L'avventura dell'ospite notturna
di Valter Pandolfi
Era la mezzanotte di una tipica giornata di novembre, l'aria era più umida che fredda e una nebbia testardamente fitta avvolgeva silenziosa i palazzi e le strade della vecchia Londra.
All'interno di una carrozza il mio amico Holmes ed io stavamo comodamente ripensando allo spettacolo teatrale al quale avevamo appena assistito.
Avvolti nei nostri cappotti che ancora custodivano il tepore delle sale del teatro ci guardavamo senza dire una parola. Se non avessi conosciuto già da diversi anni il mio famoso compagno di viaggio avrei anche potuto sentirmi offeso dal suo mutismo. Ma non era così. Anzi, ero davvero grato ad Holmes di aver, ore prima, abbandonato i suoi amati esperimenti chimici per accompagnarmi a teatro. Il suo silenzio valeva per me come la prova che la serata era stata di suo gradimento. Il battito regolare degli zoccoli del cavallo e il fragore robusto ma per niente fastidioso delle ruote della carrozza all'improvviso sembrarono venir come raddoppiate da un eco lontano. Il rumore che andava facendosi a mano a mano più forte ad un tratto ci affiancò per superarci un attimo dopo allontanandosi in fretta nel buio della notte.
-"Penso proprio, mio caro Watson, che la nostra serata non sia affatto conclusa, anzi, promette di riservarci interessanti sorprese!"- disse il mio amico con un'improvvisa luce negli occhi.
-"Cosa glielo fa pensare Holmes? Dopotutto siamo tranquillamente seduti al caldo e mi sembra che fino a questo momento non sia successo proprio niente di particolare.-"
-"Proprio niente non direi mio caro compagno di tante avventure, al contrario. Mi sento di affermare che quello che è accaduto pochi istanti fa abbia un significato molto preciso.-"
Lo guardai stupito al ché Holmes continuò "- Va bene che lei ha appena assistito ad un eccellente spettacolo teatrale e probabilmente oltre che soddisfatto non vede l'ora di abbandonarsi nelle braccia di Morfeo ma dove crede che stia andando quella carrozza che ci ha appena sorpassati ad una velocità, che a giudicare dalla frequenza del numero dei colpi degli zoccoli era più del doppio della nostra e che si è poi fermata proprio qualche istante fa a circa duecento yards dal punto che stiamo percorrendo adesso?"-
Incuriosito guardai fuori dal finestrino. -"Ma siamo appena entrati nella nostra Baker street"-dissi a voce alta e aggiunsi -"Lei ha ragione amico mio, perfettamente ragione. A quella velocità, di sabato notte, nella nostra via non può cercare che noi !"-
-"E non è certamente una visita di piacere"- aggiunse Holmes mentre la nostra carrozza si fermava davanti al nostro portone. Un vetturino dall'aria scocciata e infreddolita e una figuretta femminile che si muoveva in preda ad una inarrestabile frenesia si aggiravano con aria interrogativa poco lontano dalla nostra abitazione.
-"Scusate signori potreste essere così gentili da indicarmi la casa del signor Sherlock Holmes? è una questione di vitale importanza per me."- disse la giovane donna correndo verso di noi.
-"Signorina, la prego di calmarsi un poco e di seguirci nel nostro appartamento. Lì potrà raccontarci tutto quello che vuole. Sherlock Holmes sono io."-
Accesi con cura il caminetto mentre Holmes offriva un liquore alla signorina.
Che creatura incantevole! Era infreddolita, stanca, piena d'angoscia ma, nonostante il drammatico momento che stava vivendo, tutto in lei esprimeva una tenera dolcezza e una grazia innata e senza tempo. Parlò a lungo, fermandosi di tanto in tanto a riprendere fiato. A volte balbettava, a volte il suo racconto era interrotto da improvvise crisi di pianto. L'agitazione l'attanagliava, le sue parole erano confuse, concitate, impregnate di quella incredula inquietudine che provano le persone davanti a fatti tragici e inaspettati e ai quali non sono abituati. Holmes l'ascoltò in perfetto silenzio fino a quando la ragazza gli domandò quasi all'improvviso -" Allora signor Holmes! Riuscirà a risolvere questo terribile mistero?! Ci aiuti la prego! La nostra vita è così piena di paura e di dolore! "-
Holmes si alzò dalla poltrona, prese una pipa e dopo aver ricevuto un cenno d'assenso dalla ragazza la caricò con cura, l'accese e si sedette di nuovo immergendosi in una delle sue profonde riflessioni.
