Home >>> La soffitta di SH >>> Le Stanze di Zatterin >>> Il cane di Robinson
 

Il cane di Robinson

In cui si svelano i misteri di Dartmoor e del più celebre romanzo di Arthur Conan Doyle

Il segreto de Il Cane dei Baskerville è nascosto nelle mura di Park Hill House, ad Ipplepen nel Devon, e forse proprio nella maisonette che una volta ospitava i guardiani e la sala giochi, e che oggi è stata trasformata in una discreta abitazione privata. Nella primavera del 1901 Sir Arthur Conan Doyle e l'amico Bertram Fletcher Robinson passarono lunghe ore in quelle stanze, sfidandosi a biliardo, discorrendo di politica, analizzando la compagna militare inglese in Sud Africa che non andava come sperato e, dulcis in fundo, intrattenendosi con racconti del brivido. Fu in quei giorni che prese corpo la storia più celebre di Sherlock Holmes, la più venduta e la più misteriosa delle novelle di Sir Arthur, diversa dalle altre al punto da far credere che un qualche spirito illuminato abbia guidato la mano dello scrittore scozzese.

The Hound of the Baskervilles, il "bracco" dei Baskerville che in italiano è diventato il "mastino", si apre con una dedica: "Mio caro Robinson, è merito di una leggenda della West Country che mi avete raccontato se il romanzo è stato concepito. Vi ringrazio per questo e per l'aiuto nei dettagli. Sinceramente vostro, A. Conan Doyle". Chi era Robinson? E come mai, per l'unica volta nella saga holmesiana, Sir Arthur attribuisce ad una seconda persona l'onore di aver ispirato un'avventura del suo detective?

Facciamo un passo indietro. Nella primavera del 1900 Conan Doyle si trova al fronte in Sud Africa dove è andato come volontario medico in un ospedale da campo. Vittima di una forte febbre enterica, rinuncia presto all'impresa, e a luglio si imbarca sul Briton per ritornare in Patria. Sulla nave conosce Bertram Fletcher Robinson, inviato di guerra del Daily Express, di cui sarebbe in seguito divenuto direttore. I due diventano amici.

E' così che nel marzo del 1901 Doyle e Robinson decidono di trascorrere una breve vacanza a Cromer (scesero al Royal Links Hotel), nel Norfolk, da dove Sir Arthur invia una breve nota alla madre: "Fletcher Robinson è venuto con me e abbiamo intenzione di scrivere un piccolo libro insieme, The Hound of the Baskervilles - un real creeper". Il progetto decolla nella primavera dell'anno successivo quando la coppia si trasferisce per qualche settimana ai limiti della brughiera di Dartmoor, nel Devon, nella casa della famiglia Robinson, cioè nella Park Hill House di Ipplepen. Il 2 aprile Doyle scrive ancora alla madre da Princetown: "Robinson ed io stiamo esplorando le lande per elaborare il nostro libro di Sherlock Holmes. Credo che funzionerà meravigliosamente. Ne ho già scritto quasi la metà. Holmes è in ottima salute e l'idea - che devo a Robinson - è altamente drammatica".

Fra l'agosto del 1900 e l'aprile del 1901 nasce dunque The Hound. Ma chi ha fatto cosa? Sappiamo che Robinson passò la sua fanciullezza a Ipplepen e dunque conosceva bene le tante leggende locali. Fra le tante, a Doyle raccontò quella di un signorotto del XVII secolo, tale Richard Cabell, e delle lande vicine al suo Brooke Manor di Buckfastleigh. Il nobiluomo, noto all'epoca per l'abitudine di galoppare nella brughiera affiancato da una muta di bracchi, credette ad un certo punto che la moglie gli fosse stata infedele. Dapprima la cacciò di casa. Poi, non contento, la inseguì nella landa e, raggiuntala, la pugnalò a morte. Fu in quel momento che il suo cane più fedele gli si rivoltò e lo uccise con un morso alla gola. Da allora si crede che lo spirito dell'animale viva nella brughiera ululando per ricordare l'orribile misfatto.

