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Sherlock Holmes a Firenze

di Enrico Solito

Firenze è la sola città italiana sicuramente visitata dal Maestro (EMPT). Ma cosa sappiamo in realtà di quella visita? Vivendo io a Firenze, è ovvio che da molti anni mi stia occupando di cercare degli indizi che mi consentano di ricostruire il suo passaggio in città. Credo di essere alfine arrivato a una qualche conclusione nella mia ricerca, anche se devo confessare di non poter produrre molte prove certe e irrefutabili delle mie asserzioni. Si deve pensare che un intero secolo è trascorso, ed inoltre che non possiamo aspettarci che Holmes abbia lasciato molte tracce del suo passaggio, dato che viaggiava in incognito.

Seguendo l'insegnamento e il metodo del Maestro, elencherò ora i pochi dati certi su cui ci possiamo basare (EMPT)

  1. Conosciamo la data del suo arrivo: "a week later" l'avventura delle cascate delle Reichenbach, il che vuol dire, secondo Baring-Gould, 1 maggio 1891. Data la genericità della frase, dobbiamo calcolare un comporto di uno-due giorni all'incirca.

  2. Holmes ritorna a Londra nel 1894, pochi giorni dopo il 30 marzo (il giorno dell'assassinio di Ronald Adair): "my movements were hastened by the news of this very remarkable Park Lane Mystery")

  3. Durante questo intervallo Holmes visitò il Tibet (2 anni circa), la Persia, Karthoum (una breve visita) e la Francia (alcuni mesi)..Perciò il periodo della sua visita a Firenze deve essere durato da pochi giorni ad alcuni mesi.. Sappiamo che usò il nome di Sigerson, viaggiatore norvegese.

  4. Al suo arrivo a Firenze egli aveva "the certainty that no one in the world knew what had become of me". Era certo di non essere seguito.

In SILV Holmes dice di aver visto il fiammifero nascosto nel fango, invisibile per chiunque altro, perché sapeva che doveva trovarsi lì: ragionando aveva dedotto la sua esistenza, e l'indizio trovato era dunque, paradossalmente, la prova di un ragionamento. Secondo questo stile di ragionamento proviamo ora a fermarci e riflettere. Cercheremo i nostri indizi a Firenze solo quando saremo pronti per riconoscerli, quando li avremo veduti.

Prima di tutto, perché proprio Firenze? Si tratta di una scelta dettata dal puro caso, o c'era una particolare ragione per dirigersi in Italia?

Secondo G.C. Haynes (BSJ, V. 37, N° 2, 1987) proprio questo è il principale indizio di una origine italiana di Holmes. Se non si vuole andare così lontano, c'è qui una più sottile possibilità da esplorare, ma preferisco mettere da parte questo argomento e discuterlo alla fine dell'articolo.

Dove se ne andò Holmes dopo essersi allontanato dalle cascate? Aveva bisogno certamente di denaro e documenti, e sappiamo che chiese aiuto a Mycroft (via telegrafo, secondo R. Batzner). Non mi pare credibile che abbia aspettato la sua risposta in un piccolo villaggio svizzero: sarebbe stato troppo pericoloso rimanere vicino a Meiringen, e ricevere del denaro attraverso un ufficio postale, per uno straniero, quando tutti in quei giorni in Svizzera erano in cerca di Sherlock Holmes, o almeno del suo cadavere. Mi sembra più probabile che Holmes abbia passato alcuni giorni per raggiungere un qualche centro abitato vicino la frontiera, avvertire Mycroft via telegrafo e fissare un appuntamento a Firenze con i suoi emissari: infine passare la frontiera di nascosto, forse insieme a quei contrabbandieri che lavoravano sulle montagne tra Italia e Svizzera (i famosi "spalloni"). Il denaro che Holmes si era portato dietro nella gita con Watson deve essere stato sufficiente per queste spese (non molto di più, per esempio, per acquistare un nuovo guardaroba) e di sicuro i contrabbandieri non fanno domande.

Ecco ora un uomo che viaggia in incognito. Parla bene l'italiano, almeno abbastanza per ingannare Watson e qualunque altro inglese, ma è ben consapevole che la sua pronuncia lo rivelerebbe a un altro italiano come straniero.