La giovane avrebbe voluto parlare ancora ma io le feci cenno di aspettare in silenzio. Passarono alcuni minuti poi il mio amico, dopo aver dato due lunghe boccate si rivolse alla nostra graziosa ospite notturna
-"Se ho ben capito signorina...signorina..."- -"Oh, mi scusi tanto signor Holmes. Non le ho nemmeno detto chi sono. Mi scusi davvero. Mi chiamo Elisabeth Hammond e mio zio è Charles Hammond..."- -" Il celebre collezionista di libri antichi?"- le chiese Holmes. -" Proprio lui".-rispose la ragazza -" Oh povero zio! E' così buono, così generoso con tutti..."- -"Se ho ben capito signorina Hammond verso le nove e mezza di ieri sera nella villa dove abita con zuo zio, sua zia e la servitù, mentre lei dormiva, un individuo armato di un coltello ha ucciso sua zia e ha ferito in modo grave suo zio riuscendo poi a dileguarsi rapidamente senza essere visto né tanto meno acciuffato da nessuno."- -"Si signor Holmes è andata proprio così...e anche se avessimo visto l'assassino sarebbe stato impossibile per noi cercare di raggiungerlo. Come le ho detto prima, nella villa oltre a me e ai miei zii vivono due domestiche, una di cinquantadue anni e una di quindici per niente robuste e Peter il giardiniere che ha ottant'anni e, pover'uomo, fa fatica a reggersi in piedi da solo. Lo zio ci si è affezionato e penso proprio che il vecchio Peter passerà con noi gli ultimi anni della sua vita."- Fuori la nebbia si era diradata di colpo e la pioggia cadeva con una delicata insistenza. Nella stanza si diffondeva l'odore di legna bruciata e il profumo inebriante della signorina Elisabeth.-" Da quello che mi ha raccontato"- disse Holmes -" Suo zio in questo momento si trova a letto nella villa. Dato che il dottore è già accorso devo desumere che il ferito è in condizioni tali da non poter essere trasportato in un ospedale "- -"Sì signor Holmes è proprio così. E mi scusi ancora se nella fretta ho dimenticato di raccontarle delle cose importanti, ma l'emozione..."- -" Lei è scusata signorina e comunque con quello che mi ha raccontato mi ha fornito molte più informazioni di quanto lei crede."- La ragazza mi guardò per un istante. Le sue mani si torturavano nervosamente. Holmes continuò. -" Lei signorina abita a sette miglia a nord di Londra, i tragici avvenimenti sono accaduti quando lei già dormiva e quasi certamente è stata svegliata di soprassalto, dopodiché è scesa a pianoterra, ha visto quella scena terribile, si è fatta coraggio nemmeno lei sa come, ha mandato qualcuno a chiamare un dottore e, aiutata dalla servitù ha adagiato suo zio in un letto o in un divano e lì gli ha prestato le prime cure. Poi, circa un'ora dopo dall'arrivo del dottore lei ha lasciato quest'ultimo al capezzale di suo zio e, temendo che l'assassino potesse tentare di uccidere ancora è salita in camera sua, si è vestita senza accendere la lampada e con la carrozza sulla quale era giunto il dottore è venuta a cercarci."- La ragazza spalancò i suoi grandi occhi azzurri -" Ma...come...come..."- -"Niente di più semplice signorina. Ho sentito quello che ha detto al vetturino e quanto denaro gli ha dato. Ho osservato poi che sia le sue scarpe che le ruote della carrozza erano sporche di un particolare terriccio che intorno a Londra si può trovare solo in alcune zone situate a nord e la distanza è presto calcolata. Il fatto poi che lei era già in tenuta da notte quando ha sentito le grida è evidente perchè in parte quei vestiti li sta indossando anche adesso e quelle macchie fresche di sangue che, mi scusi, le sporcano la sottoveste testimoniano che lei ha avuto contatti con suo zio anche dopo che era stato ferito.
In seguito ha assistito il dottore per poco meno di un'ora, poi ha deciso di venirci a cercare. Allora è salita in camera sua e, in preda ad una tensione crescente, non ha nemmeno acceso la lampada, si è vestita in fretta al buio e con una scarpetta di colore verde e una di colore blu è corsa da noi con l'unica carrozza disponibile al momento cioè quella sulla quale era giunto il dottore."- La ragazza si guardò per un attimo le scarpe arrossendo di un tenero pudore.
-"Oh signor Holmes! Non ci avevo proprio fatto caso a tutti questi particolari. Ma ora che ho parlato con lei sono davvero fiduciosa che questa storia si concluderà senza ulteriori pericoli per nessuno."-
Holmes sospirò profondamente, poi si alzò dalla poltrona, si avvicinò al caminetto e poco dopo passò davanti la finestra. All'improvviso uscì dalla stanza e scese le scale di corsa. La ragazza mi guardò con aria interrogativa. Stavo per rassicurarla sulla salute mentale del mio compagno di casa quando Holmes ricomparve togliendomi da una imbarazzante situazione. -"Ho visto una carrozza che si era appena fermata qui sotto e, prima che ripartisse, ho pregato il vetturino di aspettare. Lei di certo adesso vorrà tornare alla villa per sincerarsi sulle condizioni di salute di suo zio e una carrozza in questi casi è del tutto necessaria."- -"Non so proprio come ringraziarvi signori! Grazie davvero per quello che fate e che farete per me e per lo zio. E' l'unico parente che ho al mondo e non so proprio come sarebbe la mia vita se gli accadesse qualcosa di male."- -"Se non ha nulla in contrario"- le disse Holmes -" Potremmo venire con lei alla villa senza aspettare domani mattina. Oramai sono le due passate e tanto vale esaminare il luogo del delitto prima che arrivi la polizia a rendere tutto più difficile."- Il sorriso che in quel momento apparve sul volto di Elisabeth resta ancora nella mia mente come uno dei ricordi più belli della vita.
