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Un nuovo Museo per Sherlock Holmes

di Ivo Lombardo

È noto a tutti gli sherlockiani il grande feeling che esisteva tra Conan Doyle e la Svizzera. Fu, infatti, lo scrittore britannico a trasmettere agli svizzeri la sua passione per lo sci, e introdurre in terra elvetica gli sport invernali. E, last but not least, non dimentichiamo che proprio una località svizzera fu lo scenario del duello finale tra il Grande Detective e il Napoleone del Crimine. Per cui non deve sorprenderci più di tanto se proprio in terra elvetica è stato di recente istituito un nuovo museo dedicato a Sherlock Holmes, precisamente a Lucens, da aggiungere a quello già noto di Meiringen. 
Lucens è una simpatica località della regione del Vaud, situata in linea d'aria tra Losanna e Neuchatel; una comunità montana che annovera poche centinaia di abitanti, caratterizzata da un'economia di tipo zootecnico-artigianale, e recentemente valorizzata da itinerari turistici rivolti alla scoperta di percorsi alternativi fra i monti di quella bellissima regione. Bello e caratteristico il castello medievale che svetta sulla località, e che per l'occasione ha giocato un ruolo di primo piano. Non mi è stato possibile visitarlo, perché appartiene a privati. 
Ogni anno, in settembre la località è al centro del Festival Campagnard, dove quest'anno l'ospite d'onore è stato il Grande Detective che, per una volta, ha deciso di lasciare Baker Street e i quartieri malfamati di Londra e seguire le orme del suo creatore. 
L'inaugurazione ufficiale del museo è avvenuta sabato 8 settembre. Avevo ricevuto l'invito a parteciparvi da parte di Thierry Saint-Joannis tramite e-mail. Così ho contattato il presidente della Société d'études Holmesiennes, Mr. Vincent Delay, facente parte del comitato esecutivo dell'Association du Musée Sherlock Holmes di Lucens (che annovera anche il nostro amico Thierry Saint-Joannis della Société Sherlock Holmes de France), il quale si è rivelato entusiasta del mio interessamento e mi ha inviato tutta la documentazione a casa. Per fortuna me la cavo discretamente con il francese, anche se Mr. Delay parla un ottimo inglese.
Arrivare a Lucens non è stato affatto agevole, perché il paese è raggiungibile solo attraverso una linea interna: ho dovuto prendere varie coincidenze per arrivare alla stazione di Lucens. Stazione ferroviaria ridotta ai minimi termini, priva sia di bar che di altri servizi, tipica di quelle zone dove il treno è solo di passaggio. Ad ogni modo, subito sceso dal treno, non ho potuto non notare tutte le indicazioni, con la silhouette del Detective, che portavano al museo. Viene da dire che era proprio Sherlock Holmes in persona a fare gli onori di casa!
Dopo una visita al mercatino del Festival Campagnarde, alle 11.00 esatte (puntualità svizzera!), è cominciata l'inaugurazione, tenuta nello spiazzo de "la Maison Rouge", sede del museo. Il tempo era davvero inclemente; non pioveva, ma la temperatura era da autunno inoltrato. Erano presenti una cinquantina di persone, tra cui molti britannici che sfoggiavano la mantellina Inverness, o gli abiti tradizionali scozzesi, nonché un gruppetto di giapponesi. Devo dire, con un pizzico di civetteria che spero mi perdonerete, che ero l'unico italiano presente. 
Con l'occasione, sono stati illustrati gli eventi che hanno portato all'istituzione del museo.
Intorno alla metà degli anni 60, Adrian Conan Doyle, figlio di sir Arthur, si trasferì in Svizzera, dove acquistò il castello di Lucens. All'interno del castello, Adrian decise di ricreare la stanza di Baker Street, adoperando i mobili d'epoca che aveva ereditato, nonché di istituire un piccolo museo personale, dove esporre buona parte del materiale che apparteneva al padre, e che fosse correlato alla sua esperienza sherlockiana. 
Quando Adrian Conan Doyle morì, venne istituita la Sir Arthur Conan Doyle Foundation per la cura e la sovrintendenza di quel museo. Il Castello venne successivamente acquistato da un antiquario, che non lo utilizzava come residenza, ma solo per le mostre e le aste. Il museo, però, continuava a rimanere aperto al pubblico, e vi rimase fino al 1985, anno in cui l'antiquario morì e il castello venne acquistato da un altro privato. Costui, tuttavia, non manifestò alcun interesse per il museo, che in quell'anno venne chiuso, e tutto il materiale trasferito in un altro edificio, saltuariamente aperto al pubblico. Dopo anni e anni di trattative, proprio verso la fine del 2000, la Sir Arthur Conan Doyle Foundation raggiunse un importante e decisivo accordo con il Comune di Lucens: utilizzare la Maison Rouge, un piccolo edificio caratterizzato da muri dipinti di rosso, un tempo facente parte di un complesso alberghiero e da pochi anni dimesso, come sede definitiva di quel museo. Una scelta pressoché ideale per assicurare una continuità storica al museo, dal momento che la Maison Rouge è situata proprio a valle del Castello, e a pochi metri dalla Piazza del mercatino, adibita alle sagre locali (compreso il Festival Campagnard). Così il museo è nuovamente aperto a tutti gli appassionati sherlockiani, e siamo certi che avrà delle ricadute positive sul turismo locale.
