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Riflessioni e recensioni

di Franco Eugeni

RECENSIONE del volume
Maurizio ASCARI, LA LEGGIBILITÀ DEL MALE: Genealogia del Romanzo poliziesco e Romanzo anarchico inglese, PATRON Editrice, Bologna, 1998.

Trattasi di una interessante opera scientifica curata dal Dipartimento di Lingue e Letterature straniere moderne dell'Università di Bologna con una prefazione della prof.ssa Vita FORTUNATI. L'opera, come dichiarato all'interno, è desunta dalla Tesi di Dottorato di Maurizio Ascari, dottorato conseguito sotto la guida del Prof. Guido Fink.
La prefazione di Vita Fortunati va a mio parere letta a priori, cioè prima dell'opera stessa. Penso infatti che nella prefazione vi siano delle chiavi di lettura indispensabili per leggere l'opera di Ascari, opera indubbiamente complessa e minuziosa, densa di dettagli e citazioni, scientificamente molto corretta. Le complessità che ci attanagliano hanno il difetto (ma è poi un difetto?) di avvincerci e quindi di farci ritrovare in un labirinto (di dettagli), molto bello ma dal quale può essere difficile uscire (cioè rientrare nel generale filo conduttore) senza le giuste chiavi (indicazioni) di lettura, appunto predisposte dalla Fortunati.

L'Opera di Ascari
È difficile in una recensione presentare i dettagli relativi ai piccoli e meno piccoli spunti che nell'opera appaiono. L'opera nel suo insieme getta uno sguardo critico di riesame nell'intero ed ampio universo che dalla fine del Settecento ci proietta fino al primo decennio del 1900. Cosi viene riscoperto un illuminista romantico (che simpatica unione di termini) William Godwin e la sua opera The Adventures of Caleb Williams (1793), investigatore che precede tutti i personaggi da quelli di Poe a quelli di Conan Doyle. Da Caleb Williams si passa a Wieland (1816) dell'americano Brocken Brown, forse ispiratore del Frankstein di Mary Shelley.
Le molteplici citazioni e gli innumerevoli riferimenti ci conducono fino alle opere del primo decennio del ventesimo secolo. Varie sono le osservazione ad esempio su Poe, Gaboriau, Chesterton, Wilde, Conan Doyle, Mark Twain solo per citare i più noti al grosso pubblico. Ad esempio si osserva che Lord Arthur Savilès Crime. A study in Duty di Oscar Wilde è del 1887 come A study in Scarlett di Conan Doyle. L'idea di Wilde è anche essa molto originale: commettere un crimine per necessità! Tutto ciò ben si inquadra in una leggibilità del male, titolo dell'opera di Ascari. Ancora interessante l'osservazione che l'idea di gentiluomo non è fissa ma dipende dal tempo e dai costumi in cui si vuole dare la definizione. Cosi si nota anche che se l'area del romanzo poliziesco è ben codificata ed individuata non altrettanto si può dire della fuzzy area del romanzo che va da terrorismo politico fino allo spionaggio internazionale, dalle immagini della lotta irlandese al movimento nichilista di antica/forse memoria, la fuzzy area in esame contempla un pò di nero, un pò di gotico, alcuni singolari romanzi di appendice, ben studiati e classificati da Umberto Eco, e tanto altro, insomma quello che viene chiamato Romanzo Anarchico.
Il paragrafo 4 del Capitolo II è dedicato a Sherlock Holmes ed è curioso il fatto che volendo leggerlo a parte esso si presenta come un germe riproduttivo dell'intera opera di Ascari, nelle metodologie e nella forma cosi' come, secondo quanto sostiene Ascari - convincendoci abbastanza, l'intramontabile opera prima A study in Scarlett è il germe dell'intero Canone Doyleiano..
Non vogliamo scoprire molto le carte di Ascari, l'opera è bella in se, complessa e puntuale, non è un romanzo, è una interessante ricerca scientifica.