-"Oh signor Holmes! Non avrei mai avuto il coraggio di chiedervi un simile favore ma è proprio quello che speravo. Grazie!"-
Partimmo sotto una pioggia che sembrava voler lavare ogni cosa. Nemmeno una stella nel cielo di Londra. Dopo qualche minuto di viaggio il mio amico si rivolse alla ragazza con una domanda improvvisa -" Lei vuole molto bene a suo zio ed è giustamente in pena per la sua salute ma come mai la tragica sorte della moglie sembra averla lasciata quasi indifferente?"- La giovane donna sussultò visibilmente ma dopo qualche attimo rispose con pronta franchezza -"Ha perfettamentee ragione signor Holmes. Da quando ci siamo incontrati non ho fatto che parlare di zio Charles mentre ho accennato soltanto per un momento alla morte della povera zia ma...le assicuro che non ero in cattivi rapporti con quella donna. Non abbiamo mai avuto quelli che si potrebbero definire momenti di intimità e di confidenza, questo è vero, ma posso assicurarle che la nostra coabitazione non ha mai conosciuto momenti di tensione."- Ci guardò per alcuni momenti e continuò -" Mio zio, dopo qualche anno di solitaria e dolorosa vedovanza spronato da me e dai suoi pochi ma fidati amici si convinse ad intraprendere un viaggio per l'Europa. Partii agli inizi della primavera lasciandoci nella speranza di vederlo tornare se non del tutto moralmente ristabilito almeno più sereno. Nei mesi che seguirono ricevemmo parecchie lettere e cartoline da diversi paesi del continente e quando, alla fine di settembre,lo zio tornò alla villa era acompagnato da quella donna. Si erano sposati due settimane prima. A dir la verità in un primo momento ci rimasi un po' male ma poi quando mi accorsi che erano una coppia affiatata e che allo zio era tornata la voglia di vivere fui contenta anch'io di quella nuova situazione. "- Ebbe un attimo di riflessione. -"Non era cattiva"- continuò -" Anzi, era molto gentile e a modo suo anche disponibile e generosa oltre ad essere molto bella e molto più giovane del marito ma nessuno, tranne forse lo zio stesso, riuscì ad entrare in confidenza con lei. Nessuno, me compresa. Ma lo zio Charles l'adorava ed era sempre molto premuroso nei suoi confronti...come anche mei miei del resto. "-
Arrivammo che pioveva ancora. Al pianoterra della villa c'erano due finestre illuminate. Tutt'intorno era il buio più assoluto. Nell'aria si sentiva l'odore di erba tagliata. Entrammo. In una stanza, vegliato da una domestica di mezz'età, steso su di un tavolo con il capo posato su di un cuscino giaceva il corpo senza vita della donna.Elisabeth corse subito al capezzale dello zio ferito. -"Adesso dorme signorina. Gli ho prestato tutte le cure necessarie e per ora non resta che aspettare"- le disse il dottore che ci salutò con cordialità. -"Onorato di fare la vostra conoscenza signori. Onorato e rinfrancato per dire la verità. Con l'assassino ancora in giro questa storia prima si conclude e meglio è. La polizia è convinta che si tratti di un pazzo maniaco ma io, anche se non ho la minima idea di come sia potuto accadere tutto questo, personalmente non ci vedo molto chiaro in questa faccenda..."-
-"Sono arrivati in fretta da Scotland Yard"- disse Holmes - "Sì, sono arrivati in fretta"- rispose il dottore -" ma non sono quelli di Londra, sono quelli della sezione posta vicino alla mia abitazione. Io abito a due miglia da qui e poco lontano da casa mia c'è un posto di polizia. Quando ho saputo che alla villa era successo qualcosa di grave ho mandato un mio domestico ad avvertirli ma per la verità, almeno fino ad ora, non hanno fatto altro che dare un'occhiata in giro e prendere qualche appunto poi hanno lasciato uno di loro di guardia alla villa e sono tornati al comando dicendoci che si sarebbero rifatti vivi alle prime luci dell'alba."- -"La ringrazio dottore"- disse il mio amico e continuò -"Può dirci in quali condizioni si trova il ferito?"- Il medico ci fece cenno di tacere e ci invitò a seguirlo in un corridoio lontano dallo sguardo trepidante di Elisabeth. -" E' fortunato che sia ancora vivo. Molto fortunato. L'assassino lo ha colpito più volte con una ferocia inaudita. Il signor Hammond ha ferite vicino alla gola che solo per puro caso non hanno leso nessun organo vitale, una in un braccio, profonda ma non mortale e un'altra, quella che mi preoccupa di più, che ha portato la lama a sfiorare il cuore. Per ora ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità. Non ci resta che aspettare."-
-"Dottor Palmerston, signor Holmes, dottor Watson venite presto!"- Alle grida di Elisabeth accorremmo tutti di corsa nella stanza del malato. -"Sembra che voglia dire qualcosa ma non riesco a capire le sue parole..."- Ci avvicinammo al letto. Il ferito era pallidissimo e un sudore freddo imperlava il suo viso e i suoi lineamenti erano tirati fino allo spasimo. Passarono alcuni lunghissimi secondi. -" Mia moglie...mia moglie...state vicino a mia moglie. Elisabeth...Elisabeth...Elisabeth..."- Disse con un filo di voce il signor Hammond prima di ricadere in un profondo torpore. -"Si è riaddormentato. Sicuramente lo sforzo è stato enorme. Ora dobbiamo assolutamente cercare di farlo riposare"- disse il dottore.