Quale tipo di travestimento può scegliere ora? Non un prete italiano, visto il problema della pronuncia, né un operaio, o un marinaio: uno straniero proletario attirerebbe l'attenzione. C'era invece all'epoca una sola categoria di stranieri che comunemente si recava nel mio paese: ricchi turisti che venivano in Italia per compiere un viaggio di istruzione, il "great Tour". Firenze era una tappa obbligata in quel tipo di viaggio, che molti stranieri, inglesi in particolare, compivano in quel tempo. Pochi anni prima avevano soggiornato a Firenze per lungo tempo personaggi come Landor, Dickens, Ruskin Anatole France, Dostoievsky, Ciaikovsky, Henry James, Harriet-Beecher Stowe (la sorella di Henry Ward, il cui ritratto era in Baker street, vicino al Generale Gordon), Zola, e molti altri. Nessuno avrebbe notato un altro turista.

Così noi dobbiamo aspettarci l'arrivo in città di un turista benestante nei giorni intorno al primo maggio, probabilmente privo di bagagli (il denaro non sarebbe bastato, come abbiamo visto, a provvederlo di un nuovo guardaroba). Questo turista deve aver trovato alloggio in un hotel confortevole e ben frequentato.

Dopo diversi tentativi, e grazie all'aiuto di Mario Spezi, ho avuto finalmente successo. Ho trovato nei registri dell'Hotel Excelsior (allora Hotel Italia) la registrazione dell'arrivo, il giorno 30 aprile 1891, del Signor Sigerson, dalla Norvegia.

Nello stesso registro troviamo che egli lasciò l'Hotel il 23 agosto 1891, e che pagò il trasporto del suo bagaglio alla stazione ferroviaria: possiamo perciò concludere che lasciò Firenze nell'Agosto diretto ad Est (il Tibet...), probabilmente imbarcandosi a Brindisi. L'idea di usare una identità norvegese permise a Holmes di frequentare gli ambienti britannici a Firenze senza dover rispondere ad imbarazzanti domande sulla sua famiglia o i suoi amici in Gran Bretagna.

Ma come passava il suo tempo a Firenze il Maestro? Sappiamo, dal suo conto finale all'hotel, che raramente cenava in albergo: era quasi sempre fuori, in città. Naturalmente deve aver perso qualche giorno a comprare nuovi vestiti, più adatti alla torrida estate fiorentina: nonché le valigie e i bagagli di cui necessitava. Dobbiamo poi dedurre che un patito dell'arte come lui non abbia mancato di frequentare il Museo degli Uffizi, specialmente le sue gallerie di Arte Medioevale e dei moderni pittori belgi, così come avrà certamente frequentato i concerti al Teatro della Pergola. Ma, come mi aspettavo, non ho potuto trovare prove di ciò.

Considerando la sua passione per la letteratura medievale (GOLD), ho tentato di frugare tra le carte della Biblioteca Medicea Laurenziana, che raccoglie più di 70000 incunabula e manoscritti fondata nel 1444 da Cosimo il Vecchio de' Medici .

Non potevo aspettarmi un registro dei visitatori di più di 100 anni prima, ma un vero colpo di fortuna mi aspettava al varco. Ho parlato con un venerabile prete, uno studioso di testi medioevali, che aveva passato molti anni in quelle silenziose antiche stanze dalle alte volte affrescate, le cui enormi finestre si affacciano sul cuore di Firenze. Egli ricordava di aver notato anni prima, qualcosa di potenzialmente interessante per me in un codice proveniente dalla Cornovaglia, ma sfortunatamente non ricordava quale. Dopo lunghe ricerche rinvenimmo alfine un manoscritto del XIV secolo, una copia delle liriche di Catullo. L'amanuense copista aveva aggiunto delle note a margine, in un linguaggio del tutto incomprensibile. Nel libro era inserito però un foglio ingiallito : in esso veniva spiegato che il linguaggio del monaco era una strana versione locale di Cymric, branca della grande parlata celtica, e se ne dava una traduzione. Il foglio era datato Luglio 1891 e firmato con la sigla "SH". Fui certo di trovarmi di fronte all'autentica scrittura del maestro.

