Sherlock Holmes e la nascita della criminalistica scientifica
di Sergio Agostinis
Le indagini di Sherlock Holmes testimoniano la comparsa della nuova forma di sapere che si è andata delineando tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento. Secondo M. Foucault (1999, 41): "Tutto dev'essere osservato, visto, trasmesso: organizzazione di una polizia, istituzione di un sistema di archivi (con schede individuali)". E quindi, meno schematicamente (Foucault, 1994, 134): "Ne deriva un sapere che nasce dallo sguardo, dall'osservazione degli individui, dalla loro classificazione, dalla registrazione, analisi e confronto dei loro comportamenti. [...] Nasce in questo modo un sapere di osservazione, in qualche modo clinico"; un sapere rivolto all'individuale in quanto individuale, che è all'origine delle scienze umane — dalla clinica alla grafologia e alle varie antropologie.
Nel caso della criminalistica, questa nuova modalità di sapere e conseguente procedura d'esame riguarda innanzitutto l'accertamento dell'identità dei singoli individui e oggetti nonché delle diverse sostanze. In particolare, l'identificazione personale non si basa più su criteri empirici di riconoscimento (testimonianze, ecc.) ma su una precisa corrispondenza tra l'insieme dei caratteri fisici peculiari di un individuo (o sua identità naturale) e la relativa identità civile, o insieme dei dati anagrafici; tale procedimento viene affrontato negli stessi anni in due modi diversi dall'antropometria in Francia e dalla dattiloscopia nei paesi di lingua inglese.
La prima è fondamentalmente opera di Alphonse Bertillon, scritturale alla prefettura di polizia di Parigi, che nel suo volume Identification Anthropométrique sviluppa "l'idea madre dell'applicazione dei procedimenti dell'anatomia antropologica alle questioni dell'identificazione giudiziaria": "Vi era bisogno di un metodo di classificazione analogo a quello usato dalle scienze botaniche e zoologiche, ossia si dovevano prendere come base gli elementi caratteristici dell'individualità, e non lo stato civile che può esser oggetto di falsificazione. Sottolineiamo di passaggio che l'assenza di classificazione naturale è un approccio applicato indifferentemente a tutti i sistemi di identificazione giudiziaria che in seguito si è cercato di opporre alla fotografia... Così, la soluzione del problema dell'identificazione giudiziaria consiste più nella scoperta di un mezzo di classificazione che nella ricerca di nuovi elementi caratteristici dell'individualità." Egli parte da due presupposti principali: le dimensioni delle singole parti dello scheletro di ciascun individuo rimangono pressoché costanti dal 20.mo al 60.mo anno di età e sono diverse da quelle di ogni altro individuo; diviso quindi il corpo in 5 parti fondamentali (testa, collo, tronco, arti superiori e arti inferiori), l'identificazione avviene mediante il confronto di 11 misure, relative a 3 categorie (corpo, testa, arto superiore e inferiore sinistro).
La seconda privilegia il ricorso alle impronte digitali, un fenomeno ritenuto già ben noto fin dall'antichità; tuttavia, per evitare il rischio di confondere fra "falsi precursori" e "veri iniziatori", bisogna distinguere in esse tra la cosa in quanto tale (oggetto materiale) e il particolare aspetto considerato (oggetto formale), incluso il relativo contesto storico-culturale: così, tralasciando quello verosimilmente mantico, simbolico o rituale caratteristico delle popolazioni primitive ed estremo-orientali e quello scientifico relativo alla scoperta della loro esistenza e varietà (M. Malpighi, 1686) o alla loro prima classificazione (J.E. Purkinje, 1823), per quanto concerne l'ambito specificamente criminalistico, il loro carattere di unicità, invariabilità e immutabilità e la conseguente loro importanza quale strumento di identificazione vengono sottolineati per la prima volta da William James Herschel (1877), funzionario inglese di stanza in Bengala, mentre la loro rilevanza come elemento di prova viene scoperta quasi contemporaneamente e in maniera del tutto autonoma da Henry Faulds (1880), medico scozzese dell'ospedale Tsukiji di Tokio; da parte sua, il racconto di Mark Twain, Un'impronta digitale e le sue conseguenze, del 1882, descrive per la prima volta in letteratura e fa conoscere negli Stati Uniti l'importanza determinante delle impronte digitali come strumento di identificazione dell'autore di un delitto. In seguito, Francis Galton, un tipico esempio di poliedrico e versatile scienziato dilettante dell'Ottocento, affronta il problema, finora trascurato, dell'utilizzazione pratica della dattiloscopia, in concorrenza e alternativa con l'antropometria, stabilendone i criteri e le modalità di classificazione e di registrazione (1890). Quindi, un anno dopo che le impronte digitali vengono usate per la prima volta in tribunale per condannare l'autore di due delitti (il cosiddetto "caso Royas" del 1892), sempre Mark Twain scrive il romanzo Wilson lo svitato, nel quale un avvocato del Missouri, grazie alla sua mania di raccogliere e classificare le impronte digitali di amici e conoscenti, riesce a dimostrare in una causa sensazionale davanti alla Corte chi sia il vero autore del delitto.