Nel lasciare la stanza salutammo Elisabeth che ci rispose con un timido sorriso. In fondo al corridoio, avvolto dalla penombra, scivolava la piccola figura del vecchio giardiniere. Tornammo sul luogo dove giaceva il corpo della povera morta. La donna di mezz'età che la vegliava non si era mossa da dove l'avevamo lasciata. -" Lei che mansioni ha alla villa?"- le chiese Holmes. -"Io mi chiamo Hilda Losey e mi occupo della cucina, della lavanderia e...dei bisogni della signora..."- Si strinse il viso tra le mani. -"Era brava la padrona. "- disse tra le lacrime. A noi della servitù ci ha sempre trattato bene e alla signorina Elisabeth non le faceva mancare nulla."- -"Forse un po' di affetto."- mormorai io dando voce a un pensiero che, senza che me ne fossi accorto, mi stava girovagando in testa da parecchio tempo. -" Non era mica tenuta a darglielo!"- disse la donna con un improvviso scatto d'orgoglio. -" Ma per quello che riguardava tutto il resto vi posso assicurare che i loro rapporti erano del tutto normali. Ogni volta che hanno trovato le pecore sgozzate la povera signora ha sempre cercato di consolare la nipote. La signorina Elisabeth è così impressionabile..."- Penso che anche il mio amico fu sorpreso nell'apprendere la notizia delle pecore sgozzate ma non lo diede comunque minimamente a vedere. Con calma, molta calma chiese alla donna -"Tornando solo per un momento a quell'episodio delle pecore trovate morte signora Losey mi può dire quante ne sono state sgozzate e qual'è il suo parere su questo episodio?"- La domestica ebbe un lungo attimo di esitazione poi, misurando le parole, rispose.
-"Da circa un paio di mesi almeno una volta la settimana nelle prime ore del mattino trovavamo una pecora morta nei dintorni della villa"- -"Pecore che appartenevano al signor Hammond?"- -"Sì signore...il padrone è proprietario di un discreto numero di pecore, di mucche e di cavalli e per quello che riguarda il mio parere su questa vicenda per me è stato qualche nemico del signor Hammond a uccidere gli animali. Il padrone è sempre stato buono e generoso con tutti ma a volte le persone brave hanno più nemici di quelle cattive."- -" Perchè allora non sono stati messi degli uomini di guardia, e perchè non avete avvertito la polizia?"- -" Ci avevamo pensato e ci avevano pensato anche i lavoranti che ogni giorno si occupano delle proprietà del padrone ma il signor Hammond non ha voluto sentire ragioni e ci ha detto che era inutile far rischiare la vita a qualcuno quando bastava chiudere bene porte e finestre per non correre nessun pericolo. E a noi non ci è restato che ubbidire ai suoi ordini."- -"Se non sbaglio lei ha parlato di lavoranti..."- -" Sì"- rispose la donna e continuò -" Sono degli operai che abitano non molto lontano dalla villa. Sono tutti ragazzi molto seri e affidabili. Praticamente il signor Hammond si fida ciecamente di loro."- -"Grazie signora Losey"- disse Holmes avvicinandosi al cadavere della sfortunata donna. Passarono alcuni minuti durante i quali l'unico rumore percettibile nella stanza era il nostro respiro. -"Guardi Watson"- mi disse ad un tratto il mio amico -"Il signor Hammond è pieno di lividi e ferite più o meno profonde mentre sua moglie è stata uccisa con un solo, preciso colpo di coltello. Un solo...preciso colpo"- e dopo un attimo aggiunse -"Venga Watson, andiamo a vedere l'arma del delitto, forse potrà rivelarci qualcosa di interessante"- -"L'arma del delitto l'ho pulita io signori"- disse all'improvviso la voce inattesa del giardiniere. -"Quando il poliziotto lo ha estratto dal corpo della signora era pieno di sangue e nessuno mi ha detto che non dovevo lavarlo"- -"Non importa"- fece Holmes con una punta d'impazienza nella voce. -"Ma comunque vorrei che mi facesse la cortesia di mostrarmelo ugualmente:"-
Il vecchio ci portò in cucina e ci mostrò il coltello. Un coltello molto strano e poco usuale per la verità. La lama, che al vertice era piccola e appuntita, mano a mano che si avvicinava al manico si faceva più ampia, fino a raggiungere, nel momento che entrava nell'impugnatura di legno, dimensioni di un'insolita grandezza. Holmes la guardò a lungo con estremo interesse, poi andò ad osservare di nuovo la ferita della morta. -" Guardi questa ferita Watson, la guardi bene e mi dica cosa ne pensa."- Il mio amico aveva l'aria di aver fiutato una buona traccia. -"Il foro dove è penetrata la lama è molto piccolo."- dissi dopo alcuni minuti di attenta osservazione -"C'è da dedurne che è molto probabile che la ferita, seppur mortale non sia poi tanto profonda."- -"Proprio così amico mio, proprio così. E questo è un fatto al quale dobbiamo dare la dovuta importanza"- disse Holmes facendomi cenno di seguirlo. -"Andiamo a sincerarsi sulle condizioni del signor Hammond."- mi disse. L'uomo era immerso in un sonno profondo. Il dottor Palmerston strinse per un momento le mani della signorina Elisabeth poi si rivolse verso di noi. -"Le ferite sembrano non sanguinare più e il respiro si è fatto più regolare. la febbre, anche se ancora molto alta si è stabilizzata. Tenuto conto che la sua fibra è molto robusta mi sento di essere abbastanza ottimista per quello che riguarda le possibilità di ripresa del signor Hammond, anche se per lui sarà molto dura accettare la morte della povera moglie."-
