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Il filo rosso del delitto

"Nella matassa incolore della vita corre il filo rosso del delitto" dice un giorno Sherlock Holmes lanciando la sua più alta sfida, quella della lotta contro chi commette l'infamia di togliere la vita ad un altro essere umano, e di misurarsi con il crimine in modo da "isolarlo, dipanarlo ed esporne ogni pollice". Per quanto ne sappiamo il detective di Baker Street finisce così per affrontare nella sua carriera letteraria almeno quaranta casi di omicidio, cifra che si sposa con un numero di vittime ben superiore poiché solo ne La valle della paura saltano in aria tre intere famiglie. Una cinquantina di morti violente in sessanta avventure raccontate, con assassini che non si distinguono per fantasia, visto che la maggior parte degli autori si esprime con colpi alla testa e armi da fuoco (sette casi per categoria). Nelle preferenze dei criminali i coltelli seguono distaccati (quattro vittime), battendo d'un soffio gli annegamenti (tre). Due sono gli strangolamenti e una volta a colpire è un arpione. Solitario è anche il suicidio del senatore americano Neil J. Gibson, il Re dell'Oro del Ponte sulla Thor.

Proprio La valle della paura è la storia con il più alto numero di ammazzamenti. Troviamo qui le esecuzioni collettive dei Nicholson, degli Stendhal e degli Staphouse, eliminati senza pietà dai "Vendicatori" nell'estate del 1875, come pure ci imbattiamo nell'unico personaggio femminile a trapassare in modo violento: è la povera signora Larbey, fatta fuori mentre "curava il proprio marito che era stato percosso quasi a morte per ordine di patron McGinty", il boss degli Uomini Liberi, la Loggia 341 della Vermissa Valley, protagonista in negativo di questa avventura sherlockiana. Nello stesso episodio muoiono per un colpo di rivoltella alla testa uno dei "Vendicatori", Ted Baldwin, e il non meglio identificato Crabbe, "un vecchio ucciso a Stylestown". Affoga poi nell'Atlantico Birdy Edwards, un detective dell'agenzia Pinkerton, che col nome di John ("Jack") Douglas, si era infiltrato nella Loggia: fu gettato nell'Atlantico, probabilmente dagli uomini di Moriarty. Completano la tragica lista un certo Hyam, Billy James, i due fratelli Jenkins, e il signor Milman, tutti liquidati dai "Vendicatori". Un massacro.

Fa una fine indesiderabile anche Giuseppe Gorgiano da Posillipo detto "il Nero", che - ne L'Avventura del cerchio rosso -, Holmes, Watson e Gregson ritrovano con "le mani rattrappite, le braccia protese in un gesto di agonia" mentre "dal centro della gola forte e bruna, rivolta verso l'alto, spuntava l'impugnatura di un coltello che era stato conficcato a piena lama nel corpo". E che dire di Eduardo Lucas (La seconda macchia), spia di calibro internazionale, uomo dalla doppia vita, sposato alla povera Madame Fournaye che non esita ad ucciderlo quando scopre di essere stata ingannata: l'ultima volta che qualcuno lo vede vivo "afferrava una seggiola, mentre un coltello (destinato guarda caso al cuore, ndr) scintillava nella mano della donna".

Più sfortunato è Willoughby Smith (Gli Occhiali a Pince-nez), ucciso per sbaglio dalla moglie del professor Coram con un coltellino rivestito di ottone, lungo circa quattro pollici. Mentre meritata potrà apparire la fine del perfido Joseph Stangerson, il rampollo mormone di Uno studio in rosso, che chiude una vita ingloriosa all'Halliday's Private Hotel di Little George Street, a Londra, con "una pugnalata al fianco sinistro che dev'essere penetrata sino al cuore". Su di lui, quarta vittima di una lama, la firma delll'assassino scritta col sangue: Rache.

Di tre vite spezzate da una pallottola si è già detto. Ne restano quattro. Nella primavera del 1894 l'onorevole Ronald Adair (La casa vuota) muore in "circostanze insolite ed inspiegabili", si scoprirà per mano del colonnello Sebastian Moran, fedele assistente del professor Moriarty, che lo colpisce e lo lascia "disteso presso il tavolo" con "il capo orrendamente squarciato da una pallottola esplosiva". È invece centrato al cuore Hilton Cubitt (I pupazzi ballerini), uomo di valore, che cade mentre difende la moglie da Abe Slaney, "uno degli uomini più pericolosi di Chicago" che un tempo aveva amato la donna e che ora non riesce ad accettare la sua nuova vita inglese. Sempre con un proiettile al centro del torace va a miglior vita il cocchiere de I signori di Reigate, William Kirwin, mentre Charles Augustus Milverton, il gran ricattore, è colto genericamente al petto sotto gli occhi di Holmes e Watson, da una nobildonna sua vittima.