In realtà, più che il diverso grado di efficacia e affidabilità dei due sistemi di identificazione, si deve rimarcare in primo luogo il loro riferimento a due diverse forme di identità: l'antropometria, nonostante il suo innegabile carattere innovativo dovuto anche ad un approccio rigorosamente quantitativo al problema mediante il ricorso al sistema metrico, presenta ben precisi limiti intrinseci e inconvenienti pratici; ma soprattutto rientra nel tradizionale e semplice ri-conoscimento diretto dell'identità in senso assoluto di un individuo già noto, mentre la dattiloscopia, che si avvale dell'aritmetica elementare, fa riferimento alla nozione di identità in senso relativo: tale rimando alla provenienza degli elementi strutturali di un'individualità, infatti, oltre che come strumento di identificazione ben più attendibile dell'antropometria, serve altresì — e soprattutto — come criterio di prova, stabilendo una precisa correlazione tra tali elementi e un determinato individuo, che ha un valore di carattere positivo e non solo negativo. Di contro, quindi, al semplice interesse storico dell'antropometria, in un certo senso già superata nel momento stesso in cui viene introdotta, l'intrinseca superiorità della dattiloscopia viene confermata dall'immediata applicazione dei suoi principi all'esame di altri tipi di impronte, a partire da quelle balistiche (A. Lacassagne, 1889).
Più in generale, l'inchiesta giudiziaria passa dal modello dell'indagine inquisitoriale a quello della ricerca empirica: alla semplice giustapposizione delle singole testimonianze sul fatto, che possiedono un significato evidente in sé, subentra l'esame dei diversi elementi e prove materiali, che ricevono il loro intimo significato globale, complessivo solo da una reciproca connessione. E' questo cambiamento di paradigma della natura della prova, infatti, e non il superamento della presunta inadeguatezza delle relative conoscenze e procedure scientifiche la causa dello spostamento dalla prova testimoniale, o diretta, a quella indiziaria, o indiretta.
Di conseguenza, anche nella narrativa si registra un simile passaggio "dall'esposizione dei fatti e dalla confessione al lento processo della scoperta, dal momento del supplizio alla fase dell'inchiesta" (Foucault, 1976, 75), che segna la nascita della detective story, una narrazione rivolta alla ricostruzione delle esatte circostanze di un evento criminale misterioso mediante la ricerca metodica e l'esame razionale degli indizi.
Così, se il cavalier Auguste Dupin è il primo che pone "il problema epistemologico di come risolvere l'enigma proposto da un delitto" (A. Gilman Srebnick, 1992, 105), Sherlock Holmes rappresenta tuttora, a ragione o a torto — assieme al "poliziotto" Jules Maigret, all'avvocato Perry Mason e forse all'investigatore Philip Marlowe — uno dei tre o quattro prototipi di protagonisti delle detective stories entrati nell'immaginario collettivo. E questo, verosimilmente, perché il suo ruolo di "detective scientifico" — forse recentemente messo in crisi dalla comparsa dell'anatomo-patologa Kay Scarpetta — unisce a un'adeguata conoscenza procedurale, o modalità di ragionamento, che l'autore ha mutuato dall'ambito della diagnostica medica (l'interpretazione degli indizi di un crimine come lettura dei sintomi di una malattia), una corrispondente conoscenza dichiarativa, o bagaglio di nozioni: "A differenza di Dupin, Holmes possedeva anche un immenso patrimonio di conoscenze tecniche, conseguenza della sua precedente educazione scientifica. Così, dalla semplice osservazione della mano di un uomo egli sapeva dedurre la sua occupazione, come guardandone i pantaloni poteva arguire il suo carattere" (A. Conan Doyle, 1990, 10). Non a caso, il nome di Sherlock Holmes viene spesso associato a quello dell'austriaco Hans Gross, padre della moderna criminalistica scientifica.