Andai a rincuorare la signorina Elisabeth mentre Holmes e il dottor Palmerston tornarono nella stanza dove giaceva il corpo della povera signora. Una decina di minuti dopo Holmes mi chiamò -"Watson"- mi disse -" Se la sente di stare qui per un paio d'ore ad assistere il signor Hammond mentre il dottor Palmerston ed io andiamo al più vicino posto di polizia?"- -"Certo mio caro amico"- gli risposi -"Ma stia attento, fuori potrebbero esserci ancora dei pericoli."- -"Grazie per le sue premure Watson ma non stia a preoccuparsi più di tanto, forse la soluzione di questo caso è più vicina di quanto si creda."- Poco dopo, nel silenzio della notte ancora profonda risuonò il rumore di due cavalli al galoppo e la debole luce di una lampada illuminò per qualche istante i dintorni della villa. L'attesa fu abbastanza lunga. Il malato dormiva mormorando di tanto in tanto parole incomprensibili. Elisabeth non abbandonò nemmeno per un istante il capezzale dello zio fino a quando, spossata dal sonno e dalle emozioni non si addormentò, contro la sua volontà, sulla poltrona sulla quale era seduta. Il cielo cupo della notte stava lentamente rischiarandosi. Passai quasi un'ora nel dormiveglia sincerandomi di tanto in tanto sulle condizioni del ferito. Ad un tratto sentii arrivare una carrozza. Uscii dalla villa. L'aria frizzante mi assalì il viso. Dalla carrozza scesero Holmes, il dottor Palmerston e un agente di polizia. -"Come sta il ferito?"- mi chiese subito il dottore. -" Nessuna novità di rilievo"- risposi -"Il respiro è regolare, il polso è alto ma entro limiti accettabili e la febbre, seppur di poco, è calata."- -" Venga con noi Watson"- mi disse Holmes -" Ci aspetta un compito abbastanza spiacevole ma molto importante."- Seguii il mio amico e il dottore nella stanza della morta e devo dire che anche per me, per un vecchio chirurgo militare un'autopsia è pur sempre un'esperienza che cambierei volentieri con una passeggiata sulle rive del Tamigi. Ma in effetti, come aveva detto Holmes, stavamo cercando un indizio importante. Dovevamo riuscire a capire con la massima precisione possibile la profondità della ferita che aveva causato la morte della povera donna e dovevamo anche scoprire in che modo l'arma era penetrata nel corpo della vittima. Dopo alcune ore di impegnativo lavoro riuscimmo nell'intento ch ci eravamo prefissati. Fuori, intanto, si sentivano le voci di parecchi poliziotti. Holmes appoggiò il bisturi e la lente su un tavolino e si sedette su di una sedia. -"Starà sentendo anche lui la fatica?"- mi domandai. -"La ringrazio caro Watson per la sua preziosa collaborazione."- mi disse Holmes rialzandosi e continuò -"Come avrà appurato, la ferita che abbiamo appena finito di esaminare non è molto profonda e la direzione da dove, con molta probabilità, è partito il colpo è, a prima vista, apparentemente molto strana. Ma questa stranezza invece ha una sua precisa logica, come logico è anche il fatto che il cuore sia stato raggiunto dalla lama ma non oltrepassato. E' un importante indizio, caro watson, anche se non è ancora il momento di cantare vittoria."- Stette per qualche istante in silenzio poi si rivolse di nuovo a me. -"Avrebbe la gentilezza di accompagnarmi in un viaggio di un paio di giorni in una ridente cittadina situata a nord-est di Londra?"- -" E c'è bisogno che me lo chieda?"- risposi io con un sorriso. Il mio primo sorriso spontaneo dall'inizio di quella avventura. -" Ma qui alla villa qualcuno potrebbe correre dei gravi pericoli."- dissi subito dopo. -" Non credo che sia così mio buon Watson, ma comunque anche se ci fosse un assassino in giro non sarebbe così incosciente da tentare di colpire di nuovo con la presenza di due poliziotti che sorveglieranno la villa giorno e notte."- -" Così Holmes possiamo partire più tranquilli."- dissi con un sospiro di sollievo. -"Sono quasi sicuro che non serva ma sono stato proprio io a chiedere alla polizia di tenere d'occhio questo posto, in certi casi la prudenza non è mai troppa e vista la disponibilità degli agenti e dei loro superiori perchè rischiare inutilmente? Anche una possibilità su mille non deve essere sottovalutata."- -" E questa notte dove siete andati?"- gli domandai. -" Siamo andati al posto di polizia che si occupa del caso a chiedere il permesso di poter effettuare l'autopsia al più presto. C'erano molti punti importanti da chiarire e non era davvero il caso di perdere tempo prezioso...E ora che quello che c'era da scoprire alla villa l'abbiamo scoperto non ci resta che andare a cercare gli ultimi anelli di questa storia e mettere insieme tutta la catena."-
