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Sherlock Holmes e le "nuvole parlanti"

di Antonino Buttitta

La presenza di Sherlock Holmes, nel fumetto italiano, ha conosciuto fasi alterne, tuttavia non ha mai raggiunto i livelli di popolarità d'altri personaggi letterari approdati al mondo delle "nuvole parlanti". Robin Hood, Tarzan e molti altri sono stati più fortunati del nostro detective, meritandosi intere serie, mentre il "povero" Holmes è da sempre poco apprezzato dai fumettisti, forse perché ritenuto inadatto al pubblico italiano.

La tipologia degli albi a fumetto che vantano lapresenza del nostro eroe, si può dividere in tre grandi categorie: la prima è quella che vede Holmes protagonista delle avventure canoniche, la seconda è quella che lo vede protagonista di parodie, o lo utilizza come spunto per lo sviluppo di storie legate ad altri personaggi, l'ultima è quella che vede Holmes protagonista d'avventure apocrife. In questo numero ci occuperemo delle riduzioni dalle storie canoniche, nei prossimi numeri tratteremo le altre categorie.

Gli albi pubblicati in Italia, che narrano le storie canoniche di Holmes e Watson sono ben pochi ma tutti di ottima fattura e tutti possono vantare grossi nomi alle spalle. Nel 1986 il disegnatore Giorgio Trevisan realizza per la rivista a fumetti "L'Eternauta", edizioni Comic Art, una serie di riduzioni delle avventure di Sherlock Holmes, la sceneggiatura è affidata a Giancarlo Berardi già autore del noto Ken Parker, i due creano un fumetto d'altissima qualità che unisce la capacità di sintesi e le doti narrative di Berardi al tratto morbido e pittorico di Trevisan. Le storie sono disegnate interamente in toni di grigio, e tanto gli ambienti, quanto le atmosfere vittoriane sono riprodotte in maniera così fedele al punto che in alcune tavole si ha l'impressione di percepire l'umidità della nebbia londinese. La caratterizzazione dei personaggi è fedele all'originale, e l'espressività dei volti comunica a pieno quelli che sono gli stati d'animo degli stessi. Per quanto riguarda la scelta dei tratti somatici di Holmes e Watson il disegnatore si è lasciato influenzare dalle immagini dei due più famosi attori che hanno interpretato tali ruoli: Basil Rathbone e Nigel Bruce. Tale scelta può sembrare scontata, all'estero la maggior parte dei disegnatori riproduce Holmes - Rathbone e Watson - Bruce nei propri fumetti, ma va letta come omaggio agli attori che sono rimasti più impressi nell'immaginario collettivo. La serie completa di riduzioni, che s'intitola "Le Avventure di Sherlock Holmes", comprende: Uno scandalo in Boemia, Un caso d'identità, La lega dei capelli rossi, Il mistero di Boscombe Valley, I cinque semi d'arancia, L'uomo dal labbro storto. Nel 1987, questa stessa serie è raccolta in tre albi, editi dalle Edizioni L'Isola Trovata, per la collana "Gli Albi Orient Express". È da ricordare che il primo di questi albi contiene un'introduzione a cura di Oreste del Buono, profondo conoscitore di Sherlock Holmes nonché appassionato di fumetti, è lui che nel 1965, con Umberto Eco, tiene a battesimo la rivista "Linus". Per ultimo il lavoro di Berardi e Trevisan trova spazio anche sulle pagine del fumetto "Ken Parker", edizioni Parker Editore, in alcuni numeri editi dal 1993 al 1994.

Un'altra interessante riduzione a fumetti è quella operata sul "Mastino dei Baskerville" da un team franco - belga: André Paul Duchâteau per la sceneggiatura, Stibane per i disegni e Luce Daniels per la coloritura degli stessi. L'edizione originale di quest'albo è stata pubblicata in Francia nel 1991, è del 1994 invece l'edizione italiana, tradotta da Alba Avesini e pubblicata da Mondadori. La sceneggiatura di Duchâteau è ottima e ben curata, in Francia è noto anche come scrittore di gialli, e rende alla perfezione l'essenza del romanzo di Conan Doyle. Nessun particolare importante è tralasciato e la lettura del fumetto scorre fluida dall'inizio alla fine, grazie anche ai disegni di Stibane che materializzano visivamente quello che nel romanzo si può solo immaginare. Il tratto nel disegno e marcato e preciso, anche se ricorda molto i cartoni animati nello stile e nelle inquadrature, ottima è anche la coloritura, che restituisce in maniera reale il gioco delle luci e delle ombre presenti in ogni ambiente, a tale proposito è da lodare l'uso del bianco e nero nei flash-back. In definitiva un buon prodotto confezionato con cura, che merita sicuramente un posto accanto alle riduzioni di Berardi e Trevisan, artisticamente più dotati, e che contribuisce alla rivalutazione dei fumetti, genere più volte bistrattato e considerato a torto poco colto.

Creare un buon fumetto a partire da un romanzo o da semplici racconti può sembrare facile ma non lo è per niente, infatti, lo sceneggiatore e il disegnatore devono operare come se si trattasse della produzione di un film, il fumetto è quindi una sorta di "cinema statico". Essi devono saper cogliere l'essenza del racconto e ripresentarla al lettore con la stessa intensità narrativa dello scrittore, in più devono rappresentare graficamente ambienti, paesaggi e situazioni che il narratore ha descritto solo con la forza delle parole. Infine la caratterizzazione dei personaggi primari e secondari rappresenta la tappa più importante di una buona riduzione a fumetti. Tutto ciò ci fa capire com'è difficile creare un prodotto di ottima fattura, che possa lasciare il segno ed'essere di complemento al racconto scritto, che resta in ogni caso la base anche per il lettore.

Per il momento è tutto, se vi è piaciuta questa rubrica fatemelo sapere, nuove sorprese ci attendono, a presto.