L'avventura del pugnale scomparso
di Valter Pandolfi
"Mi manca quel dato Watson"-
"Cosa?"- -"Per completare la ricerca sui criminali di quel periodo mi manca
quel dato del quale abbiamo parlato prima. Ci ho pensato e ripensato a lungo e sono
arrivato alla conclusione che quell'informazione potrebbe rivelarsi di fondamentale
importanza per i miei studi in proposito."-
"Potrebbe rivelarsi il perno dove far girare tutti gli altri fatti analoghi."-
Dissi io guardando il mio amico immerso in una nuvola di fumo grigio. -"Esatto mio
caro Watson. Esatto. E questa possibilità non può e non deve essere assolutamente
sottovalutata."-
Mi alzai dalla poltrona. Erano le undici di sera e mi sentivo stanco e insonnolito. Ci
eravamo svegliati molto presto quella mattina il mio amico ed io e prima di mezzogiorno
avevamo fornito a Scotland Yard le ultime precise indicazioni per riuscire a catturare un
pericoloso malfattore, un malfattore che già nel pomeriggio era rinchiuso in una delle
solide celle delle prigioni di Sua Maestà. A missione felicemente conclusa al comando di
polizia c'erano davvero tutti. Alla quarta stretta di mano seguita dalle
congratulazioni di rito Holmes cominciava già a dare segni di impazienza e
all'arrivo del primo giornalista gli occhi del mio amico, per me, che mi onoro di
conoscerlo abbastanza bene, avevano un'espressione che non lasciava spazio a nessun
tipo di dubbio. Bisognava andar via da là al più presto.
Una volta usciti ci godemmo l'altra ora di sole che il cielo aveva deciso di
concederci. Passeggiando per le vie di Londra riuscii a sentire il profumo di questa
città che si fa conoscere un poco alla volta regalando sempre nuove e affascinanti
emozioni. E...in uno di quegli attimi in cui ci si sente, per chissà quale strana
combinazione del destino, vicini, molto vicini alla verità del creato, capii che anche le
sensazioni che mi offriva la mia amicizia con Holmes avevano sotto certi aspetti molte
cose in comune col rapporto che mi legava a quella grande città sorta sulle rive del
Tamigi. Forse anche Holmes si accorse del mio turbamento e per qualche attimo mi parve di
sentire nella sua voce qualcosa di nuovo, come una specie di umano abbandono. Ma poi,
tutto passò in fretta ed io non ebbi, come probabilmente non avrò mai, il coraggio di
chiedergli niente. Ma perché chiedere spiegazioni quando spesso è meglio accontentarsi
di quello che si è avuto. Forse Holmes era lui stesso un figlio della nebbia londinese e
cosa vuoi chiedere alla nebbia, se non avvolgerti completamente in essa? Ed ero ancora
lì, alle undici di sera, con gli occhi che mi si stavano chiudendo dal sonno, ma comunque
pronto, se lui me lo avesse chiesto a passare la notte senza dormire, per buttarmi a
capofitto in chissà quale altra misteriosa avventura. Ma il mio amico non mi chiese
niente, anzi, dopo aver dato un'ultima boccata di pipa si rivolse a me e mi disse
-" Lei deve essere stanco Watson, che ne dice se andassimo a riposare. Domani mattina
ho intenzione di recarmi in tre o quattro biblioteche dove potrei trovare quello che mi
serve e le sarei grato se volesse farmi compagnia."- -"Il piacere è tutto
mio"- dissi aprendo la porta della camera da letto. La notte passò tranquilla e il
mattino dopo di buon'ora eravamo già per strada diretti verso la prima biblioteca.
Ma non tutto andò come avevamo sperato. Dopo aver chiesto informazioni, consultato
cataloghi , sfogliato libri, riviste ed enciclopedie ci eravamo ritrovati all'ora di
pranzo con le mani vuote davanti al quarto portone pronti a rifare le stesse domande e le
stesse ricerche. L'impiegato ci accolse con estrema cortesia e dopo aver scambiato
con noi alcune parole ci fece accomodare in una piccola sala piena di libri quasi tutti
rilegati in pelle scura. -"In quello scaffale in alto potreste trovare quello che
cercate."- Ci disse allontanandosi con un accenno di inchino -"Se vi occorre
qualcosa chiamatemi pure, sono a vostra completa disposizione."- In quella stanza
c'eravamo solo Holmes ed io ma tutte le sale che avevamo attraversato per arrivare
fin lì erano occupate da diversi studiosi, almeno una ventina di persone, quasi tutte
vestite in maniera sobria ed elegante e quasi tutte della stessa, non più giovane età.
"Penso che siano tutti professori universitari."- Mi disse Holmes entrando nei
miei pensieri. Come avrà letto nella targa all'ingresso questa è una biblioteca
altamente specializzata e per questi signori non c'è niente di meglio che venire qui
a fare le proprie ricerche."- -"Speriamo che anche le nostre ricerche vadano a
buon fine."- Sospirai allora io -"Non le nascondo che comincio ad avere un certo
appetito."- -"E fra non molto il suo appetito sarà soddisfatto"- mi
rispose Holmes posando un monumentale volume sul tavolo -"Non vorrei sbagliarmi ma
credo che qui dentro troveremo proprio quello che stiamo cercando."- Lasciai il mio
amico immerso nella lettura e andai a gironzolare un po' per le silenziose sale della
biblioteca. Negli antichi e robusti scaffali di noce vi erano custodite tra l'altro
anche autentiche rarità. Meravigliato e contento delle inaspettate e gradite scoperte
presi alcuni appunti ripromettendomi di tornare in un'altra occasione , poi mi
diressi verso la stanza dove avevo lasciato il mio famoso amico.
All'improvviso un grido, una richiesta disperata d'aiuto attraversò quelle mura
da secoli abituate al silenzio. Al primo urlo ne seguì un altro, meno forte ma ugualmente
se non ancor più inquietante del primo poi innumerevoli voci concitate si mischiarono a
rumori di sedie spostate, di passi affrettati. Corsi col cuore in gola a vedere
cos'era successo. Ero molto preoccupato per il mio amico, temevo che gli fosse
successo qualcosa di male. -"Dopotutto"- pensavo -"quale professore
universitario potrebbe avere più nemici di Holmes?- Arrivai in una sala piena di gente.
