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SH e il caso di Ippolito Nievo

Sono reduce dall'intensa giornata di sabato a Sesto Fiorentino. Davvero una giornata esaltante, con tanti interventi interessanti e il solito divertimento che contraddistingue la vita di "Uno Studio in Holmes".

Purtroppo, anche se so bene che non è colpa degli organizzatori, ho trovato una nota stonata. Mi riferisco alla pubblicità sul nuovo libro di Rino Cammilleri "SH e il misterioso caso di Ippolito Nievo".

La casa editrice San Paolo parla di apocrifo. Mi fiondo a iniziare la lettura del primo capitolo (la pubblicità è questa, poi semmai uno si compra il libro intero) e già alla prima riga mi si drizzano i capelli in testa.

Ecco l'incipit: "La mattina del - mi pare - 23 settembre 1892 (data approssimativa: non ho mai avuto gran dimestichezza con gli anni)...": Si parte subito male, mi dico. E' vero che Watson commette spesso errori nei suoi resoconti, ma le date sono appuntate sui suoi taccuini con pignoleria. E poi, quella data mi suona strana. Giro velocemente pagina sperando che il dubbio che mi tormenta sia smentito dal racconto. Invece... Invece, scopro con orrore che SH è seduto nel suo salotto di Baker Street, intento a leggere il Times.
Impossibile, nel 1892, che sia settembre o altro non ha importanza, il nostro è in fuga (dal maggio 1891 fino al 1894) per sfuggire alla vendetta degli uomini di Moriarty e portare a compimento la sua delicata missione per conto del Foreign Affair.

Il romanzo di Cammilleri è dunque un falso assoluto. SH nel 1892 non era a Londra e non ha potuto occuparsi di quel caso.

A peggiorare le cose, una serie di dettagli niente affatto secondari: il buon vecchio Watson che parla della regina definendola "quel tappo di damigiana non era affatto graziosa" (non si sarebbe mai permesso di dirlo neppure se lo avesse pensato, e siamo certi che non lo ha pensato), i nostri eroi travolti dai debiti tanto che non pagavano l'affitto alla signora Hudson da due anni (e noi sappiamo che non può essere vero, il Canone lo esclude e anche se dice che non navigavano nell'oro ai nostri amici non mancava il denaro necessario) e via dicendo altre ridicolaggini simili.

Falso, dunque; tutto irrimediabilmente falso. Anche perché, non credo di scoprire l'acqua calda, i resoconti di Watson, sia quelli pubblicati mentre SH era in attività, sia quelli tenuti nascosti e poi pubblicati in seguito avevano tutti ottenuto il visto del grande detective. Se Watson avesse scritto castronerie così eclatanti, il visto di SH non ci sarebbe sicuramente stato.

Luca Martinelli