Doyle trovò nella drammatica fine di Cabell terreno fertile per un romanzo che soltanto in un secondo momento divenne la nuova avventura di Holmes, la prima dopo otto anni di silenzio. Consapevole del suo debito letterario, Sir Arthur propose il testo allo Strand Magazine chiedendo che fosse firmato anche da Robinson: "Mi ha fornito l'idea centrale e il colore locale, ritengo che il suo nome debba apparire". La cosa non avvenne per motivi puramente contrattuali. L'editore non gradiva che una storia del detective di Baker Street fosse attribuita ad altri se non a Doyle. Cento sterline, il doppio del solito, convinsero lo scrittore...

Robinson non ha mai parlato di questi fatti, ma il suo ruolo deve essere stato determinante. Con l'eccezione di Uno studio in rosso, il Cane è l'avventura in cui Holmes appare di meno. Buona parte della trama è focalizzata sulle vicende di Watson e la presenza dell'investigatore risulta spesso incidentale. Il libro sarebbe stato in piedi anche senza di lui. Del resto, Doyle ha ammesso che all'inizio non pensava di resuscitare il suo più celebre personaggio.

L'opera è permeata dell'influenza di Robinson. Deve essere stato lui a suggerire il nome Baskerville, rifacendosi al suo cocchiere, Henry - o Harry - Baskerville, il discendente di una antica famiglia normanna (Basqueville). Doyle conobbe l'uomo durante la permanenza a Dartmoor ma, come abbiamo visto, la scelta di usare il suo patronomico era già stata fatta a Cromer. Quando il libro fu pubblicato l'autista ne ebbe una copia con una dedica manoscritta molto speciale: "Per Harry Baskerville, con le scuse per avere usato il nome". Firmato Doyle? Niente affatto. Firmato Fletcher Robinson.

The Hound trabocca dei ricordi di quella vacanza nel Devon. Baskerville Hall è ispirata dalla Brooke Hall di Cabell. La Grimpen Mire descritta da Watson è certamente la tremenda e paludosa Fox Tor Mire, il cui nome è coniugato con la Grimspound Bog che si trova più a Ovest. Le miniere dell'epilogo del Cane sono quella di White Works, a Fox Tor. La prigione di Princetown è ancora al suo posto, come la costruirono per i prigionieri napoleonici e come era quando fuggì l'assassino Selden.

Doyle visitò in lungo ed in largo tutti questi luoghi. Dormì a Princetown, all'Hotel Duchy che oggi è Centro visitatori della High Moorland (forse anche nel Princetown Hotel). Con Robinson misurò a lunghi passi le morbide vallate sfiorando gli acquitrini e trasferì le sue sensazioni nei dialoghi fra Holmes e Watson, impegnadoli a marciare sugli stessi sentieri.

John Dickson Carr racconta che Doyle buttò giù la trama del Cane insieme con l'amico Betram una domenica pomeriggio a Cromer e aggiunge che fu il secondo a rifiutare di scrivere il romanzo a due. Harry Baskerville, quello vero, ha dichiarato che il giornalista del Daily Express aveva in programma di scrivere il romanzo anche prima di incontrare Sir Arthur. E allora?

Possiamo teorizzare che il nerbo della trama sia di Robinson. È probabile che Doyle abbia lavorato su una porzione di testo già esistente, ne abbia curato la stesura, almeno quella definitiva, e che abbia accettato di inserire Sherlock Holmes. La grande vena narrativa di sapore gotico, che in seguito Sir Arthur non ha più trovato con altrettanto vigore, suggerirebbe un intervento esterno.

Bertram Fletcher Robinson ha portato il segreto nella tomba. Conan Doyle non affronta il problema nella sua autobiografia. Le mura della Park Hill House non possono parlare. A noi resta il dubbio e già questo basta a celebrare il giornalista inglese, figura di talento e riservata al punto di non reclamare mai alcun credito per la più grande avventura di Sherlock Holmes. Il suo silenzio è la prova del suo genio.