Per affrontare la prima breve tappa del nostro viaggio approfittammo di un gentile passaggio offertoci dalla polizia di Sua Maestà. Arrivammo ad un piccolo municipio dove il mio amico chiese ed ottenne di poter dare un'occhiata a degli incartamenti che riguardavano le famiglie della contea. Holmes scartabellò a lungo tra quelle carte polverose poi ad un tratto lanciò un grido di soddisfazione, prese una penna e scrisse alcuni appunti. -" Watson, forse ci siamo. Corriamo alla stazione a prendere il primo treno che ci porti alla meta."-
Durante il viaggio ammirando spesso dai finestrini la bellezza del paesaggio parlammo di musica, di teatro e delle rocce presenti nell'Inghilterra meridionale. Il mio amico era tranquillo, insolitamente loquace. Ci concedemmo anche un'oretta di sonno e quando arrivammo alla stazione di un grazioso paesino bagnato dal fiume Severn, Holmes si alzò e mi invitò a fare altrettanto. -" Andiamo caro Watson, siamo arrivati e se tutto andrà secondo le previsioni questa sera ci potremmo permettere una bella cena seguita da una bella dormita in una dei confortevoli alberghi di questa cittadina."- Ero contento, ma non sorpreso, dal buonumore del mio amco. Significava che molto probabilmente si sentiva vicino alla soluzione del caso. Camminammo per parecchi minuti accarezzati dal sole di una giornata che non aveva niente in comune con quella che c'eravamo lasciati alle spalle. Holmes si fermò davanti ad un grande palazzo chiaro. Sembrava a prima vista una bella e spaziosa residenza signorile ma appena fummo entrati mi accorsi subito che era un manicomio. Holmes si fece annunciare e poco dopo fu fatto entrare nell'ufficio del direttore. Erano passati alcuni minuti quando dallo stesso ufficio vidi uscire una giovane donna che tornò pochi istanti dopo tenendo in mano una voluminosa cartella marrone. Passarono altri minuti nei quali io, dal corridoio dove stavo aspettando mi resi di nuovo conto, davanti alle sofferenze di tanta gente, soffrenze che risvegliavano in me antichi ricordi di guerra, di come sia triste la sorte di tanti esseri umani e come siano stupidi a volte i motivi per i quali noi, uomini fortunati, riusciamo spesso a rovinarci la vita. I miei pensieri furono interrotti quando Holmes, con aria soddisfatta, uscì dall'ufficio del direttore. -" Caro Watson, ora possiamo goderci una bella passeggiata e una bella cena."- -" Cosa ha scoperto Holmes? Non mi faccia stare sulle spine."- -" Abbia solo un altro giorno di pazienza caro amico, poi le spiegherò ogni cosa, punto per punto. Se le raccontassi tutto ora potrei incorrere in qualche piccolo errore e lei sa che io non amo gli errori. Ma, se è questo che le interessa, posso assicurarle che nessuno degli abitanti della villa sta correndo dei pericoli."- -" Come vuole."- dissi con aria arrendevole. -"Non le chiederò più niente ma almeno mi tolga una curiosità, tanto per farmi capire se le mie intuizioni sono esatte o meno.Chi è veramente la moglie del signor Hammond?"-
-" Non mi sorprende la sua domanda Watson.L'ho sempre considerata un uomo arguto."- mi rispose Holmes rivelandomi poco dopo il vero cognome della donna. -"Ma."- gli chiesi -"Non sarà mica per caso una parente di..."- -"Non una parente qualsiasi Watson, ma la figlia, una delle sue figlie, quella figlia avuta fuori dal matrimonio ma comunque amata e riconosciuta in gran segreto, un segreto che, se rivelato, potrebbe significare la rovina della carriera politica del padre e forse anche la rovina dell'intera Inghilterra."- A quelle parole dovetti impallidire visibilmente. Ma Holmes cercò subito di tranquillizzarmi. -"Ma non si preoccupi caro e prezioso amico. Come le ho detto e come lei ha ampiamente capito nessuno corre più pericoli alla villa e nessuno, a parte quelli che sono già a conoscenza dei fatti verranno a sapere i segreti più profondi di questa vicenda."- Capii che per il momento potevo accontentarmi di quello che già sapevo e non insistetti.