C'è un altro posto a Firenze che certamente Holmes visitò, anche se non posso provarlo. La Basilica di Santa Croce, una delle più belle chiese della città, ospita le tombe dei più famosi artisti italiani: tra loro quella di Ugo Foscolo, il grande poeta, morto a Londra e il cui corpo era andato perduto. Nel 1871 la delegazione fiorentina riuscì a scoprire la salma e a trasportarla a Firenze. Il mio amico e membro dell'associazione shrlockiana italiana, C.E.Casini, ha portato alla luce alcuni documenti che indicano il possibile ruolo di un giovanissimo Sherlock Holmes in questa scoperta. Se ciò è vero, sono certo che Holmes non abbia mancato di portare il suo silenzioso omaggio al sepolcro del grande poeta..

Penso poi che egli abbia seguito le grandi celebrazioni del 24 giugno, festa di San Giovanni, patrono della città, pensando al suo vecchio amico Watson : lo spettacolo di fuochi artificiali avveniva (ed avviene tuttora) sul fiume Arno, proprio di fronte all'Hotel di Holmes.

Non ho trovato, invece, alcun riscontro sul giornale "La Nazione", che faccia intendere di un intervento diretto del Maestro come detective. Non ce n'è da stupirsi, sia per il desiderio di Holmes di preservare l'incognito, sia per la mancanza di casi interessanti (la criminalità, pur rigogliosa, era limitata alla prostituzione e ai piccoli furti).

Un altro curioso indizio è legato alle abitudini di fumatore di Sherlock Holmes. Il più famoso negozio di pipe a Firenze nel 1881 era la fabbrica di pipe "Operti", attiva dal 1859, diretta da Arturo Corsellini. Si trovava in Via Panzani, vicino al Duomo, la chiesa di Santa Maria del Fiore con la celebre Cupola del Brunelleschi: c'erano pipe di gesso, di schiuma, e di radica, che alla fine del secolo cominciavano ad imporsi sul mercato. La ditta, sotto il nome "Corsellini", rimase allo stesso indirizzo fino al 1985, quando si spostò alla sede attuale, vicino Santa Croce. Con l'aiuto di Alessandro Corsellini, nipote di Arturo, maestro costruttore di pipe e campione mondiale di lento fumo, ho esaminato i registri della casa. Ho trovato la nota di una vendita per 15 lire (all'epoca una fortuna) a Mr. Sigerson nell'agosto del 1891. Holmes comprò 3 pipe e diversi bocchini d'ambra (che evidentemente giudicava più affidabili che a Londra, vedi YELL). Nel registro trovammo la prova di un regolare invio di articoli a Mr Sigerson, fermo posta di Regent Street, London England: ordine poi spostato nel 1906 a un ufficio postale in Sussex. Corsellini si rifiuta di dichiarare se l'ordine è ancora attivo, e a quale indirizzo: egli tuttavia ricorda bene lo stupore di suo nonno Arturo quando raccontava di uno strano cliente, alto e magro, con una profonda conoscenza di pipe e tabacchi, che lo aveva stupito elencandogli 14 piccoli particolari della sua vita intima in pochi minuti.

Ma come era Firenze in quegli anni ? La città era stata capitale del regno d'Italia dal 1866 al 1870 (liberazione di Roma). Aveva dovuto sopportare una profonda trasformazione sociale, politica ed architettonica, che si stava concludendo nel 1891. L'area del centro della città popolata da ladri, prostitute, miserabili (una specie di Whitechapel fiorentina) era stata rasa al suolo, e i suoi abitanti spostati a forza in altre aree della città. Non ne trassero giovamento né loro, né la bellezza di Firenze, ma solo alcune grandi ditte edilizie legate alla monarchia. Nei villaggi intorno alla città si succedevano continue rivolte, che sfociarono nei moti di tutto il paese del 1898, con la successiva, selvaggia repressione e la uccisione del re Umberto "Il Buono" (sic!!).L'arrivo da Torino del Governo, della frotta di impiegati, della classe politica, e la loro partenza poi per Roma non fu senza effetti. C'erano a Firenze molti centri di potere, molti canali di comunicazione col Gabinetto a Roma, i cui parlamentari tornavano spesso in Toscana, come lo stesso re.

