato che si è preferito mantenere intatta quest'ultima piuttosto che avere accesso al contenuto delle pagine, tanto più che questo, per quel poco che ne può intravedere, risulta essere del tutto incomprensibile al signor Mario.
Da una prima analisi appare immediatamente chiaro trattarsi di inglese, ed ancora oggi non so spiegare come non mi sia tornata immediatamente alla memoria la vicenda di alcuni anni prima, considerando anche le tre lettere presenti in un angolo della parte frontale del taccuino: J.H.W.
Ed il buio rimase anche per buona parte dell'illustrazione del resto del racconto, che narra di come questo taccuino sia stato ritrovato durante l'opera di pulizia degli archivi del comune di Arsiero, in provincia di Vicenza, una località a pochi chilometri proprio dal Forte Casa Ratti.
Si trovava, mi viene assicurato, insieme a diverso altro materiale cartaceo di natura medica, anch'esso salvato dalla distruzione. In particolare la mia attenzione viene attratta, fra le cose mostratemi, da un registro di notevoli dimensioni su cui sono stati registrati, in apparenza, tutti gli interventi e le medicazioni effettuate presso un ospedale militare, ed a fianco di ciascuno di essi il nome del medico coinvolto.
Il ritrovamento risulta quindi quanto mai plausibile considerando che proprio l'edificio oggi sede del comune e delle scuole elementari di Arsiero ospitò a partire dalla seconda metà del 1916 proprio un ospedale militare italiano.
Dato il mio passato interessamento per le vicende occorse su monte Cimone, che si trova anch'esso nelle vicinanze, non posso impedirmi di curiosare morbosamente tra gli interventi effettuati tra il Luglio ed il Settembre del 1916, periodo in cui si svolsero sul rilievo gli scontri più sanguinosi, ma non mi aspetto certamente la sorpresa che invece mi attende tra le pagine del registro. Alcune delle medicazioni più banali sono, infatti, in quel periodo effettuate da un medico con un nome di chiara origine anglosassone ed anche abbastanza noto: John H. Watson.
A questo punto anche il meno attento degli appassionati delle vicende di Sherlock Holmes non poteva esimersi dal collegare i dati raccolti nel corso degli anni.
Riuscito, dopo non poche discussioni, a farmi concedere in prestito il famoso taccuino, risulta invece incomprensibilmente assolutamente impossibile anche fare delle semplici fotocopie del registro medico. Mi viene tuttavia concesso di fotografare alcune delle pagine di mio interesse.
Ora queste foto sono nelle mani degli amici dell'associazione, tra i quali vi è chi ha l'indiscusso privilegio di possedere alcune pagine vergate di proprio pugno dal "nostro" Dott. Watson, nella speranza che si possa appurare se si tratti o meno della stessa persona.
Se così fosse, e credo di non essere l'unico ad augurarmelo, il quadro a cui ci troveremmo di fronte, riassumendo, sarebbe a dir poco sconvolgente: abbiamo indicazioni documentate secondo cui nel luglio del 1916 Sir Arthur Conan Doyle sarebbe stato in Italia per partecipare ad una indagine militare, e la prova che nel medesimo periodo un fantomatico Dott. Watson firmava alcune medicazioni in un ospedale militare nelle immediate vicinanze del luogo in cui si svolge la vicenda a cui si riferiva l'inchiesta di cui sopra.
Qualcuno tra coloro i quali leggono queste righe può veramente pensare che Sir Arthur Conan Doyle non abbia invitato a partecipare ad una indagine di tale importanza l'apicoltore che, oltre ad essere ben più adatto a questo compito, abitava nella casa vicino alla sua nel Sussex, ossia il noto detective Sherlock Holmes, e che poi il buon Dott. Watson fosse in Italia in quello stesso periodo per un motivo differente dall'accompagnare quest'ultimo?
Inoltre risulterebbe anche immediatamente chiaro il motivo per cui l'avventura eventualmente occorsa in quel periodo in Italia non sia mai stata data alle stampe, dato infatti che per quanto riguarda la documentazione militare il segreto deve essere mantenuto, secondo la legislazione vigente nel nostro paese, per cinquanta anni se i dati riguardano avvenimenti e settanta se riguardano le persone, ben oltre quindi la vita terrena del Dott. Watson.
Se queste deduzioni rispondessero al vero, oltre a chiederci dunque se le vicende italiane abbiano in qualche maniera influito sull'avvicinamento allo spiritismo di Sir A. Conan Doyle, che ha avuto una svolta proprio nel 1916, non possiamo fare altre che rimanere in fremente attesa del responso che giungerà da Firenze, che qualora fosse positivo avvalorerebbe la tesi sopra esposta.
A quel punto si accrescerebbe notevolmente il valore di un certo taccuino, del cui contenuto non sappiamo ancora nulla...