-" Un dottore!"- invocava una voce -"chiamate un dottore presto!"- Io
cercavo l'alta e snella figura di Holmes tra la folla. -"Non pensi a me, mio
caro e fedele amico. Sono sano e salvo"- Mi disse Holmes posandomi una mano sulla
spalla. -" ma la prego, vada a vedere cosa è successo. C'è sicuramente un
ferito da curare. Non ha sentito chiamare un dottore?"- Probabilmente l'avevo
sentito ma nei momenti appena trascorsi ero più preoccupato per la sorte del mio amico
che di qualsiasi altra cosa. -"Sono un dottore" dissi allora io, ascoltando le
mie parole come se fossero state dette da un altro. Come d'incanto il cerchio di
folla si aprì ed io riuscii a vedere disteso su di un tavolo un uomo, uno dei professori,
la cui camicia era tutta coperta di sangue. Cercai di tamponare la ferita ma in pochi
istanti mi resi subito conto che qualsiasi mio intervento non avrebbe potuto salvargli la
vita. Alcuni secondi dopo l'uomo in un ultimo disperato sforzo mi strinse il braccio
con una mano e con l'altra cercò, senza riuscirci, di indicare qualcuno o qualcosa.
Mi accorsi che stava mormorando alcune parole. Avvicinai l'orecchio alla sua bocca.
-"Joseph"- riuscì poi a sussurrare con l'ultimo filo di voce della sua
esistenza. -"Joseph"-Sentii la sua mano che si irrigidiva stringendo il mio
braccio. -" E' morto"- dissi allora io chiudendogli gli occhi.
-"E' morto"- Quando mi voltai Holmes era vicino a me. In quel mentre nella
sala accorse un'altra persona. Il suo respiro affannoso faceva da macabro contrasto
col lugubre rigore del morto. -"Cosa è successo?!"- chiese. -"E'
morto il professor Mitchell"- gli fu risposto da tre o quattro voci
contemporaneamente. -"E'"è morto il professor Mitchell ?
E"e"come è morto?"- -"Penso che sia stato assassinato signor
direttore"- gli rispose uno dei distinti frequentatori della biblioteca.Continuando
ad ansimare l'uomo guardò per un attimo il morto poi i suoi occhi ancora pieni di
stupore percorsero tutta la stanza per fermarsi davanti a quelli del mio amico.
-"Lei, se non sbaglio, è il signor Sherlock Holmes non è vero?"- -"Si,
sono Sherlock Holmes"- -"Io, permetta che mi presenti, sono il dottor
Worthyngton direttore da tanti anni di questa biblioteca. Come ben comprenderà sono
sconvolto da quello che è successo come"credo".lo siano tutti qua dentro
ma"penso che" in questo momento l'unica cosa da fare sia quella di tenere i
nervi ben saldi e di non lasciarsi prendere dallo sconforto . L'uomo si guardò per
alcuni attimi intorno e continuò -"Le sarei grato se fin da ora assumesse lei stesso
l'incarico di svolgere questa delicata indagine. Questa"terribile vicenda
dovrebbe essere risolta al più presto e con la minor pubblicità possibile."-Detto
questo l'uomo rimase in silenzio cercando di riprendere fiato e coraggio.
-"Accetto volentieri"- rispose Holmes -"Ma, come lei ben capirà, la
polizia dovrà senz'altro essere informata e in questi casi i fatti ben presto non
potranno che essere di dominio pubblico."- Il direttore rimase per un istante con i
suoi pensieri.. -" E' naturale signor Holmes. Naturale."- rispose subito
dopo -"Le sue osservazioni sono senz'altro giuste e"la ringrazio per aver
accettato l'incarico" per quello che riguarda la parcella"-Holmes gli
fece gentilmente cenno di non proseguire. - "Delle cose meno importanti parleremo
quando sarà il momento. Ora non possiamo perdere del tempo prezioso. Bisogna cominciare a
darsi da fare"-Si fermò un attimo poi continuò -"Intanto signori vi prego di
avere la gentilezza di non lasciare la biblioteca fino a quando non ve lo dirò io stesso,
poi fra qualche minuto avrei la necessità di rivolgere alcune domande a ciascuno di
voi."- Un lieve, sommesso mormorio di disapprovazione percorse la stanza. -"Vi
ricordo che c'è di mezzo un morto signori! se non sbaglio un vostro collega, un
vostro collega che probabilmente è stato assassinato e forse proprio da uno di voi"-
continuò Holmes. Questa pesante affermazione invece di portare, come mi sarei aspettato,
un nuovo, più forte mormorio fece ammutolire di colpo tutti i presenti. Il mio cuore
intanto stava battendo all'impazzata. Ripensavo alle ultime parole del professore.
Quel nome, quel nome che mi era stato appena sussurrato mi martellava nel
cervello.-"Cosa voleva dire "Joseph"? Era l'ultima indicazione di un
uomo lucido ma che sa di dover morire o era una frase senza senso di un uomo in
agonia?"- E c'era poi un'altra cosa che mi chiedevo senza risposta.
-"Holmes aveva sentito quel nome oppure né lui né nessun altro si era accorto di
niente?"-Guardavo il mio amico cercando di trovare l'attimo giusto per riuscire
ad ottenere una risposta almeno alla mia ultima domanda.Holmes dal canto suo continuava a
fissare quegli uomini negli occhi ad uno ad uno aspettando una loro reazione.L
'atmosfera, sorprendendomi ancora una volta, all'improvviso si fece meno
pesante. -"Siamo a sua completa disposizione signor Holmes. Conosciamo la sua fama,
senz'altro meritata e vista la situazione riteniamo che la cosa più giusta e
ragionevole da fare sia quella di attenersi scrupolosamente alle sue direttive"-
disse uno dei professori guardandosi intorno come per trovare conferma tra i suoi colleghi
di quello che aveva appena affermato. -"Siamo tutti d'accordo "- aggiunse
un altro seguito nello spazio di pochi attimi da cenni di approvazione di tutti i
presenti. -"Bene signori. Mi compiaccio con voi. Per ora vi chiedo di trascrivere su
alcuni fogli tutti i vostri dati anagrafici , tutti i vostri incarichi e tutte le vostre
attività lavorative"- disse Holmes ormai calato completamente nella sua parte.