A Firenze, d'altra parte, c'era una forte presenza di cittadini stranieri, in particolare Inglesi, che avevano scelto di vivere qui: c'erano grandi famiglie "anglofiorentine" come i Trollope, i Barret-Browning, gli Stibbert e molte altre famiglie nobili. La comunità britannica era vasta e politicamente e culturalmente importante: la stessa Regina Vittoria visitò Firenze, accolta da Re Umberto e dalla regina Margherita nel 1888, 1893, 1894. La regina ovviamente era accompagnata da un folto numero di funzionari e collaboratori.

Credo che questa doppia connessione (Firenze-Londra e Firenze-Roma) sia la vera ragione della venuta di Sherlock Holmes,e della sua permanenza per più di 4 mesi in città, a onta del terribile caldo estivo.

Secondo molti studiosi (G.Cappellini ed altri) è dalla fine degli anni '80 che il ruolo di Sherlock Holmes passa dalla "semplice" figura di Consulting Detective a quella di uomo chiave nel gioco diplomatico britannico, insieme al fratello Mycroft. Nel 1888 l'Italia era entrata nella Triplice Alleanza insieme agli Imperi Centrali di Germania ed Austria-Ungheria.. La Francia reagì a questo soffocante abbraccio stipulando accordi col la Russia (1891, 1893, 1896) e l'Inghilterra (1899, 1903 ) che portarono poi alla Triplice Intesa (1907).

Tenendo in mente questo scenario, riconsideriamo le mosse del maestro nel periodo 1891-1894. Prima di tutto egli andò in Francia "engaged by the French Government upon a matter of supreme importance" (FINA). Dopo Reichanbach si recò, come abbiamo visto, a Firenze, poi in Tibet - cioè alla frontiera tra India e Russia, uno dei più forti punti di frizione tra l'impero Britannico e lo Zar: due anni più tardi (un periodo non troppo lungo, se pensiamo che stava lavorando a un accordo politico di tale portata, dopo tanti anni di conflitto) egli va in Sudan un paese al centro dei dissapori tra gli interessi coloniali inglesi e francesi (vedi l'incidente di Fashioda e gli accordi del 1899: e notare il rapporto che Holmes fece della visita direttamente al Foreign Office, come risulta in EMPT) e poi in Persia, al centro dell' Impero Ottomano. Infine egli ritorna in Francia. Dobbiamo ricordare che a Londra Mycroft, cioè il referente dello stesso governo, era sempre in contatto con lui.

Possiamo facilmente riconoscere in questo tour il delinearsi di un accurato piano per iniziare a tessere la tela che avrebbe portato alla Triplice Intesa, in funzione anti-germanica. Io credo che Sigerson e Altamont abbiano lavorato, mutatis mutandis, allo stesso progetto.

Ora, perché Firenze?

  1. Perché qui Sherlock Holmes poteva attendere l'aiuto di Mycroft, ben camuffato tra i ricchi turisti come lui.
  2. Perché qui egli poteva, attraverso la comunità inglese in città e le sue connessioni con Londra, contattare gli emissari di Mycroft , per studiare insieme al fratello un piano d'azione per gli anni successivi.
  3. Perché qui egli poteva contattare con discrezione influenti personaggi italiani nel governo, nell'esercito e a corte, senza esporsi direttamente a Roma, dove sarebbe stato più facile per il controspionaggio tedesco e gli uomini di Moran (ma sono davvero due cose diverse?) individuarlo.

I risultati del lavoro del Maestro a Firenze non divennero immediatamente visibili: ma fu il primo passo di un grande progetto. Quando nel 1915 l'Italia decise di mutare la sua politica ed abbandonare l'alleanza con l'Austria e la Germania dichiarando loro guerra schierandosi al fianco di Francia ed Inghilterra, i circoli e le idee messe in movimento oltre 20 anni prima, vinsero. Sherlock Holmes aveva lavorato bene.