Sherlock Holmes: precursore o divulgatore di Hans Gross? Al momento della comparsa di Sherlock Holmes, secondo il suo emulo francese, il criminalista E. Locard (1924, 96), "le diverse conoscenze necessarie alla sua attività erano ancora per lo più sparse in numerosi testi, fatta eccezione per il manuale di Hans Gross, Handbuch für Untersuchungsrichter als System der Kriminalistik, apparso qualche anno prima". Al contrario, secondo lo statunitense J. Dickson Carr (1956, 70), "disgraziatamente mancava ancora un vero e proprio trattato di criminalistica scientifica che potesse essergli di aiuto nelle indagini"; infatti, "l'unico testo importante, quello di Hans Gross, che costituisce la base di tutti i futuri sistemi di polizia scientifica, fu pubblicato solo nel 1891", quando Holmes lo aveva già anticipato in più di un'occasione. In realtà, e indipendentemente dalla reale data di pubblicazione del manuale di Gross (comunque, verosimilmente il 1883), si tratta di un problema irrilevante: esso, infatti, dimentica il vero ed esclusivo interesse di Conan Doyle per i romanzi storici di contro alla sua precoce insofferenza e noia verso un'idea nata occasionalmente dalla lettura di un articolo del "Times" che criticava i metodi antiquati usati dalla polizia e la sua ignoranza dei grandi progressi compiuti nel campo della criminalistica e della medicina legale (G. Orsi, 1987, L).
Nella prima presentazione sommaria delle principali conoscenze specifiche di base di Sherlock Holmes (STUD, I, 2 [1881], 1887), queste vengono indicate nel modo seguente:
Botanica: variabili; sa tutto sui veleni in generale.
Geologia: pratiche ma limitate; distingue a prima vista le diverse qualità di terra e le relative macchie di fango.
Chimica: profonde. (In realtà, almeno per quanto riguarda la descrizione degli esperimenti compiuti, sempre però intesi come un semplice diversivo estraneo alle indagini in corso, solo il primo — relativo alla scoperta di un procedimento in grado di identificare il sangue e mai più ricordato in seguito — è sufficientemente dettagliato da poter esser ritenuto del tutto infondato mentre gli altri cinque, eseguiti in un angolo del salotto di casa, sono indicati in modo assai vago).
Anatomia: esatte ma poco sistematiche.
Letteratura criminale: illimitate; a quanto pare, sa tutto sui delitti commessi nel secolo XIX. (La profonda e vasta conoscenza di precedenti casi simili, o parallel cases, gli consente, all'occorrenza, di procedere per analogia: "C'è una grande somiglianza tra i vari delitti... come un'aria di famiglia... e se uno ricorda perfettamente tutti i particolari di 999 delitti, è ben difficile che non riesca a chiarire il millesimo" [Ibid.]).
Nel corso delle successive indagini emergono altre conoscenze relative ad almeno tre o quattro ambiti di indagine.
Accertamento dell'identità personale: antropometria e dattiloscopia. In realtà, le due procedure sono solo un aspetto marginale delle vicende e non contribuiscono quasi mai alla loro soluzione.