Passammo una magnifica serata e una nottata davvero riposante. La mattina dopo di ottimo umore partimmo alla volta della villa dove si sarebbe dovuto svolgere l'ultimo atto di quella misteriosa avventura. Appena arrivati fummo accolti dal sorriso stanco ma luminoso di Elisabeth e dallo sguardo rilassato del dottor Palmerston.
-"Ha una fibra d'acciaio."- ci disse subito il dottore non riuscendo a nascondere la sua soddisfazione -" E' fuori pericolo."- Entrammo nella stanza dove era ricoverato il signor Hammond. Sulla porta incontrammo un poliziotto che stava uscendo in quel momento con un taccuino in mano.
Elisabeth si portò una mano alla bocca per non lanciare un grido. -"Non preoccuparti adorata nipote mia, non preoccuparti..."- disse il ferito -"L'avevo già intuito da tempo che mia moglie era morta. Da quell'inconsapevole agente ne ho avuta solo la conferma ma gli sguardi smarriti di tutti voi erano molto più eloquenti di qualsiasi parola."- Riprese fiato e continuò. -"Nonostante il dolore che provo non ho alcuna intenzione di lasciarti sola al mondo. Ho voglia di guarire. A cosa servirebbe un'altra morte? Solo a portare nuovo dolore e nuova desolazione."-
A quelle parole Holmes ebbe un gesto di approvazione, poi mi guardò e mi disse -" Venga Watson, andiamo a tirare giù il sipario di questa vicenda."- Lo seguii nella sala dove, tra quattro candele accese era posta la bara ormai chiusa della morta. A vegliarla c'erano la signora Losey e il vecchio giardiniere.
-"Signora Brown può venire di là un momento per favore, debbo parlarle."- disse Holmes all'improvviso. La donna sgranò gli occhi, le guance le diventarono di pietra bianca. -"Mi ha sentito signora Brown?"- disse ancora Holmes.
La voce della donna pareva venire da un mondo lontano. -"Come fa a...come fa a sapere il mio...il mio vero nome? Come è riuscito a scoprire la verità...?"- -"L'ho scoperta seguendo la logica signora Brown. La logica. E la verità che appariva a prima vista di logica ne aveva ben poca."- le rispose Holmes e continuò. -" E adesso, se non vi dispiace, siete tutti pregati di seguirmi nella camera del signor Hammond."- Ci fece strada senza ulteriori parole. Nel corridoio però si rivolse ancora alla signora Brown. -"Signora, la prego di andare a chiamare sua figlia. Adesso ha quindici anni e all'epoca del matrimonio del signor Hamond ne aveva undici compiuti e non può non essere al corrente dei fatti accaduti ed è meglio per tutti che sappia che certe cose non dovranno mai essere rivelate."- La donna per un momento guardò il mio amico negli occhi. Holmes allora disse ancora. -"Naturalmente signora se sua figlia non è al corrente di nulla non la obbligo di certo io ad andarla a chiamare."- Senza una parola la signora Brown andò al piano superiore. Il famoso detective aveva ancora una volta colpito nel segno. Pochi minuti dopo eravamo tutti al cospetto del signor Hammond.
-" Signor Holmes...so che le devo delle spiegazioni ma..."-
-" Mi scusi se la interrompo signor Hammond ma lei è ancora troppo debole per parlare a lungo e, se permette, vorrei essere io il primo a prendere la parola."-disse il mio amico. Il ferito allora volse lo sguardo verso la nipote che gli era seduta accanto. -" Non si preoccupi signor Hammond."- disse ancora Holmes -"La signorina Elisabeth ha tutto il diritto di sapere la verità e io, a questo punto, ho tutto il diritto di fargliela sapere. Non potrà che farle bene. Le assicuro comunque che questa storia non uscirà da questa stanza. Me lo promette anche lei signorina Elisabeth?"-
-"Non conosco ancora la verità"- rispose la ragazza-"Ma sarò ben lieta di assecondarvi in tutto e per tutto finchè lo vorrete. Lo prometto."- Il signor Hammond prese le mani della nipote, le strinse forte e dopo un breve silenzio disse ad Holmes -" Lei ha perfettameente ragione. Del resto questa è l'unica soluzione possibile. Parli dunque, la prego."- E Holmes parlò.