In quel preciso momento decisi che era giunta l'ora di parlargli a tu per tu. Chiesi
ed ottenni dai presenti il permesso di farlo. In pochi secondi, non so nemmeno dove e come
trovai la forza di essere così veloce e preciso gli spiegai tutto. Finito il mio racconto
Holmes con pensierosa calma si rivolse allora ai presenti -"Signori"- disse
-"c'è qualcuno tra di voi che si chiama Joseph?"- Passarono alcuni secondi
dove tutti guardarono tutti. -"No signor Holmes"- rispose uno dei presenti
-"Sono anni che collaboriamo insieme e che io sappia nessuno di noi porta quel
nome."- "Grazie"-annuì Holmes. -"Lei dottor Worthyngton"-
continuò rivolgendosi al direttore,-" se non le dispiace, faccia avvertire la
polizia e lei Watson venga con me ad esaminare il cadavere."- Non ci volle molto a
capire cosa era successo. Pochi minuti dopo infatti ero già in grado di poter fornire le
prime significative conclusioni mediche. -"L'uomo presenta tre ferite da arma da
taglio,causate probabilmente da un pugnale. Una di queste ferite si è rivelata mortale
colpendo sicuramente almeno un organo vitale. E' già molto che sia sopravvissuto per
alcuni minuti."- Quando ebbi finito di parlare Holmes guardò sul tavolo dove era
stato adagiato il corpo dell'uomo.
Poi guardò a terra e diede un rapida occhiata a tutta la stanza. -" Dov'è
l'arma che è stata usata per il delitto?"- chiese -" qualcuno l'ha
vista?"- "Io l'ho vista signor Holmes-" disse una voce -"Io
l'ho vista. Era sul tavolo vicino al povero professore, mi è caduto l'occhio
perché era un coltello che aveva un'impugnatura molto strana. Quando abbiamo cercato
di soccorrere il ferito nel trambusto sarà sicuramente caduta a terra"- -"Ma a
terra non c'è"- disse Holmes. -"Sarà stata sicuramente appoggiata da
qualche parte"- rispose allora uno dei professori guardandosi intorno.
-"Appoggiata o"nascosta?"- rispose allora il mio amico.
-"Perché"- continuò -"può essere stata appoggiata da chiunque ma se
qualcuno l'ha nascosta questo qualcuno non può essere altri che
l'assassino"- Un nuovo mormorio si levò dalla stanza. -"Ma"signor
Holmes. Non crederà davvero che uno di noi possa"possa aver ucciso"-
-"Purtroppo è proprio così professore"- rispose Holmes e continuò
-"Anche se capisco l'indignazione e lo stupore di tutti coloro che si trovano
coinvolti in una storia così tragica senza averne nessuna colpa permettetemi di essere
comunque sorpreso da questa sorta di incredulità e da questa vostra difficoltà nel
riuscire a mettere a fuoco quello che effettivamente è successo qui dentro questa
mattina. Qui signori"- continuò Holmes dopo una breve pausa -"che lo vogliate o
no è stato ucciso un uomo e molto probabilmente da uno di voi"-facendo poi cenno che
non voleva essere interrotto riprese -" vi chiedo semplicemente di far leva sul
vostro buon senso esimi professori"- Nella sala si sentiva solo la voce del mio
autorevole compagno. -"La vittima non si è certamente colpita da sola perché è fin
troppo facile intuire che una persona che intende togliersi la vita non si reca in una
biblioteca pubblica per mettere in pratica il suo proposito, non si colpisce certamente
per ben tre volte e soprattutto non grida di dolore chiedendo aiuto con tutte le sue
forze. -" Ma"- disse allora uno dei presenti chiedendo sottovoce il
permesso di parlare -"non è detto comunque che sia per forza uno di noi ad aver
ucciso."- -"Non è ancora detto con estrema sicurezza ma siccome questa
biblioteca, da quello che ho potuto notare, è situata a piano terra e ha tutte le
finestre munite di solide inferriate e l'unica via d'uscita all'esterno è
solo quella che passa attraverso il portone principale per avere la certezza che
l'assassino sia ancora tra noi basterà domandare al portiere se ha visto qualcuno
uscire dopo che è stato commesso l'omicidio. Dico bene signor direttore?"-
-"Dice bene signor Holmes. Dice bene."-
"Non mi sono mai mosso di qui"- disse il portiere. -"Sono anni che lavoro
in questa biblioteca e ogni volta che devo assentarmi, anche se solo per qualche minuto,
chiamo un collega a sostituirmi. Posso affermare senza modestia che , da quando ci sono
io, in biblioteca non è mai stato sottratto un volume. Comunque, ritornando al fatto di
oggi posso affermare con assoluta certezza che non ho mai lasciato il mio posto di lavoro
e sono sicuro che da due ore a questa parte da qui non è uscito proprio nessuno."-Le
ultime chiare, inequivocabili parole dell'uomo furono accompagnate dall'arrivo
della polizia. -"Buon giorno signor Holmes!"- disse un giovane ispettore
dandogli la mano. -Non riuscirò mai a capire come fa lei a sapere prima degli altri tutto
quello che succede a Londra"- -"Lei come al solito esagera caro ispettore"-
gli rispose Holmes, -"che ci creda o no questa volta è stato il caso a farla da
padrone. Comunque se vuole le posso spiegare in poche parole tutte le stranezze e le
combinazioni di questa mattinata che sarà difficile da dimenticare. Il giovane ispettore,
che evidentemente non aspettava altro, dopo aver dato l'ordine ai suoi uomini di non
fare uscire nessuno e dopo avermi salutato con cortesia si allontanò col mio amico e
insieme si sedettero in un angolo immergendosi per alcuni minuti in un fitto conciliabolo.
Vidi Holmes che parlava e l'ispettore che, a bocca aperta, l'ascoltava come uno
scolaretto ascolta la sua maestra. Finito il colloquio Holmes si congedò dal poliziotto e
si rivolse a me -" Watson, mi faccia la cortesia di stare qui a vedere cosa succede
io vado a fare un sopralluogo nelle sale della biblioteca, al mio ritorno mi
riferirà."-Avevo una fame terribile ma oltre al mio stomaco che brontolava
c'era il mio buon senso che mi consigliava di rispondere solo di sì al mio amico
senza aggiungere altro. Tanto a cosa sarebbe servito dire ad un Holmes alle prese con
un'indagine che uno aveva fame. A niente. Appena il mio amico scomparve nei corridoi
sentii la voce dell'ispettore -"Sergente! Faccia compilare a tutti i presenti un
foglio simile a questo e ne faccia fare due copie, una per noi e una per il signor Holmes.