Sull'antropometria c'è un unico accenno esplicito, estremamente generico: "Ricordo che la nostra conversazione si svolse attorno al sistema di misure di Bertillon, e che il mio amico [Sherlock Holmes] espresse un'ammirazione entusiasta per lo scienziato francese" (NAVA [1888 o 1889], 1893). Più interessante invece il riferimento dello stesso Holmes a due suoi scritti: quello Sulle differenze degli orecchi umani (1886), composto da due brevi monografie pubblicate sull'"Anthropological Journal": "non esiste parte del corpo umano che cambi tanto da una persona all'altra quanto l'orecchio; ogni orecchio ha caratteristiche proprie e differisce da tutti gli altri" (CARD [1887 o 1889], 1893); e quello, "abbastanza insolito, Sull'influenza di una determinata attività sulla forma delle mani (anni 1880), con riproduzioni delle mani di muratori, marinai, sugherai, tipografi, tessitori, tagliatori di diamanti. Tutto questo è di estremo interesse pratico per il poliziotto scientifico, specialmente quando ha a che fare con cadaveri di sconosciuti o deve scoprire i precedenti di persone incriminate" (SIGN, 1 [1887 o 1888], 1890): in realtà, secondo E. Locard (1924, 124), una simile opera era stata commissionata dal prefetto di polizia Lozé allo stesso Bertillon. Due brevi esemplificazioni che potrebbero benissimo appartenere all'opuscolo in questione: "Dalle callosità delle sue mani deduco che ha scavato molto" (GLOR [1873 o 1874], 1893). "La mano destra è molto più grossa di quella sinistra. Avendo lavorato di più con la destra, i muscoli di questa sono più sviluppati" (REDH [1887 o 1890], 1891).
Da parte sua, la dattiloscopia viene completamente ignorata, fatta eccezione per una evasiva risposta di Holmes: "Sì, mi pare di aver già sentito qualcosa del genere [che non esistono due impronte digitali uguali]" (NORW [1894 o 1895], 1903) e un suo successivo brevissimo accenno: "[Sul pezzetto di carta mancante] c'era probabilmente qualche segno, qualche impronta digitale, qualcosa insomma che poteva forse portare all'identificazione di questa persona" (REDC, 1 [1896 o 1902], 1911). Viceversa, secondo E. Locard (1924, 116-118) e F. Lacassin (1987, I, 98), ci sono altri casi che avrebbero potuto esser risolti più semplicemente ed elegantemente facendo ricorso alle impronte digitali (per es. HOUN, 1901; ABBE, 1904; BLAC, 1904; THOR, 1922), come nei due testi già ricordati di Mark Twain.
Esame del cadavere e sopralluogo. Si tratta dei due capisaldi su cui poggia la moderna indagine scientifica del delitto.
Quanto al primo, l'interesse di Sherlock Holmes è rivolto unicamente alla preliminare ispezione esterna del cadavere — volta a constatare tra l'altro la grandezza e la posizione delle macchie cadaveriche, la presenza o assenza di rigidità cadaverica nonché le eventuali tracce di flora e fauna — mentre trascura del tutto la successiva e più determinante indagine necroscopica interna, solitamente associata a quella chimica, come risulta dai due brevi accenni riportati qui di seguito (e contenuti rispettivamente in STUD, II, 7 e SIGN, 6).
"Non c'era alcuna ferita sul cadavere, ma l'espressione stravolta della sua faccia mi diceva che aveva previsto la sorte che gli sarebbe toccata. I lineamenti di chi muore per paralisi cardiaca o per qualsiasi altra causa naturale improvvisa non tradiscono mai sgomento o agitazione. Fiutando poi le labbra del morto, ho sentito un lieve odore amarognolo e ne ho concluso che lo sconosciuto era stato costretto ad ingerire del veleno, il che spiegava l'odio e il terrore impressi sul suo viso. Ero giunto a questo risultato per esclusione, poiché nessun'altra ipotesi si adattava ai fatti. E non creda che fosse un'ipotesi inaudita. Il caso di una persona obbligata a ingerire del veleno non è affatto nuovo negli annali criminali."
"I muscoli sono molto più contratti che nel normale rigor mortis. Se a questa contrazione insolita aggiungiamo quella dei muscoli facciali, il cosiddetto risus sardonicus degli autori antichi, viene da pensare che la morte sia stata provocata da qualche potente alcaloide vegetale, probabilmente una sostanza simile alla stricnina, che ha un effetto simile al tetano... Appena entrato nella stanza mi sono chiesto con quali mezzi il veleno fosse stato propinato. Come lei stesso ha visto, ho scoperto una spina conficcata non molto profondamente nel cuoio capelluto."
