L'operazione della cataratta nelle avventure di Sherlock Holmes
di Bruno Lumbroso
Quando John Bennet Shaw era in attesa di essere sottoposto ad intervento di cataratta, per distrarlo dalle sue preoccupazioni, gli avevo inviato un piccolo studio sull'operazione della cataratta nelle avventure di Sherlock Holmes. indicando che avrebbe potuto adoperarlo se avesse deciso di scrivere lui stesso qualcosa su questo tema, magari su una rivista specializzata americana. Mi aveva risposto molto affettuosamente ma non ho mai saputo se il materiale inviatogli fosse stato utilizzato.
Quando poi, durante uno degli incontri organizzati dalla Società italiana di Sherlock Holmes "Uno studio in Holmes" ho parlato dell'intervento di cataratta che compare in tre delle avventure di Sherlock Holmes, i miei amici mi sono sembrati perplessi, e soprattutto incuriositi, perché non ricordavano alcun riferimento di questo genere in nessuna avventura.
Ho avuto dunque la curiosità di ricontrollare la traduzione italiana delle opere di Sherlock Holmes, edito da Mondadori nel 1973 e, effettivamente, mi sono reso conto della assenza di riferimenti a questa patologia oculare, assenza non sottovalutabile poiché, in "Silver Blaze" é inspiegabile lo svolgimento dell'avventura, senza riferimento al bisturi di cataratta. Il traduttore sembra aver voluto semplificare la versione italiana togliendo ogni allusione ad uno strumento per l'estrazione della cataratta.
Poiché mi é stato chiesto di presentare in italiano il mio modesto lavoro scientifico-investigativo, ripropongo il materiale che avevo inviato a John Bennett Shaw, riportando però il testo originale inglese del dr Watson, nell'edizione annotata di Baring-Gould e poi la traduzione in italiano nella edizione Mondadori del 1973, in modo da far capire meglio la differenza fra le due versioni.
L'operazione chirurgica di cataratta viene citata e studiata in 3 occasioni nelle opere dal Dr. Watson, che riferisce delle avventure di Sherlock Holmes. L'accenno alla cataratta si ritrova nello "Studio in rosso" e "La casa vuota". "Nel barbaglio d'argento" (Silver Blaze) vi é un riferimento molto più importante poiché tutta l'avventura descritta é imperniata sull'utilizzo di un bisturi da cataratta, adoperato per danneggiare il tendine di un cavallo da corsa, circostanza che é al centro del racconto.
Citerò i tre brani in ordine cronologico delle avventure di Sherlock Holmes. Il primo brano, estratto dallo "Studio in Rosso" segue
"Number 3, Lauriston Gardens, wore an ill-omened and minatory
look. I was one of four which stood back some little way from the street, two being
occupied and two empty. The latter looked out with three tiers of vacant melancholy
windows, which were biank and dreary, save that here and there a "To Let" card
had developed like a cataract upon the bleared panes." (Ed.
annotata di Baring-Gould, 19, vol. 1, pag. 166).
" Il n° 3 di Lauriston Gardens aveva un aspetto di malaugurio. Faceva parte di un
gruppo di quattro stabili alquanto arretrati rispetto alla via. Due erano abitate e due
non lo erano. Questi ultimi guardano con tre file di finestre smantellate e melanconiche
verso Lauriston Gardens. Qua e là, in quegli occhi rettangolari e appannati, spiccava,
come una cataratta il cartello "Affittasi"." (Ed. Mondadori, 1973, vol. 1,
pag. 25).
La descrizione di queste finestre, "come occhi cisposi e scuri sulle quali il cartello "affittasi" si era sviluppato come una cataratta", rende benissimo, per un oculista quale era Sir Conan Doyle, agente letterario del Dr. Watson, l'aspetto di una cataratta congenita o infantile, di tipo polare anteriore nella quale, sul nero della pupilla, si staglia nettamente una macchia bianca. Questo particolare, che rende l'atmosfera triste e melanconica, é descritto dal Dr. Watson. L'espressione "la cataratta che si sviluppa sulla finestra" é prettamente clinica poiché, in termini medici, descrive una opacità di cataratta che si sviluppa su un cristallino malato.
Viene ora riportato il brano relativo all'avventura di Silver Blaze (Barbaglio d'argento). In questo racconto ha un ruolo importante un bisturi dal manico d'avorio, con una lama molto delicata e flessibile, che il traduttore italiano erroneamente descrive come "coltello anatomico".
"There was a box of vestas, two inches of tallow candie, an ADP
priar-root pipe, a pouch of sealskin with half an ounce of long-cut cavendish, a silver
watch with a gold chain, five sovereigns in gold, an aluminium pencil-case, a few papers,
and an ivory-handied knife with a very delicate inflexible blade marked Weiss &Co.,
London.
"This is a very singular knife" said Holmes, lifting it up and examining it
minutely. " I presume, as I see blood-stains upon it, that it is the one which was
found in the dead man's grasp. Watson, this knife is surely in your line".
"It is what we call a cataract knife" said I.
"I thought so. A very delicate blade devised for very delicate work "(Ed.
annotata di Baring-Gouid, 19, vol. Il. pag 271).