Abbiamo bisogno di sapere più informazioni possibili su ogni persona presente in
biblioteca al momento del delitto. Poi, uno alla volta i signori, prima di uscire
mostreranno il contenuto delle loro borse e si faranno perquisire a fondo."- Alla
parola "perquisire" qualcuno cominciò a protestare. -"Chi si rifiuta sarà
portato immediatamente al comando!"- urlò allora l'ispettore sorprendendosi
probabilmente lui stesso della decisione del suo intervento. Ma quelle parole ottennero
l'effetto desiderato. Tutti si affrettarono a mettere in pratica quello che aveva
ordinato il giovane poliziotto.
Una buona mezz'ora dopo con la fame che non mi dava tregua andai alla ricerca del mio
amico. Lo trovai che stava guardando dietro ad uno scaffale.
"Caro Watson"- mi disse scrollandosi di dosso un bel po' di polvere.
"Presumo che di là tutto si è svolto senza incidenti e che l'arma del delitto
non sia saltata fuori."- -"No, non è saltata fuori nessuna arma e le assicuro
che se qualcuno avesse avuto un'arma nascosta l'ispettore l'avrebbe trovata
di certo."- -"Mi piace quell'ispettore"- disse Holmes -"E'
un giovane sveglio e intelligente e ha l'umiltà per svolgere nel migliore dei modi
il proprio lavoro. Ci sarà molto utile Watson. Questo non è un caso semplice mio caro
amico e avremmo bisogno di una notevole seppur discreta collaborazione da parte degli
uomini di Scotland Yard ."- -"E mi sembra che l'ispettore abbia tutte le
intenzioni di collaborare."- feci io cercando di far capire ad Holmes che era giunto
il momento di prendere la via dell'uscita. -"Proprio così Watson."- mi
rispose. -"Ed è un fattore che potrà rivelarsi determinante per risolvere
quest'indagine. Dobbiamo fare in modo che l'assassino possa muoversi solo
estrema fatica e dobbiamo impedirgli di cancellare qualunque tipo di prova abbia o creda
di aver lasciato."- -"Che prove ha lasciato?"- -"L'arma del
delitto, per esempio. Sicuramente l'arma del delitto è ancora qui tra queste mura.
Come avrà certamente notato anche lei Watson le finestre della biblioteca oltre che di
robuste inferriate sono dotate di grate così fitte che sarebbe difficile farci passare
qualcosa che sia più grosso di uno spillo. Quell'arma caro amico mio è ancora qui e
l'assassino non deve riuscire a farla sparire.
Dobbiamo trovarla prima noi anche se ho l'impressione che questa volta non sarà
necessario correre dietro al nostro uomo ma dovremo fare in modo che sia lui a commettere
qualche errore."- -"Non sarà facile."- dissi. -"No. Non sarà
facile."- Mi rispose Holmes -"Ma, se non sbaglio Watson, le difficoltà, non ci
hanno mai fatto paura e comunque bisogna anche tenere in considerazione che per qualche
giorno almeno possiamo permetterci il lusso di non avere fretta e sono sicuro che se
sapremo muoverci bene il nostro misterioso personaggio prima o poi si tradirà."-
-"Bene."- dissi allora io "Stando così le cose mi sembra che sia giunto il
momento di andare"- -"Sì Watson, è proprio ora di andare, anche perché la
borsa del povero professore è stata portata al comando di polizia e darci
un'occhiata dentro potrebbe esserci utile."- Io, che non avevo affatto pensato
di andare al comando ma solo di sedermi comodamente davanti ad un bel piatto fumante
risposi con un sì sconsolato. Un attimo dopo vidi Holmes accennare ad un lieve sorriso.
"Andiamo a mangiare qualcosa adesso. La borsa può pure attendere."- -"Lei
ha perfettamente ragione "- risposi allora io. -"Perfettamente
ragione"-Dopo un pasto leggero ma buono e sostanzioso mi sentii subito di buonumore.
"Veramente confortevole questo locale"- dissi. -"Si, confortevole e
silenzioso"- mi rispose Holmes.
"A proposito di locali silenziosi!"- esclamai -"ha notato che quando
stavamo uscendo dalla biblioteca nelle sale vi erano seduti tre individui che in tutta
sincerità, anche vista la loro giovane età, non sembravano proprio dei professori. Tre
individui. Uno per sala. Non le pare un po' strano Holmes?"- -"Caro Watson
la cultura deve essere di tutti non le pare? E poi non stia a preoccuparsi senza motivo
mio buon amico e cerchi invece di mangiare il suo dolce. Dall'aspetto deve essere
davvero buono."-
Una volta giunti al comando di polizia Holmes ispezionò a lungo il contenuto della borsa.
Chiese ed ottenne il permesso di portare via alcuni fogli che vi erano contenuti. Tutti
fogli scritti a mano e pieni di appunti e di considerazioni sulle lezioni
dell'università e sugli studenti che le seguivano. -"Pensa che siano strati
scritti dal professore?"- gli domandai.
"Si Watson, proprio da lui. La calligrafia corrisponde a quella della sua agenda
personale, un'agenda dove purtroppo non c'è segnato niente di particolarmente
significativo. Il professor MItchell da quello che mi è stato riferito e da quello che ho
potuto appurare era davvero un tipo dal comportamento ineccepibile e dalla vita limpida e
cristallina. -"Una vita del tutto normale-"- dissi. -"Cosa c'è di
più straordinario dell'equilibrio di una vita normale?"- mi rispose Holmes
tirando una lunga boccata dalla sua pipa. Rimasi a bocca aperta, davanti ad una
affermazione che non mi sarei mai sognato di sentire uscire dalla bocca del mio amico, ma
feci finta di niente. Quel giorno doveva essere davvero il giorno delle sorprese. Tornammo
a casa e la notte passò tranquilla ma alle prime luci dell'alba mi accorsi che il
mio compagno d'alloggio era già sveglio. Misi qualcosa sulle spalle e lo raggiunsi
nell'altra stanza. -"Ben alzato Watson."- mi disse Holmes appena mi vide.
