Il grande gioco (The Game):
una storia infinita
Arthur Conan Doyle era ancora in vita quando gli
arrivò una lettera di un arcivescovo anglicano che gli chiedeva di spiegargli alcune contraddizioni nelle frasi
di Sherlock Holmes "visto che lui lo conosceva bene". Doyle rispose stupito che quello era solo un
personaggio, che lui lo scriveva come gli veniva e non c'era niente da spiegare. Ma si rese conto, probabilmente,
di aver generato un mostro.
Tentò di ucciderlo (Holmes muore in Svizzera, avvinghiato al suo mortale nemico), ma le proteste di pubblico ed
editori lo convinsero a cedere e a farlo riapparire.
Fin dalla morte di Doyle fioccarono libri apocrifi, film, produzioni radio e teatrali, e poi televisive. Cominciò il grande gioco degli appassionati di credere che tutto sia vero e che piuttosto Doyle non sia mai esistito: si prende per verità pura ciò che ha scritto... Watson (Il Canone, cioè i 56 racconti e 4 romanzi), e si cerca di spiegare le eventuali contraddizioni. Tra gli Holmesiani famosi si contano Agatha Christie, Rex Stout, Isaac Asimov, Mark Twain, Franklin Delano Roosvelt e molti altri. Tra i registi Billy Wilder, tra gli attori Bing Crosby, Roger Moore... lo stesso "nome della Rosa" di Eco è un chiaro apocrifo holmesiano. Citiamo inoltre la Disney (Basil l'investigatopo) e Orson Welles, che interpretò Holmes per radio nella famosa serie de "L'attacco dei marziani". Il grande Chaplin lavorò da giovane in Sherlock Holmes a teatro.
I riferimenti a Holmes sono così vasti e poliedrici da permeare tutta la cultura occidentale. Recentemente il Canone di Doyle è stato tradotto in swahili, una delle poche lingue che mancavano.
I club di appassionati sono centinaia in tutto il mondo: soprattutto Stati Uniti, Canada,
Inghilterra, Australia, ma anche Francia, Germania, Svezia, Giappone, Venezuela, Cina... molti hanno pagine web su internet e comunicano tra loro. La sola
lista "the hounds of
internet" conta 512 corrispondenti di tutti i continenti ("well, except for Antarctic" - ammettono
a malincuore).