Da ricordare, infine, il breve accenno di Holmes all'uso dell'ingrandimento fotografico nell'esame di un cadavere (LION [1907 o 1909], 1926), uno dei rari riferimenti — assieme a quelli quasi inesistenti sul microscopio e a quelli quasi onnipresenti sulla lente d'ingrandimento — all'importanza della strumentazione nell'indagine criminale.
Esame delle tracce di persone, animali e veicoli. Aspetto già presente in molti dei "falsi precursori" della detective story, è il principale elemento portante — assieme all'esame di macchie, polvere e residui vari — delle indagini condotte da Holmes durante il sopralluogo: "nella scienza dell'investigazione non c'è un'altra branca più importante e più trascurata dell'arte di riconoscere le orme" (STUD, II, 7).
Dei numerosi esempi in proposito, oltre alle sue due famose monografie Sul modo di riconoscere le impronte (1897), che contiene alcune osservazioni sull'uso del gesso per fissare e conservare le impronte stesse (SIGN, 1), e Sulle differenze tra le ceneri di diversi tipi di tabacco (anni 1870) con tavole a colori (STUD, I, 4; SIGN, 1; BOSC), qui si ricorda solo quanto riferito dallo stesso Conan Doyle nell'autobiografia (1987, 100) a proposito delle tracce lasciate da una bicicletta (PRIO [1901], 1904): "Holmes fa notare, col suo solito modo noncurante, che guardando le tracce di una bicicletta su un terreno umido si può capire in quale direzione essa si è diretta. Mi giunsero a riguardo così numerosi rilievi che presi io stesso la mia bicicletta e provai. Mi ero immaginato che osservando il modo in cui la ruota posteriore ricopriva le tracce di quella anteriore quando la bicicletta non va proprio dritta, si poteva indovinare la direzione. Trovai invece che i miei corrispondenti avevano ragione e che il torto era mio, perché le tracce erano sempre quelle, qualunque direzione la bicicletta avesse seguito. La vera soluzione era molto più semplice, perché in una pianura ondulata le ruote [posteriori, su cui grava il peso del ciclista] lasciano una traccia assai profonda nel salire, mentre nel discendere la profondità si riduce. Dopo tutto, l'affermazione di Holmes era quindi giustificata."
Perizia grafica dei documenti. L'esame di manoscritti e dattiloscritti (cosiddetti "in verifica") mediante confronto con quelli di comparazione allo scopo di stabilire l'identità o diversità di due scritture relativamente alla loro provenienza (autore o macchina per scrivere) è un aspetto della più generale perizia documentale, volta ad accertare l'eventuale falsità sia parziale, o alterazione, della sola parte scritta, allo scopo di farla apparire diversa, sia totale, o contraffazione, dell'intero documento, compreso il supporto materiale, allo scopo di farlo apparire autentico.
Da parte sua, Sherlock Holmes, accanto alla crittografia (codici e cifrari), qui tralasciata in quanto più pertinente all'ambito diplomatico e militare che a quello criminalistico, non manca di prendere in esame anche i manoscritti, determinando il sesso e il livello culturale dell'autore: "lo stampatello [dell'indirizzo] indica chiaramente una scrittura maschile, di scarsa cultura" (CARD [1887 o 1889], 1893); "la scrittura non è quella di una persona colta" (TWIS [1887 o 1889], 1891); o la sua personalità: "è una scrittura che appartiene a una donna con un carattere fuori dal comune e un temperamento eccezionale" (NAVA [1888 o 1889], 1893).