Il museo attualmente è formato da due stanze.
La stanza d'entrata, piuttosto ampia, comprende una serie di piccole bacheche disposte perimetralmente, più una grossa bacheca centrale. In quest'ultima ci sono locandine di lavori teatrali, presentazioni, conferenze, film sul Grande Detective. Le bacheche perimetrali contengono alcuni prime edizioni originali dei romanzi e dei racconti sul Detective, lettere e manoscritti originali dei lavori di Conan Doyle (di gran valore una pagina del manoscritto originale di "Uno studio in rosso"), nonché oggetti menzionati qua e la nel Canone, p.e. siringhe ipodermiche, modelli di pipe, una scatola contenente tabacco, esemplari di vetreria tipica di un laboratorio di chimica. Da nominare anche un modello di roditore (che ricorda l'apocrifo "Il ratto gigante di Sumatra"), il busto di Conan Doyle, quello di suo figlio Adrian, nonché una bacheca dedicata al periodo in cui Conan Doyle era corrispondente della guerra contro i Boeri, dove si trova un cappello da ufficiale, insegne militari dell'epoca, e svariate medaglie. Vincent Delay (che ci faceva anche da guida) sosteneva che si trattasse di cimeli tipicamente watsoniani, in riferimento alla guerra in Afghanistan, dove il nostro dottore rimase ferito (anche se non si è mai capito in quale parte del corpo).
La stanza attigua, più piccola della precedente, è il vero gioiello del museo di Lucens: la ricostruzione della celebre stanza al 221B di Baker Street, ricostruzione a mio avviso perfino superiore a quella realizzata allo "Sherlock Holmes Pub" di Nothumberland Street a Londra. 
Una vetrata protegge la stanza ricostruita, una luce soffusa illumina l'ambiente, e un audio, in quattro lingue (inglese, francese, tedesco e spagnolo), illustra il materiale presente, con continui riferimenti al Canone. Al centro troneggia il focolare della stanza, con le due poltrone dove Holmes e Watson dialogavano. La registrazione audio fa espliciti riferimenti al "problema da tre pipe" e all'esibizione del Dr. Roylott, che piegò un attizzatoio in presenza di Holmes e Watson. Sulla sinistra è presente una consolle con bottiglie di brandy (servivano a Watson per rianimare i pazienti), nonché boccette e vasetti contenenti polveri e reagenti chimici di vario tipo. Sul tavolo presente davanti il focolare sono presenti copie di giornali d'epoca e una mappa (attualmente non ricordo più se fosse una mappa di Londra, scusatemi per la dimenticanza!). A destra del focolare un tavolino che costituisce il laboratorio chimico della stanza, con vari tipi di vetreria e un rudimentale microscopio. Accanto al tavolino un armadio con i libri che consultava il Detective per le sue indagini, e dove riponeva i ritagli dei giornali (sappiamo che Sherlock Holmes "aveva orrore a distruggere perfino il più piccolo pezzo di carta"). E nell'angolino di destra è presente una tipica scrivania di quel periodo (con espliciti riferimenti al caso dei "Pupazzi ballerini").
Terminata la cerimonia di inaugurazione, a tutti i partecipanti invitati è stato offerto un pranzo nella Piazza del mercatino. La giornata è proseguita con contenuti non strettamente sherlockiani, dal momento che, guidati da Vincent Delay, abbiamo seguito uno degli itinerari proposti dall'ente turismo locale. Una bellissima passeggiata, di circa tre ore, attraverso fattorie, boschetti, laghetti e torrenti di montagna, che per uno sherlockiano potevano idealmente rappresentare le passeggiate compiute da Holmes e Watson prima del duello finale di Reichenbach, ma in un'atmosfera molto più tranquilla e distesa. E forse anche il Grande Detective avrebbe voluto unirsi a noi per abbandonare momentaneamente le tensioni provocate dalla sua attività, come più volte suggerito dal Dr. Watson...
La giornata è terminata con una cena, sempre offerta dalla Association du Musée Sherlock Holmes, poi ho preso il treno alle 20.00, perché il giorno dopo dovevo essere già di ritorno a Venezia. Se pensate che sono partito venerdì sera per tornare a Venezia domenica mattina, avete già un'idea delle fatiche di viaggio, ma, d'altro canto, gli impegni di lavoro non mi lasciavano altra scelta. Però è stata una fatica piacevolissima, che mi ha dato ancora una volta una dimensione concreta di quanto sia vivo in tutto il mondo l'interesse per un personaggio che non è mai esistito, ma che influenza il nostro immaginario al punto che ci appare ogni giorno sempre più reale, malgrado sia trascorso più di un secolo dalla sua prima apparizione.
Sono felicissimo di aver rappresentato l'Associazione, anche se speravo che ci fosse anche qualche altro dei nostri. Non mi è stato possibile neanche incontrare Thierry Saint-Joannis, perché all'ultimo minuto è stato trattenuto a Parigi da impegni improrogabili. Ma, ad ogni modo, ho incontrato persone avvero simpatiche che, tra l'altro, sanno della nostra iniziativa di marzo riguardo il centenario del "Cane dei Baskerville", e qualcuno conterebbe anche di esserci. La nostra Associazione, così, potrebbe annoverare altri membri d'oltralpe. Elementare, miei cari sherlockiani!