-"La colazione è quasi pronta."- -"Sbaglio o quelli che sta osservando con
tanto interesse sono i fogli che erano nella borsa del povero professore?"-
-"Sono proprio quelli Watson. E penso proprio che contengano delle informazioni
importanti"- -"Importanti quanto?"- -"Dipende Watson, dipende"-
rispose pensieroso il mio amico. -"Il contenuto di questi appunti ci sarà
probabilmente utilissimo per risalire al movente dell'omicidio ma ho anche la
convinzione che non potrà invece fornirci le prove inconfutabili per inchiodare
l'assassino alle sue responsabilità."-
"Bisogna quindi trovare un'altra strada"- dissi. -"Per ora sì, mio
caro compagno d'avventura"- mi rispose Holmes -"Sono sicuro che in questa
vicenda prima o poi verrà il tempo nel quale ogni cosa troverà il posto che più gli
compete ma per ora l'unica strada da seguire è quella che ci porta in
biblioteca"- In biblioteca l'atmosfera era nel possibile più pesante del giorno
prima come se tutti là dentro col passare del tempo si stessero rendendo sempre più
conto della gravità di quello che era successo. E di nuovo nelle sale vidi delle persone
che non avevano l'aria di essere lì per studiare. Holmes non ci fece caso nemmeno in
quell'occasione. -"Watson"- mi disse. -"dobbiamo riuscire a trovare
l'arma del delitto. E per fare questo non ci resta che cercare con tutta la pazienza
e la pignoleria di cui siamo capaci."- Ma le nostre speranze andarono deluse. Cinque
ore dopo pieni di polvere e con gli occhi che bruciavano ci ritrovammo ancora senza
l'arma del delitto. -"Ma Holmes, in questo noioso lavoro, non potremmo farci
aiutare da qualcuno?"- dissi io un poco spazientito.E aggiunsi -"Dato che il
direttore si è dimostrato tanto disponibile non potrebbe fare in modo che la biblioteca
resti chiusa per alcuni giorni? Noi potremmo cercare in santa pace quell'arma e
l'assassino non potrebbe invece tentare di appropriarsene a nostra insaputa."-
-"Meglio di no, mio caro e di nuovo affamato amico, meglio di no. Meglio cercarla da
soli quell'arma. Meglio non creare troppa confusione, l'assassino ne potrebbe
trarre un inaspettato e decisivo vantaggio"- -" Ma allora perché non chiudere
la biblioteca?"- Insistetti
"Fino a che rimarrà aperta l'assassino potrà entrarci quando e come
vorrà."- -"Si caro Watson. Potrà entrarci quando e come vorrà."- Mi
rispose Holmes -"Ma potrebbe anche commettere un errore. E in questi casi un errore
potrebbe essergli fatale. Noi dobbiamo innervosirlo, dobbiamo costringerlo a scoprirsi.
Per il nostro uomo rientrare in possesso di quell'arma significherebbe probabilmente
la fine della sua angoscia e della sua paura di essere scoperto. Noi dobbiamo fargli
intendere che la fine dei suoi problemi potrebbe essere a portata di mano ma dobbiamo
anche impedirgli di raggiungere il suo scopo. E un uomo affamato al quale si mostra un
cibo senza farglielo prendere potrebbe anche commettere un errore. Poi, tra
l'altro,non credo proprio che il direttore sia d'accordo su una eventuale
chiusura della biblioteca. Un fatto del genere non farebbe che portare un'ulteriore
pubblicità negativa a tutta la vicenda e se c'è una cosa che il dott. Worthyngton
non vuole è proprio questa."- Rassegnato ripresi a cercare e ripensai anche al tono
di voce col quale il mio amico mi aveva descritto come un uomo di nuovo affamato. Ma anche
questa volta non protestai. Sapevo perfettamente che in certe situazioni e per periodi
anche lunghi Holmes non sembrava essere un uomo in carne ed ossa ma un uomo fatto di ferro
e d'acciaio capace di sopportare fatiche e privazioni senza la minima sofferenza e il
benché minimo bisogno. Lui sì. Ma io no e un'oretta dopo lo lasciai lì alle prese
con libri e scaffali e andai a rifocillarmi in un ristorante non lontano dalla sede della
biblioteca. Quando ritornai e lo trovai più impolverato di prima. Ancor più rassegnato
ricominciai ad aiutarlo. La sera, sfinito e senza aver concluso nulla avevo solo voglia di
lavarmi e di mettermi a letto.
MI bastò toccare il cuscino per cadere in un sonno profondo.Alle quattro di notte, fui
svegliato di soprassalto. Era Holmes che mi stava chiamando. Mezzo insonnolito andai nel
salottino. Vidi delle persone che aspettavano. Ma non cercavano Holmes cercavano me. E non
in veste di aiutante del famoso investigatore ma in veste di uomo di medicina. Ebbi appena
il tempo di scambiare due parole col mio amico e corsi al capezzale di un malato grave.