-"La prima volta che misi piede alla villa, quella tragica notte mi accorsi che, a parte il dottor Palmerston che, per dovere professionale non poteva impedirmi di proseguire nelle indagini e a parte la signorina Elisabeth che era venuta di persona a cercarci, tutti gli altri abitanti della villa non volevano che la verità venisse alla luce. Non avevo ancora di certo prove inconfutabili di questo ma tante piccole sensazioni, tanti piccoli particolari mi portavano tutti alla stessa conclusione, una conclusione che mi faceva pensare che la verità non fosse quella che appariva a prima vista. Perchè poi il signor Hammond era stato colpito più volte mentre la povera signora aveva trovato la morte con una sole coltellata che era arrivata sì al cuore ma non l'aveva trapassato? Ecco perchè il dottor Palmerston ed io andammo quella notte stessa a chiedere al comando di polizia il permesso di poter effettuare al più presto l'autopsia sul corpo della povera signora. E l'autopsia confermò le supposizioni fatte. Il colpo, l'unico colpo che uccise la signora se l'era inferto lei stessa. Un colpo non forte che era stato interrotto nel preciso istante nel quale la lama aveva raggiunto il cuore. E quella povera donna prima di ferirsi a morte , in preda ad una crisi di pazzia, aveva cercato di uccidere il marito, come aveva ucciso durante altre crisi tutte quelle pecore trovate sgozzate intorno alla villa. Ma perchè allora la verità doveva restare nascosta? Dopotutto l'unica, per così dire, colpevole, era morta. Era una domanda alla quale bisognava dare una risposta. Allora il dottor Watson ed io andammo in un primo momento al Municipio dove in alcune carte scoprii non la vera identità della povera signora ma dove ella aveva abitato prima di sposarsi col signor Hammond. Andammo quindi in quel triste luogo e parlai col direttore del manicomio quel manicomio dove la donna era stata ricoverata per alcuni anni. Il direttore, facendomi giurare solennemente che avremmo mantenuto il segreto, mi disse il vero nome della sua ex-paziente e mi disseanche chi è suo padre, il suo, famosissimo padre. Ed è per questo che giurai di mantenere il segreto e lo manterrò."-
-" Io la ringrazio signor Holmes."- mormorò il signor Hammond -" E la ringrazio anche per aver fatto assistere al suo racconto anche la mia adorata nipote. Forse io non avrei mai avuto il coraggio di rivelarle la verità e lei probabilmente avrebbe vissuto nella paura di un ritorno dell'assassino. Ma lei caro Holmes, lei sa meglio di me che, se la verità venisse a galla e se il nome del padre della mia povera moglie fosse coinvolto in una situazione come questa sarebbe uno scandalo terribile che potrebbe voler dire la fine di un'epoca. Noi sappiamo che questa storia è fatta di amore, di generosità, di sentimenti forti e puliti ma purtroppo non possiamo escludere che l'opinione pubblica, guidata sapientemente dagli avversari politici del nostro uomo finirebbe col considerare tutto questo solo come una sporca faccenda fatta di adulteri, figli illegittimi e follia omicida. E con uno scandalo del genere la storia dell'intera Inghilterra e probabilmente di una buona parte dell'Europa potrebbe essere sconvolta negativamente. "
-"Lo so signor Hammond, lo so perfettamente."- disse Holmes -"Come lo sanno tutti coloro che sono presenti in questa stanza. Lo sa sua nipote che certamente non rivelerà mai i segreti dei quali è venuta a conoscenza."- -"Mai.Mai."- gridò quasi la signorina Elisabeth. -"Mai zio, te lo giuro su quello che ho di più caro al mondo."- Il signor Hammond alzò una mano e accarezzò lievemente le guance della nipote e Holmes continuò -"Lo sa il dottor Palmerston che, seppur avesse intuito già da tempo quello che stava succedendo alla villa aveva preferito seguire le volontà del signor Hammond..."- -"Le ho seguite prima, quando ancora non conoscevo con esattezza la verità, le seguirò ancor meglio adesso che tutto è stato rivelato."- disse il dottore. -"Lo sa il giardiniere, anzi, per meglio dire il finto giardiniere che in realtà è un infermiere in pensione che assieme alla signora Brown e a sua figlia hanno deciso di seguire la povera signora fin qui nella speranza che una nuova vita potesse recarle del giovamento. Queste tre persone, queste tre brave persone meritano la nostra stima."- -"Anche la mia signor Holmes ."- disse il signor Hammond. -"E se lo vorranno, anche se mia moglie non c'è più, potranno rimanere con noi per sempre. Se lo meritano."- Un timido sorriso illuminò quei visi. -"Forse fra un secolo"-. disse il mio amico -"la conoscenza della mente umana sarà tale da permettere il miglioramento, la guarigione forse di queste malattie. Il dottor Watson mi ha riferito in questi giorni che ci sono interessanti teorie a proposito. Per ora, nel congedarvi vi do la garanzia assoluta del mio silenzio. La polizia cercherà per qualche tempo un inesistente assassino. Poi, a poco a poco, tutti si dimenticheranno di questa storia. Lei signor Hammond aveva fatto una solenne promessa al padre della sua sfortunata sposa, un padre che ora starà soffrendo in silenzio e che, per il bene di molti popoli, dovrà continuare a farlo chissà per quanto tempo ancora. Quella promessa lei l'ha mantenuta ed io, come le ho già detto, manterrò la mia. E questo vale naturalmente anche per il mio amico, il dottor Watson."- Mi voltai di scatto verso Holmes. -"Manterrò la promessa."- dissi. -"Non racconterò mai a nessuno le vicende di questa storia."-
-" A me basta che non si sappia per i prossimi cento anni."- disse amichevolmente il signor Hammond. -"Cento anni allora: lo prometto-".