Nello stesso tempo, però, egli va ben oltre (REIG [1887], 1893). Dall'esame di un semplice frammento di manoscritto egli desume innanzitutto che si tratta della scrittura di due persone diverse legate da un rapporto gerarchico. "Non può esservi il minimo dubbio che è stato scritto alternatamente da due persone. Ve ne accorgerete immediatamente quando vi avrò fatto notare il tratto deciso della t di "at" e "to" e vi avrò chiesto di confrontarlo con quello incerto della t di "quarter" e "twelve". Una breve analisi di queste quattro parole vi permetterà di affermare con la massima sicurezza che "learn" e "maybe" sono scritte con la grafia più decisa, mentre "what" con quella più incerta [...] Evidentemente si trattava di una faccenda poco pulita e i due complici, diffidando reciprocamente l'uno dell'altro, erano decisi che, qualunque cosa accadesse, le loro responsabilità fossero uguali. Ora è chiaro che quello che ha scritto "at" e "to" era il capo. E questo lo deduco semplicemente confrontando il carattere di una scrittura con quello dell'altra. Ma ci sono altri motivi ancora più certi per supporlo. Se lei esamina con attenzione questo frammento, giungerà alla conclusione che l'individuo dalla scrittura decisa ha scritto per primo, lasciando per l'altro degli spazi vuoti. Questi spazi non erano sempre sufficienti e, come lei può notare, il secondo individuo ha dovuto restringere le sue lettere per far entrare "quarter" tra "at" e "to", dandoci così la dimostrazione che queste due ultime parole erano già state scritte. Ora, chi ha scritto tutte le sue parole per primo non può essere che l'ideatore del piano criminoso."
Quindi, determina l'età dei due autori dello scritto. "Forse non sapete che i periti calligrafi sono ormai in grado di dedurre con notevole approssimazione l'età di una persona dalla sua scrittura. In casi normali si può stabilire l'età entro il decennio. Ripeto, in casi normali, poiché la malattia e la debolezza fisica riproducono i segni della vecchiaia anche quando la persona è giovane. Nel caso in questione, osservando la scrittura decisa ed energica della prima e quella incerta e tremolante dell'altra, che rimane del tutto leggibile benché le t abbiano incominciato a perdere il loro taglio, possiamo affermare che la prima è un giovane, mentre l'altra è un anziano, per quanto non decrepito."
E soprattutto, "punto ancora molto più sottile e maggiormente interessante", la loro consanguineità. "Queste due scritture hanno un elemento in comune. Appartengono a individui consanguinei [come si vedrà si tratta di padre e figlio]. Ciò appare chiaro soprattutto nelle y , per quanto per me esistano molti altri piccoli indizi che mi rivelano la stessa cosa. Non avevo dubbi che in questi due campioni di scrittura vi fosse una certa aria di famiglia: io vi sto dando naturalmente soltanto i risultati principali della mia analisi di questo pezzetto di carta, poiché esso contiene altre 23 deduzioni che possono interessare soltanto gli esperti, mentre non hanno alcun significato per i profani."
In un'altra occasione (NORW [1894 o 1895], 1903), poi, dall'alternarsi del carattere della scrittura desume le circostanze e quindi il luogo in cui viene steso un testamento: "Penso che questi fogli sono stati scritti in treno; la parte leggibile indica le soste nelle stazioni, quella meno chiara il treno in movimento e infine quella illeggibile i sobbalzi sugli scambi. Un perito calligrafo direbbe subito che questo testamento è stato compilato su una linea ferroviaria periferica, poiché soltanto nelle immediate vicinanze di una grande città vi sono tanti scambi. Ammettiamo che tutto il viaggio sia stato dedicato alla stesura del testamento e potremmo dedurne che si trattava di un diretto con una sola fermata tra Norwood e London Bridge".
Da ricordare infine il breve ma notevole esame di alcune lettere scritte a macchina (IDEN [1887 o 1889], 1891), che secondo L. Deigton (1989, VIII) anticipa di anni la pubblicazione della prima indagine reale sull'argomento e che stranamente è sconosciuta a F. Lacassin (1987, I, 99-100: Holmes non fornisce alcun esempio dell'esame di dattiloscritti).