Per ore e ore non feci altro che cercare di fare il mio mestiere nel miglior modo
possibile. Fui bravo ma anche fortunato. L'uomo si salvò. Lasciato il paziente nelle
mani di un'esperta infermiera nel tardo pomeriggio tornai a Baker street. Holmes non
c'era. Nessuno sapeva darmi notizie del mio amico. Andai in biblioteca. Holmes non
era nemmeno lì. -"Verso mezzogiorno dopo aver passato qui la mattinata mi ha
salutato e se ne andato via di tutta fretta. "- mi riferì il direttore. -"Ma
non mi ha detto né dove andava né quando sarebbe tornato"- Non avevo la più
pallida idea di dove poteva essere. Tornai a casa e l'aspettai. Del resto non potevo
fare altro. Scese la sera. La mia preoccupazione aumentava. Sentivo un odore umido di fumo
e di nebbia venire dal camino. L'accesi. Un po' per fare qualcosa e un po'
perché sentivo davvero freddo. Ma al primo crepitio della legna che bruciava sentii dei
passi salire le scale. Corsi ad aprire. -"Dio sia benedetto Holmes. Mi ha fatto stare
in pensiero. Temevo che le fosse successo qualcosa di male!"- -"Grazie amico
mio."- mi rispose -"Mi rincresce averla fatta preoccupare ma non ho avuto un
attimo di tempo per poterla avvertire e d'altronde non sapevo con precisione dove si
fosse recato."- -"Ma mi dica allora! Dov'è stato? L'inchiesta ha
fatto dei passi avanti? Ha scoperto qualcosa?"- Si sedette e si accese la pipa con
movimenti lenti. Poi alla seconda boccata parlando a me e a sé stesso mi disse
-"Intanto, caro Watson, la ringrazio per l'onore che mi fa concedendomi la sua
sincera amicizia. Poi, per quello che riguarda l'inchiesta posso dirle di aver fatto
dei passi avanti, passi che ad un certo punto mi sembravano poter essere decisivi. Ma in
un secondo tempo mi son dovuto in parte ricredere. Comunque posso affermare con sicurezza
di conoscere il nome dell'assassino"- -"Il nome
dell'assassino!?"- esclamai -"E chi è? E perché non lo fa
arrestare?"- -"Non lo faccio arrestare perché nessuna corte condannerebbe un
uomo per omicidio solo perché qualcuno ha scoperto che aveva commesso delle irregolarità
nell'ambito di alcune ricerche portate avanti in collaborazione con altri studiosi.
Di queste irregolarità se ne era accorto anche il povero professor Mitchell ed è per
questo che è stato ucciso. E mi è bastato dare un'occhiata ad altri incartamenti
negli archivi dell'ateneo per avere la conferma che i sospetti, o per meglio dire, le
certezze dello sfortunato professore erano del tutto fondate. Ma per ora non voglio e non
posso scoprirmi troppo, non è ancora il momento Io voglio che quell'uomo venga
condannato per omicidio e non per un reato meno grave. Poi, mentre lei era alle prese col
suo malato ho scoperto anche un'altra importante cosa. Si ricorda del nome che aveva
sussurrato il professore poco prima di morire?"-All'improvviso Holmes smise di
parlare. Da sotto si sentivano delle voci. Poco dopo bussarono alla nostra porta.
-"Avanti"- dicemmo nello stesso momento il mio amico ed io. Il direttore e tre
dei professori che erano in biblioteca il giorno dell'omicidio entrarono nel nostro
appartamento.
"Scusate l'ora tarda."- disse il direttore -"ma è la necessità che
ci costringe a disturbarvi. Infatti, questa sera"dopo aver trascorso un paio
d'ore in un locale a bere qualche boccale di birra ma soprattutto a scambiarci idee e
opinioni sui tragici fatti accaduti decidemmo di fare due passi a piedi. Una volta usciti,
quasi per puro caso, dato che non è quello il tragitto che solitamente percorriamo per
tornare nei nostri alloggi, ci siamo ritrovati a passeggiare proprio davanti al palazzo
dove ha sede la biblioteca. Lei ci prenderà per visionari signor Holmes ma, guardando in
una finestra a pianoterra, quella che dà nella sala di filosofia, ci è sembrato che
all'interno ci sia una luce accesa. Io, naturalmente ho le chiavi ma"senza
scomodare la polizia abbiamo deciso di venire qui per chiedere un consiglio ed
eventualmente un aiuto."- -"Stando così le cose cari signori"- disse
Holmes "non ci resta che andare subito a controllare di persona."- In meno di
mezz'ora eravamo davanti a quella finestra. L'osservammo a lungo ma dopo varie
supposizioni ci rendemmo conto del fatto che dal posto nel quale ci trovavamo nessuno
poteva essere certo se all'interno ci fosse o meno una luce accesa. C'era una
cosa sola da fare: entrare in biblioteca. Ma Holmes esitava e non riuscivo a capire la
ragione del suo strano comportamento.
"Signori"- disse ad un tratto -"voi questa sera, anzi, per meglio dire,
questa notte, siete venuti a cercarci confidando in un nostro consiglio e magari anche in
un nostro aiuto. Bene.E' arrivato il momento di ricevere sia il consiglio che
l'aiuto. Non vi è dubbio che a questo punto è necessario che qualcuno vada a
controllare di persona quello che succede all'interno della biblioteca. E questo
qualcuno sono io. Ma è anche necessario che là dentro io entri da solo mentre voi tutti
aspetterete con gli occhi bene aperti davanti al portone d'ingresso. Al primo, seppur
timido accenno di protesta, Holmes continuò -"Queste sono le mie condizioni
indispensabili per ottenere l'aiuto che avete chiesto, altrimenti, cari e stimati
signori, l'indirizzo di Scotland Yard lo conoscete."- -"Ma noi siamo
preoccupati per quello che le potrebbe succedere . Entrando là dentro da solo il rischio
di correre dei seri pericoli è sicuramente più alto di quelli che potremmo correre tutti
insieme."- disse uno dei professori . -"Vi ringrazio molto di queste vostre
premure ma in ogni caso non posso far altro che ribadire le mie condizioni."- fu la
risoluta risposta del mio amico. -"Se vuole così signor Holmes, seppure a malincuore
non ci resta che obbedirle."- disse allora il direttore.
Io dal canto mio non dissi niente. Ero sorpreso dalle parole di Homes ma in cuor mio ero
certo che il mio amico sapeva bene quel che faceva e sapevo anche che non era davvero il
caso di contraddirlo. Holmes controllò la sua pistola ed entrò senza fare il benché
minimo rumore. Passai un quarto d'ora pieno d'angoscia e di brutti pensieri.
Trasalivo ad ogni minimo rumore, ad ogni fruscio e guardavo negli occhi i miei compagni
notturni. Quanta differenza tra la mia e la loro attesa! Loro aspettavano notizie
sull'assassino io aspettavo notizie del mio amico. Ad un tratto quel piccolo chiarore
che non avevamo smesso di osservare nemmeno per un momento scomparve all'improvviso.
La mia angoscia aumentava. Passarono altri lunghissimi minuti poi, finalmente, Holmes
uscì.