Più varietà quando si viene alle mazzate, ma - del resto - lo richiede il tipo di omicidio, violento e rischioso. Ad Abbey Grange Sir Eustace Brackenstall ci lascia con "la testa spaccata col suo stesso attizzatoio" dall'amante della moglie, il capitano Croker. È la stessa arma (L'impiegato dell'agente di cambio), se così si può dire, a metter la parola fine ai giorni di un incolpevole guardiano della finanziaria Mawson & Williams, trovato col "cranio spaccato da un colpo infertogli alle spalle". Altrettanto atroce, ma più insolita, la fine di Garcia, la Tigre di San pedro di Villa Glicine: "gli hanno ridotto la testa ad un ammasso di carne informe mediante colpi violentissimi infertigli con un sacchetto di sabbia". A Valle Boscombe Charles McCarthy, ricattore di fama, si presenta al tristo mietitore pure "con il capo fracassato da una pesante arma smussata" che Holmes scoprirà essere una pietra: l'assassino è un suo "cliente", John Turner. Chiudono la serie: Heidegger, l'insegnante tedesco del La scuola del priorato, che muore colpito da un bastone; Ronder, uno dei più grandi artisti del circo dei suoi tempi, ucciso dalla moglie e del di lei amante con una mazza (L'inquilina velata); infine Arthur Cadogan West (I progetti Bruce Partington), il "giovane trovato morto martedì mattina nella Sotterranea", fatto fuori da Hugo Oberstain che lo colpisce con una "corta mazza" e poi lo butta su un treno della metropolitana dove verrà ritrovato "col capo completamente schiacciato".

Tutto questo sangue ci conduce a morti più sileziose, e subito incontriamo (I cinque semi di arancia) Elias Openshaw e il nipote John, il primo - un ex membro del Ku Klux Klan - annegato in uno stagno, il secondo finito senza speranza nel Tamigi vicino al ponte di Waterloo: tutta colpa del KKK. Blessington, il peggiore della Banda della Worthingdon Bank, muore invece impiccato dai suoi stessi compagni che sperano di far crede si tratti di un suicidio (Il paziente fisso). Mentre Richard Brunton (Il rituale dei Musgrave) viene strangolato da Rachel Howell, prova che in Doyle le donne muono poco e uccidono tanto. Rimangono il disgraziato Peter Carey - Pietro il Nero o il Capitano di lungo sorso - arpionato come un balenottero, e i due ultimi cadaveri di Uno studio in rosso, Enoch J. Drebber vittima di un colpo allo stomaco e il buon vecchio John Ferrier, fatto fuori in modo ignoto ma certo brutale.

Per tirarci su il morale - e si fa per dire - passiamo al capitolo delle morti per caso, affollato da Joseph Openshaw, il padre dell'annegato John, che cade mentre è in stato di ebbrezza; dal colonnello James Barclay (L'uomo carponi) a cui viene un colpo apoplettico il giorno che incontra un vecchio rivale in amore che credeva di aver eliminato trent'anni prima; dall'evaso Selden ne Il cane dei Baskerville, che precipita nella landa di Dartmoor, a poca distanza da Tavistock, dove l'allenatore di Barbaglio d'Argento, John Straker, è fatto secco da un calcio del purosangue cavallo della scuderia del colonnello Ross.

Salvo errori e possibili omissioni sono questi i morti ammazzati del canone sherlockiano. Non troppi a dir la verità, ma certo la lezione che Arthr Conan Doyle ci tramanda è duplice: da una parte si impone una solida morale secondo cui alla fine si paga per i propri misfatti; dall'altra, si intuisce che anche ai buoni il destino riserva una brutta fine, in certi casi bruttissima. Grazie anche a Sherlock Holmes si riafferma comunque il sacro principio secondo cui il delitto non paga, regola che ai giorni nostri trova eccezione nei mafiosi pentiti e negli assegni ricchi che la Repubblica fornisce loro in cambio di verità per le quali il corsivo è di rigore. Il saggio Sherlock, restio a trattare questione politiche, avrebbe come minimo storto il naso.