"C'era una scatola di cerini, un pezzetto di candela, una pipa di radica, una
borsa da tabacco in pelle di foca contenente mezza oncia di cavendish, un orologio
d'argento con catena d'oro, cinque sovrane d'oro, un portamatite di alluminio, alcune
carte e un coltello dal manico di avorio dalla lama delicatissima, rigida, recante la
marca "Weiss & Co., Londra".
- Che strano coltello! - disse Holmes, prendendolo in mano ed esaminandolo minutamente.
- Immagino, vedendovi tracce di sangue, che deve essere quello che fu ritrovato tra le
dita del morto. Watson, mi pare che questo coltello sia di sua competenza.
- Infatti: é quello che noi medici chiamiamo un coltello anatomico (!)
-dissi.
- Lo pensavo. Una lama assai delicata, studiata per un lavoro altrettanto delicato.
(Ed. Mondadori, 1973, vol. Il. pag. 13, 14).
L'errore del traduttore italiano consiste nell'aver ignorato qual'é l'aspetto del bisturi da cataratta, che é delicatissimo e sottilissimo, mentre il bisturi o coltello anatomico ha una lama molto più grossolana, anche se é di dimensioni ridotte; per uno specialista la differenza é notevole e l'errore nella traduzione toglie ogni sapore alla descrizione dell'avventura. Un oculista, ma anche un semplice chirurgo generale, non avrebbe commesso l'errore.
In effetti il bisturi anatomico, essendo molto più spesso e grossolano, avrebbe ferito in modo visibile il cavallo da corsa rendendo incomprensibile la descrizione di Sherlock Holmes. Invece, come descritto nella versione originale, il bisturi da cataratta sarebbe riuscito a danneggiare il tendine dell'animale in maniera impercettibile anche al controllo minuzioso di un veterinario ma sufficiente per renderlo meno veloce ed impedirgli di vincere la corsa.
Notiamo che i coltelli da cataratta con manico in avorio non possono essere sterilizzati e sono precedenti all'epoca pasteuriana poiché Pasteur ha scoperto l'origine delle infezioni verso il 1870. E' facile capire che, anche con una semplice bollitura, i manici di avorio sarebbero stati danneggiati irrimediabilmente.
La terza citazione é estratta da "La casa vuota":
"Adair's mother had returned from Australia to undergo an
operation for cataract, and she, her son Ronald, and her daughter Hilda were
living together at 427 Park Lane." (Ed. annotata di Baring-Gouid, vol. Il. pag. 330).
"L'onorevole Ronald Adair era il secondogenito del conte di Maynooth, in quel
tempo governatore di una colonia australiana. La madre di Adair era ritornata
dall'Australia per subire l'operazione della cataratta e lei, suo figlio
Ronald e sua figlia Hilda abitavano insieme al numero 427 di Park Lane."
Nell'avventura de "La casa vuota" viene evocata una operazione di cataratta per subire la quale la madre di Adair era tornata dall'Australia. Alla fine dell'800, infatti, in questo continente non vi erano oculisti d fama, capaci di operare una cataratta. La madre di Adair aveva dunque affrontato questo lungo viaggio, fino in Inghilterra, per poter essere operata da un illustre oculista di Londra. (Ed. Mondadori, 1973, vol. Il pag. 234).
La descrizione di queste 3 situazioni, nelle quali viene segnalato l'intervento di cataratta chiarisce che il riferimento alla cataratta ed alla sua chirurgia, non può essere casuale.
Il Dr. Watson non era dunque un semplice generalista, come sembrato fino ad ora, ma evidentemente nutriva un interesse special per l'Oculistica. Se così non fosse non si spiegherebbero i ripetuti accenni alla patologia oculare nella descrizione delle avventure di Sherlock Holmes.
E dunque probabile che nei suoi studi di medicina, che come ben sappiamo aveva compiuto a Londra laureandosi nel 1878, prima di arruolarsi nel corpo sanitario dell'esercito coloniale, egli avesse avuto particolare interesse per l'oculistica e probabilmente avesse seguito i corsi di qualche grande oftalmologo dell'Ospedale di Saint BarthoIomew a Londra oppure, forse, il grande John Cunningham Sanders stesso che esercitava alla stessa epoca al Moorfields Hospital.
Negli anni 1870-1878, durante i quali Watson studiava Medicina a Londra, in questa città esercitavano oculisti di chiara fama che hanno dato lustro all'oculistica, sia clinica che chirurgica. Fra questi William White Cooper, che si occupò di traumi oculari, Jonathan Hutchinson che ha descritto le lesioni retiniche dopo contusioni oculari, Taylor Bell, che sviluppò le tecniche di chirurgia della cataratta, come anche Schoeber Wells. Non c'é dunque da stupirsi che Watson, che aveva seguito questi illustri Maestri, non esitò a discutere della cataratta riferendo le avventure del suo amico Sherlock Holmes.
Un'altra possibilità é quella che Watson abbia voluto rendere omaggio all'agente letterario Sir Arthur Conan Doyle, che era specializzato in Oculistica e che aveva dovuto abbandonare l'esercizio della medicina per la mancanza di pazienti.