Il dettaglio intorno a Sherlock Holmes
Il paragrafo 4 del Capitolo II dal titolo "Serial detective: la saga di Sherlock Holmes" è un magnifico "twenty pages on S.H." cioè venti pagine critiche sul nostro amato personaggio.
Come detto Maurizio ASCARI ci parla di A Study in Scarlett (1887) come un modello dell'intero canone, anzi come un germe dal quale il Canone è nato per varianti, tenendo solo a parte la frattura prodottasi al tempo del grande Hiatus (1991-1994) a causa della morte e della risurrezione del Detective, da taluno interpretata come la paradossale anxiety of influece di S.H. su Conan Doyle.
Si disquisisce sulla immortalità di Sherlock Holmes che viene attribuita dall'Autore al carattere ciclico dei racconti e alla presenza di una sorta di negotiations, nel senso introdotto da Stephen Greenblatt, negotiations presente anche in molti autori come Poe e Chersterton ed anche in Shakespeare. Tale idea in fondo non è molto dissimile dal concetto di Ridondanza che Eco esprime, fin da Apocalittici ed Integrati, quando ci fa notare che l'imprevisto e il sensazionale in un giallo di successo è in realtà causa solo apparente del successo dello stesso, poiché il successo, in modo mistificato, dipenderebbe da una certa nascosta ridondanza presente nell'opera.
Nascono dei paragoni tra l'incontro Watson-Holmes di A Study in Scarlett con quello narratore-Dupin in The Murdereds in the Rue Morgue. Osserva Ascari che la specializzazione di Holmes in The Science of Deduction e la sua abissale ignoranza in alcuni ambiti (" His ignorance was remarkable as his knowledge") si attenua procedendo nel Canone, Holmes diviene più colto quando la sua immagine di specialista oltre misura èmaggiormente acclarata nel lettore, almeno nel momento in cui l'autore, sia pure inconsciamente, se ne convince.
L'opera di Ascari non può essere ignorata da chiunque sia studioso del periodo 1780-1920 della Londra Vittoriana, periodo che contiene i fatti del Canone di uno studioso Sherlockiano, periodo delle opere che possono aver ispirato ciò che nel Canone è scritto ovvero che al Canone stesso possono essersi ispirate.

Riflessione personale su un personaggio non in cerca di un autore: il Maestro Holmes ed il Maestro Hiram.
Ho letto più volte del desiderio di Conan Doyle di uccidere Sherlock Holmes, della uccisione del 1891 alle cascate di Reichenbach e della resurrezione del 1894.
Certo se oggi Conan Doyle potesse osservare il mondo dei Fans del suo personaggio e quel curioso, simpatico The Game a cui essi partecipano, scoprirebbe che è stato il personaggio che ha prevalso sull'autore. Entrambi hanno conquistato l'immortalità, ma il personaggio si è/è stato animato di vita propria.
La chiave di lettura usuale della uccisione di Sherlock Holmes è piuttosto elementare, quasi banale, quasi troppo banale. L'autore si sentiva prigioniero del suo personaggio e quindi lo aveva pedestremente eliminato, poi tra le grida dei lettori - ivi compresa sua madre, inferocita per la cosa - e qualche bisogno economico si è tassato a far rinascere il personaggio. Un autore è il padre del suo personaggio, a volte se è mantenuto da esso può innestare un edipico atteggiamento nei suoi confronti come il duetto Principe Antonio De Curtis -Totò, ma questo non ci sembra il caso del duetto Doyle-Holmes.
Personalmente sono portato ad indicare una nuova e forse più profonda chiave di lettura in chiave psicoanalitica massonica e se volete antiedipica. È ben noto che Sir Arthur Conan Doyle venne iniziato alla Massoneria come apprendista free-mason nel 1887 all'età di 28 anni presso la Phoenix Lodge N.257 di Porthsmouth, della Unit Great Lodge of England. La sua iniziazione è dunque contemporanea all'uscita del citatissimo A study in Scarlett. Se questo è certo è anche probabile che nel 1991 fosse divenuto Maestro Massone o almeno fosse maturo per esserlo e che quindi fosse a conoscenza della leggenda di Hiram e se volete della cosiddetta resurrezione di vivi, che i massoni preticano nel simbolismo della iniziazione al grado di Maestro. Il cammino iniziatico del massone è individuale, incomunicabile nella sua interezza ed è simbolico, l'obiettivo è quello di trasformare il piombo interiore in oro, simbolicamente, sempre centralizzando il proprio pensiero e non accettando verità di altri, ma solo ascoltandole con profondo rispetto. All'ingresso si muore da profano e si rinasce da apprendista libero muratore, non nel modo grottesco di "Un borghese piccolo piccolo" ma vivendo momenti di intensa spiritualità. Nel passaggio al grado di Maestro il Massone assiste impotente all'uccisione simbolica del Maestro Hiram, il mitico costruttore del Tempio di Salomone, per mano di tre nefandi compagni d'arte che vogliono che egli riveli il segreto dei maestri, poi l'iniziando al grado rinasce nei panni del Maestro ucciso, con la sua saggezza trasmessa nella tradizione.
Questo è quanto, esattamente, Conan Doyle fa fare, consciamente o inconsciamente al suo personaggio.
La lettura che potremmo dare è quella di uno scrittore-padre che uccide simbolicamente e per un lungo periodo di apprendistato (confesserà Holmes di aver girato il mondo ed incontrato anche il Dalai Lama) per rinascere nei panni di un maestro più colto, più completo, più tollerante, sostanzialmente nei panni di Hiram.
Non vi è dubbio ed ASCARI lo osserva, pur non presentando una soluzione come la mia, il Canone è spaccato in due prima e dopo il grande Hiatus. Prima vi è un Holmes più ignorante e più in crescita, poi vi èun Holmes più colto e piu consapevole, promosso al grado di maestro: anzi vi è il Maestro.
Tutto questo nella inquietante Londra del periodo Vittoriano tutta protesa a conquistare quel ruolo di ombelico del mondo che fece l'importanza e la ricchezza di allora oramai inesorabilmente perduta.