"E' un fatto curioso — disse Holmes — che le macchine per scrivere diano alla scrittura altrettanta individualità della mano. Non vi sono due macchine per scrivere uguali, salvo quando sono nuove. Ci sono delle lettere che si consumano più di altre, e alcune che battono da un solo lato. Ebbene, signor Windibank, si dà il caso che in questa sua missiva le e sono alquanto indistinte e che nel gancetto della r c'è un leggero difetto. Vi sono altre 14 caratteristiche, ma queste due sono le più evidenti. [...] Sto pensando di scrivere, uno di questi giorni, una breve monografia sulla macchina per scrivere e la sua relazione con il crimine. E' un argomento a cui ho dedicato una certa attenzione. Ho qui quattro lettere che, a quanto sembra, provengono dall'uomo che cerchiamo. Sono tutte scritte a macchina, e in tutte non solo si nota che le e sono indistinte e le r senza gancetto, ma, se uno si serve di una lente di ingrandimento, può anche scorgere le altre 14 caratteristiche che le ho detto".
A commento di questo aspetto riporto alcune precisazioni gentilmente fornite da Pacifico Cristofanelli, docente nel Corso di Diploma Universitario in Consulenza Grafologica dell'Università di Urbino e della LUMSA di Roma:
Nelle citazioni sono presenti due approcci alla scrittura: quello grafologico (dalle caratteristiche della scrittura alle caratteristiche della persona o della personalità) e quello più propriamente identificatorio (esame e confronto delle corrispondenze grafiche per stabilire la eventuale provenienza da una stessa mano di due scritti). Manca il riferimento criminologico e cioè la capacità di indurre dalla scrittura eventuali tendenze o disturbi che possano deviare in comportamenti criminosi.
L'individuazione del sesso e dell'età dalla scrittura non era (al tempo di Conan Doyle) e non è (oggi) automatica e assoluta. La grafia può offrire indizi, ma non prove assolute e si tratta di effettuare una valutazione critica e contestuale.
Le deduzioni e le argomentazioni circa lo stampatello non possono ritenersi assolute, come testimoniano gli opposti riferimenti alla scrittura maschile e a quella femminile. Non è determinante lo stampatello, quanto il tipo di stampatello e cioè le sue caratteristiche grafodinamiche.
Non possono essere assolutizzate poche somiglianze tra scritture (del resto la citazione parla di "altre 23 deduzioni che possono interessare soltanto gli esperti") per stabilire la eventuale consanguineità anche se questa in effetti può lasciare delle tracce.
Appare evidentemente una trovata d'effetto l'individuazione del treno diretto tra Norwood e London Bridge dal tremore della grafia. E' tuttavia fondamentale stabilire se una caratteristica dipende dalla mano (dalla personalità del soggetto scrivente), dal supporto, dalla situazione o dallo strumento scrittorio.
Pienamente validi i criteri di confronto relativi ai caratteri delle macchine per scrivere. Bisogna tuttavia anche qui precisare che, per stabilire l'identità di macchina, non è sufficiente rilevare la concordanza dei contrassegni particolari, ma è necessaria l'assenza o comunque la spiegazione delle differenze.
In conclusione, forse non è molto lontano dalla verità L. Deigton (1989, VIII) quando osserva che lo straordinario interesse ed entusiasmo che Sherlock Holmes continua a suscitare ancora oggi non solo nei lettori comuni ma persino nei poliziotti, detectives e scienziati di tutto il mondo è dovuto al fatto che nessuna perizia balistica, anatomo-patologica o qualsiasi altra conoscenza o strumentazione scientifica — del resto quasi invariabilmente solo uno sfondo all'intreccio — può sostituire "una normale dose di buon senso" nella soluzione di un delitto: "su questo punto poteva concordare sia l'"acchiappaladri" più tradizionale sia il poliziotto più evoluto". In realtà, Sherlock Holmes, che appartiene interamente al secolo XIX (non a caso, infatti, è nell'autunno 1903 che lascia Baker Street per ritirarsi nel Sussex e dedicarsi all'apicultura, tranne due brevi parentesi), con le sue continue oscillazioni tra felici intuizioni teoriche (la criminalistica come arcipelago di molteplici conoscenze diverse e complementari) e gravi omissioni tecniche (mancanza di indagini dattiloscopiche e di perizie autoptiche, balistiche e chimiche) segna il lento e tormentato passaggio dalla fase empirica alla fase scientifica della lotta contro il delitto.