"La luce prodotta da quel lampione andava a riflettersi in una placca di metallo che
era fissata in uno dei libri della biblioteca."- disse Holmes indicando la fonte di
luce posta proprio sotto le nostre teste. -"Ho spostato di qualche centimetro quel
volume e ho dato un'occhiata nelle sale. E' tutto perfettamente in ordine e
penso proprio che possiamo andarcene a dormire tranquilli."- Sollevati tornammo sui
nostri passi. Una volta soli Holmes diventò improvvisamente serio."- -"Bisogna
far presto Watson. Non ci rimane più tanto tempo per agire. Dobbiamo fare in modo che
l'assassino perda la calma e faccia una mossa sbagliata. Ancora siamo in tempo per
smascherarlo ma da un momento all'altro la situazione potrebbe irreversibilmente
ribaltarsi a suo favore."- -"Se la situazione è così grave"- dissi io
tanto vale giocare d'azzardo. Si potrebbe far credere all'assassino che abbiamo
in mano carte che invece non possediamo."- Holmes non fece nessun commento alla mia
proposta ma mi sembrò che per un attimo le rughe che segnavano la sua fronte inquieta si
distendessero un poco. Camminammo in silenzio fino a casa. Nonostante tutto quello che mi
era accaduto il sonno non tardò ad arrivare. La mattina dopo, come spesso succedeva in
quelle occasioni, mi accorsi che Holmes si era svegliato molto prima di me. Osservando
quello che rimaneva della sua frugale colazione dedussi che doveva essere uscito quasi
sicuramente da più di un'ora. Mi compiacqui del fatto che per una volta ero riuscito
a mettere in pratica gli insegnamenti del mio amico e mi misi di nuovo ad aspettarlo.
Verso la dieci tornò. -Watson"- mi disse appena ebbe aperta la porta -"se non
ha niente in contrario mi farebbe piacere se venisse con me in biblioteca."-Alle
undici eravamo di nuovo là. Come mi aveva spiegato il mio amico strada facendo tutti
coloro che erano presenti sul luogo del delitto erano stati convocati nell'ufficio
del direttore dove Holmes avrebbe illustrato ai presenti i risultati delle sue indagini.
-"Signori"- cominciò scandendo lentamente le sue parole -"io non conosco
ancora il nome dell'assassino ma vi posso assicurare che entro pochi giorni egli
sarà consegnato alla giustizia. Per fare questo basterà cercare l'arma del delitto
che non può che essere nascosta tra queste mura e, una volta trovata, non bisognerà far
altro che portarla a far vedere in un certo negozio dove si ricorderanno certamente a chi
l'hanno venduta. Mi è stato riferito che il manico è di una foggia particolarissima
e dalle informazioni in mio possesso so con sicurezza che quell'arma, nonostante la
grandezza di Londra, può essere stata venduta solo in un determinato luogo. Da adesso in
poi intensificheremo le ricerche e vi assicuro che la troveremo e con lei troveremo anche
l'assassino."- Uscendo dall'ufficio del direttore aspettai che tutti si
fossero allontanati.
"Ha deciso che è venuto il momento di tendere la sua trappola."- dissi ad
Holmes sottovoce. -"Sì, è venuto il momento. Ma da adesso in poi, caro amico, stia
molto attento."- Mi rispose . -"Molto attento."- Poco dopo ricominciammo a
rovistare tra gli scaffali ma solo all'ora di chiusura mi resi effettivamente conto
delle intenzioni del mio amico. Erano all'incirca le otto quando Holmes dopo aver
atteso che tutte le luci fossero state spente a bassa voce si rivolse a me dicendo
-"Si nasconda senza far rumore sotto quella scrivania. Io arrivo fra poco. Ah"mi
raccomando, tenga la pistola ben carica e a portata di mano."- Aspettai al buio. Dopo
pochi minuti sentii dei passi. La mia mano si strinse istintivamente intorno al calcio
della pistola. Quando mi accorsi che era Holmes tirai un sospiro di sollievo.
-"D'ora in poi Watson non ci resta che starcene qui in silenzio pronti a
percepire il benché minimo rumore. Ma per quella notte l'attesa fu vana. E per altri
due giorni seguii Holmes nelle sue ricerche in biblioteca e per due notti mi trovai a
dividere con lui interminabili e fino a quel momento inutili attese. Non riuscivo a capire
dove trovasse la forza per non crollare. In quei giorni infatti Holmes mangiava pochissimo
e praticamente non si prendeva un attimo di riposo mentre io di notte mi abbandonavo a
rigeneranti pisolini che terminavano mio malgrado quando il mio compagno di attesa
riteneva che il seppur leggero rumore che facevo dormendo poteva essere sentito da un
potenziale visitatore notturno. La quarta notte arrivò accompagnata dal sonno arretrato e
dai brontolii di uno stomaco stanco di essere maltrattato. Non succedeva nulla. Un
campanile poco lontano suonò tre rintocchi. Ero in un dormiveglia popolato da libri che
si muovevano e da strane figure che cercavano invano di rimetterli al loro posto su degli
scaffali altissimi e irraggiungibili. Sentii la mano di Holmes stringere forte il mio
braccio destro. Un lieve, lievissimo rumore sembrò provenire dal fondo del corridoio. Poi
più nulla."-Seguirono alcuni minuti di silenzio irreale. Sembrava che anche il mondo
di fuori aspettasse col fiato sospeso l'evolversi degli eventi. Tutte le nostre forze
erano concentrate nel cercare di percepire un nuovo seppur piccolo rumore che sembrava non
voler più arrivare. I miei muscoli tesi mi facevano quasi male. Ma all'improvviso a
pochi metri da noi si accese una luce. Piccola e flebile ma per me talmente inaspettata
che per poco non rischiai di tradirmi. Per fortuna Holmes già da alcuni secondi prima mi
aveva appoggiato un braccio sulla spalla facendomi percepire che avrei dovuto stare
immobile qualunque cosa fosse successa. La figura vestita con un mantello nero si muoveva
lentamente ma con familiarità nella sala.
