Gemellaggio
di Aulauso De Themali
Arrivato a Genova, Jack Murbles ricordò quanto gli aveva raccontato un collega, di andare a vedere un portone in via della Porta Vecchia, un rilievo rappresentante una scena di trionfo. Secondo quello, che vi aveva vissuto due anni, era la cosa più bella della città. Gli aveva raccomandato di non perderla; gli aveva compilato l'elenco delle strade da percorrere, "altrimenti" , aveva concluso, "ti perderai in quei vicoli, perderai il senso della direzione e dopo non te la sentirai di affrontare di nuovo quel labirinto".
Effettivamente le strade elencate erano cupe, strette, poco pulite; pareva incredibile che lì si potesse trovare "la cosa più bella di tutta Genova".
A un certo punto fu colpito da una presenza sgradevole. Certamente, Genova è città portuale, e la presenza di donne moleste, profumate, ritinte, scollate era prevedibile; ma trovarne un grappolo a mezza mattina gli parve un po' troppo.
Una gli rivolse un invito.
-Grazie - rispose - Non fa per me.
Era bella, anche se Murbles si sorprese a chiedersi fino a quando lo sarebbe rimasta. Sulla maglia bianca che indossava era ricamato in rosso-arancio un nome, Ioslotta. Nome inventato ? Non osò domandarlo.
Alzò gli occhi alla targa con il nome della strada. VICO DEL FORNARO. Non figurava nell'elenco datogli da quel tale.
-Per favore — chiese a Ioslotta — dov'è via della Posta Vecchia?-
La donna indicò la direzione opposta a quella da dove proveniva. Egli ringraziò, pur sentendosi dalla parte del toro (era così facile in quella situazione) e le chiese il significato del nome del vicolo dove si trovavano.
- Fornaro è chi cuoce il pane — essa rispose con indifferenza.
Automaticamente Murbles tradusse nella sua lingua:
- Baker. Baker Street — quasi esclamò — Sherlock Holmes di Baker Street ! -
Parve che una maschera cadesse dal volto di Ioslotta. Ricordi remoti: letture di quando aveva undici, dodici anni, quando non immaginava che sarebbe finita così, non sapeva nemmeno che esistesse questa condizione sociale.
- Sherlock Holmes — essa ripetè.
- Lo conosci ?- si meravigliò Jack Murbles.
Ioslotta lo trascinò in un bar.
- Vuoi un caffè ? — gli offerse- Un 18 Isolabella, un China Martina ?-
Egli accennò di sì. Non capiva che cosa accadesse. Entrarono, si misero a un tavolino. Ioslotta fece portare il 18 Isolabella, il China Martini: Jack, britannico, chiese un tè piuttosto che un caffè.
- Posso parlare ? — chiese Ioslotta, quando ebbero bevuto.
Pur non comprendendo niente, Murbles accennò di sì. O almeno, più sì che no.
- Hai conosciuto Sherlock Holmes ?-
- Sì.
- Lo conosci davvero ? — essa insistè.
Murbles capì l'equivoco.
- L'ho letto e riletto — rettificò.
E lei, con un'espressione tra infantile e appassionata, cominciò :
- C'era quello che aveva un nome strano, che erano due, uno inglese ed uno americano, e invece dovevano essere tre? Un annuncio sul giornale, con un errore d'ortografia ?
- L'avventura dei tre Garrideb — convenne Jack Murbles — Nel volume Il taccuino di Sherlock Holmes.
Ioslotta rise, o quasi.
- La mia prima lettura autonoma — commentò. E, in tono di confessione: - Mi aveva incuriosito quella strana parola. Avevo creduto che un Garrideb fosse qualcosa come il parafulmine, l'antenna della televisione"
Ai tempi di Sherlock Holmes, pensò Murbles, non esistevano televisori né antenne. Ma Ioslotta, con ogni probabilità, aveva letto Conan Doyle quando un mondo senza tali strutture era ormai morto e sepolto. Prese a raccontarle, come la ricordava, l'avventura dei tre Garrideb.
Ioslotta era incantata come una bambina . quando ebbe finito, lo ringraziò con le lacrime agli occhi.
- Bella storia- concluse.
- Una cattiva imitazione del precedente La lega dei capelli Rossi.
- Non la conosco.
Come se non avesse altro da fare, Murbles raccontò anche quella.
- E poi c'era quello travestito da mendicante — essa aggiunse.
- Domani — egli promise.
Si strinsero la mano.
La notte Jack Murbles non potè dormire. Era stato un episodio fuori dall'ordinario, e peggio, e non capiva come lui e Ioslotta avessero trovato quell'argomento da discutere.
Il giorno dopo passò di là. Il nome del vicolo gli disse tutto : Vico del fornaro — Baker Street, Sherlock Holmes, un collegamento coerente. Non vide Ioslotta : due della stessa categoria lo chiamarono: egli accennò di no, e procedette verso via della Posta Vecchia. Era la continuazione diretta di Vico del Fornaro, e forse quello lì aveva ritenuto che questo fosse già via della Posta vecchia. Ammirò il rilievo con il trionfo dei Doria e diede ragione al suo collega.
Andò avanti. Si perse nei vicoli. Fece due o tre incontri del genere"
E all'improvviso vide di fronte a sé la targa di Vico del Fornaro, Baker Street. Ripensò a Conan Doyle, a Sherlock Holmes, ai tre Garrideb, a Ioslotta: lo prese un'idea maligna.
Si aggirò alla ricerca di un tabaccaio. Comperò un foglio, una busta e un francobollo: si infilò in un bar, che gli parve quello dove Ioslotta gli aveva pagato un China Martini e un tè, e scrisse:
"Proponiamo un gemellaggio tra Baker Street, Londra , e Vico del Fornaro, Genova., in quanto i nomi di queste ve sono la traduzione l'uno dell'altro. Firmato John H. Watson e Ioslotta."
Mentre finiva si sentì guardato. Era proprio lei.
- Lo sai che sono stata a lambiccarmi il cervello, come abbiamo tirato fuori la storia dei tre Garrideb?-
- Anch'io. Ma la risposta è qui.
E le tese la proposta di gemellaggio.
- E allora io sarei una Sherlocchina ?
- E perché no?
- E tu il dottor Vaston, o comunque si chiami ?
- No. Piuttosto, in certi casi Sherlock Holmes si servì della collaborazione di ragazzacci di strada, che si dicevano "gli Irregolari". Se tu fossi Sherlock Holmes, potresti servirti allo stesso modo delle tue consorelle.
Essa gli chiese di raccontare un'avventura di Sherlock Holmes alla quale avessero preso parte gli irregolari. Ma la sola che gli venne in mente era Il Mastino dei Baskerville , troppo lunga e troppo complessa per essere raccontata, e nella quale la funzione di Cartwright non era quella normale di quei ragazzi.
Si lasciarono. Il giorno dopo Murbles prese il treno per Santa Margherita Ligure. A poco a poco dimenticò Ioslotta di Vico del fornaro e le loro chiacchiere sherlockiane.
Non così la controparte. La quale, il giorno dopo, depose il nome di Ioslotta, assunse quello di Sherlocchina datole da Jack e più volte tentò di far rivivere in sé lo spirito di colui che aveva dato lustro alla strada di Londra dal nome uguale alla sua.
Come?
Non so; ci pensi qualcuno di voi.