Il lumicino veniva a mano a mano accostato al dorso dei libri collocati in uno scaffale
posto sul lato destro della finestra. Poi la luce si spense e alcuni attimi dopo sentimmo
che un pesante volume era stato appoggiato proprio sul tavolo sotto il quale eravamo
nascosti. Vedevo o forse credevo di intravedere al buio le scarpe nere del nostro uomo. Ad
un tratto si sentì un altro rumore metallico e la lucina si riaccese. Come un gatto
Holmes sbucò fuori dal nascondiglio con la pistola in pugno. -"Fermo professor
Parimoor! La mia pistola è carica e non esiterò a sparare se sarà necessario!"-
L'uomo dopo alcuni secondi di stupore accennò alla fuga ma Holmes che aveva
approfittato della sorpresa gli era già addosso e lo fermò puntandogli contro la sua
pistola. -"Watson presto! Accenda la luce e vada a chiamare i due agenti che sono
nascosti nell'ufficio del direttore."- Quando tornammo nella sala Holmes fece
cenno al poliziotto di prendere il pugnale appoggiato sul tavolo. -"Quella è
l'arma del delitto agente."- gli disse -"ne abbia cura."-
Il giorno dopo il professor Parimoor era anch'esso rinchiuso in una solida cella di
una delle prigioni di Sua Maestà. Fuori l'aria era frizzante e il cielo di un
azzurro chiaro. Holmes ed io ci eravamo concessi una piacevole passeggiata lasciandoci
accarezzare da un tiepido e timido sole. -"Mio caro amico"- gli chiesi ad un
tratto -"ma come faceva a sapere che quel pugnale era nascosto proprio in quella
stanza?"- -"Non ha sentito quello che ho raccontato alla polizia questa
notte?"- mi rispose. -"In tutta onestà Holmes devo ammettere di essermi
addormentato al comando"- -"Mio caro e prezioso amico!! Aveva tutto il
diritto di addormentarsi dopo le peripezie passate."- disse Holmes di buonumore e
continuò -" quando lei è andato al capezzale di quel malato io ho continuato le mie
ricerche in biblioteca e ad un certo punto nascosto nell'interno del dorso di un
grosso libro ho trovato il pugnale. Aveva veramente un'impugnatura fuori dal comune.
A quel punto pensai che i giochi erano davvero fatti e mi recai in tutta fretta a sentire
il parere di diversi armaioli della città. Ma le mie speranze andarono presto deluse.
Vista la foggia davvero strana infatti, quasi tutti gli armaioli riconobbero il pugnale ma
mi dissero anche di averne venduti tanti esemplari, tutti uguali. Dovetti ritornare sui
miei passi. Non era quella la via da seguire per scoprire l'assassino. -"E
così"- dissi allora io "decise di giocare d'astuzia."- -"Si
Watson. Del resto non potevo fare altrimenti. Rimisi il pugnale nel posto dove
l'avevo trovato e feci sapere all'assassino, tramite quella riunione alla quale
ha partecipato anche lei nell'ufficio del direttore, che se avessi trovato
l'arma avrei trovato anche lui."- -"Ma perché l'assassino non si era
ancora impossessato del pugnale?
Non doveva essere difficile per lui rimanere per qualche minuto almeno solo nella sala
dove c'era l'arma nascosta."- gli domandai -"Si ricorda Watson di
quegli individui che erano seduti in biblioteca e che a lei sembravano per lo meno
strani?"- -"Si, mi ricordo perfettamente."- "Erano poliziotti in
borghese e durante l'orario di apertura non abbandonarono quelle sale nemmeno per un
istante. Per questo il nostro uomo non aveva potuto riprendersi il suo pugnale. "-
-"Si doveva sentire veramente in una brutta situazione."- dissi. -"Si,
questo è vero ma anche Scotland Yard non poteva tenere i suoi uomini lì in eterno ed era
per questo che bisognava far presto, molto presto. Poi, quando quella notte il direttore e
i tre professori, uno dei quali era Parimoor, vennero a trovarci a Baker street capii che
l'assassino voleva ad ogni costo impossessarsi di quell'arma e per fare questo
era disposto anche a cercare di entrare in piena notte in biblioteca inventando la scusa
di una luce accesa."- -"E così lei ha deciso che era venuto il momento di
tendere la sua trappola."- -"Si Watson. Una trappola che ha funzionato."-
Camminammo per alcuni istanti in silenzio. La giornata era davvero deliziosa. -"Ma
Holmes"- dissi ad un tratto -" come faceva a conoscere il nome
dell'assassino?"- -"All'inizio Watson avevo solo dei sospetti ma poi
col passare del tempo questi sospetti diventarono sempre più certezze. Nelle carte del
povero professore infatti si parlava chiaramente di alcune gravi irregolarità che erano
state commesse da un suo collega. Irregolarità che riguardavano un'importante
ricerca che alcuni studiosi stavano portando avanti insieme. Poi dagli archivi che ho
controllato risultò molto chiaramente che questa figura non poteva non essere che il
professor Parimoor. Ma a parte il suo tentativo di entrare in biblioteca, tentativo che ha
avvalorato ulteriormente i miei sospetti il fatto che mi confermò senza ombra di dubbio
l'identità dell'assassino fu un altro."- Holmes guardò per un momento il
cielo terso e continuò -" Joseph. Quel nome invocato dal professore negli ultimi
istanti prima di morire mi mise sulla strada giusta. -"Joseph?!"- esclamai
sorpreso. -"Ma il professor Parimoor non si chiama Joseph, si chiama Carl."-
-"Ma Joseph non è il nome dell'assassino."- mi rispose. -"Come le ho
già accennato e come certamente lei saprà Watson i professori collaborano spesso tra
loro intrecciando anche diverse ricerche ma di tutte quelle in corso ce n'era una,una
sola di queste che la vittima stava portando avanti con un solo assistente. La ricerca
riguardava un certo Joseph La Pere, un religioso e uomo di stato francese che visse a
cavallo tra il cinque e il seicento e quell'assistente era il nostro Parimoor."-
Holmes mi guardò per un istante e continuò -"non stia lì con quella faccia
sorpresa Watson! quell'autore francese non lo conoscevo. Sono andato a controllare in
un' enciclopedia della biblioteca."- Tra noi scese di nuovo un silenzio pieno di
piacevoli sensazioni. -" A proposito Watson. Dobbiamo tornare in biblioteca a cercare
quel dato. Quel dato che mi mancava per terminare il mio studio sui criminali
dell'epoca."- -"Certo mio caro amico"- gli risposi -" certo. Ma
che ne dice se per oggi continuiamo a goderci questa bella e tranquilla giornata di
sole?."-