G.B.S., A.C.D. e S.H
di Enrico Solito
George Bernard
Shaw è notoriamente una delle più belle figure di polemico, intelligente, geniale e
rompiscatole intellettuale che abbia prodotto il Regno Unito dopo Swift. Un uomo capace di
dichiararsi socialista in piena epoca vittoriana, di affermare che Jack lo Squartatore era
un riformatore sociale e che sarebbe stato giusto dedicargli una statua, visto che con
così poche vittime aveva costretto lo stato a risanare Whitechapel, con ciò salvando da
rachitismo e malattie migliaia di giovani vite: un uomo capace di rinfacciare ai vertici
britannici e statunitensi, in piena seconda guerra mondiale e propaganda antinazista, di
aver favorito e protetto proprio loro l'ascesa di Hitler al potere per paura della
sinistra tedesca, è un uomo eccezionale: un orso buono ma indomabile, imprevedibile e mai
domo: un irlandese beffardo che a tutto avrebbe rinunciato piuttosto che a non avere
l'ultima parola. Dopo il debutto trionfale del suo Pigmalione ebbe a dire: "Ci
deve essere qualcosa di radicalmente sbagliato nella piece, se piace a tutti: ma, ora come
ora, non riesco a trovarlo."
La sua morte fu degna della sua vita e segno forse di una speciale predilezione
dell'Onnipotente: morì serenamente in seguito ad una caduta riportata (a novantaquattro
anni!) correndo dietro ad una farfalla. Che Iddio riservi anche a noi un simile destino!
Tutti noi certamente ricordiamo il secondo dei tre fortunati romanzi apocrifi di Nicholas
Meyer, "Orrore nel West End" e la storia che lì ci viene raccontata
dell'incontro tra Shaw e Holmes. Particolarmente gustosa ho trovato l'attribuzione ai due
del famoso scambio di telegrammi tra Shaw e Winston Churchill, conservatore e dunque suo
fiero avversario politico. Per chi l'avesse dimenticata, Shaw invitò Churchill ad
assistere alla prima del Pigmalione spedendogli due biglietti. "Porti un
amico. Se ce l'ha.". Churchill, senza fare una piega rispose scusandosi: per
precedenti impegni non poteva partecipare. "Interverrò volentieri alla seconda
rappresentazione. Se ci sarà.".
Ma proprio rileggendo il Pigmalione (1914), il testo teatrale da cui è
stata tratta My fair lady, il musical che tutti conoscono, e una valanga di films
derivatini, che mi sono imbattuto in una serie di rassomiglianze suggestive, che mi hanno
fatto davvero pensare. E questo al di là della chicca, rivelatami da Stefano Guerra,
secondo cui un giovanissimo Jeremy Brett compare come Freddie in una versione
cinematografica di My fair Lady.
Andiamo con ordine. La storia racconta di un professore di fonetica, Harry Higgins, che
per scommessa insegna ad una straccioncella, una piccola fioraia cockney, a parlare e a
comportarsi come un'aristocratica, trasformandola così in un'altra persona.
La prima scena si svolge all'uscita del teatro di Covent Garden, alle undici e mezzo di
sera, in cui si mescolano buoni borghesi dal parlar forbito con gente del popolo
dall'accento e dai modi volgari. E già qui un holmesiano incallito come me non può non
ricordare la scena in BLUE in cui
Holmes e Watson girano proprio nel mercato di Covent Garden, di sera tardi, tra
rivenditori di oche e gente di tutti i generi. Ma è con la comparsa del professor Henry
Higgins che sono letteralmente balzato sulla sedia.
Non ci viene per ora direttamente presentato: è solo un uomo armato di taccuino (sì,
proprio di taccuino, arnese tipico dell'immaginario holmesiano) che colpisce la fantasia
della gente perché appunta su di esso le frasi e gli accenti che ascolta. Un
comportamento così eccentrico desta stupore tra gli astanti (proprio come succede a
Holmes quando, incurante delle reazioni altrui si getta carponi ad osservar le traccie)
che gli chiedono cosa cerca. Molto seriamente Higgins spiega che dall'accento di ognuno
può capire da dove venga "con un errore di sei miglia, di due in Londra: qualche
volta soltanto di due vie" e a uno spettatore che lo sfida dichiara giustamente
che viene da Hoxton, sbalordendolo: e ancora ad altri da Celtenham, da Cambridge,
dall'India, da Sesley, da Lisson-Grove... A una signorina (che ritroveremo) che viene da
Earlscourt, ma sua madre "deve essere di Epsom, certamente"
C'è davvero bisogno, cari amici, che sottolinei la somiglianza con STUD e la famosa scena della spiegazione
del metodo della deduzione, con Watson che sfida Holmes e quello indovina - pardon, deduce
- che il fattorino è un ex sergente di fanteria di marina?
E anche lo schema letterario di presentazione ricalca chiaramente quello in STUD. Lì avviene prima la presentazione
delle manie eccentriche del personaggio (la prova dell'emoglobina prima, il saggio sulla
deduzione poi), poi la dimostrazione della sua esattezza (il sergente): solo poi la
descrizione fisica del personaggio e (molto dopo) una descrizione dell'appartamento.
Ebbene lo stesso avviene qui. Ma andiamo con ordine.
Ci viene detto subito che tutto questo non è un gioco, ma qualcosa di più: "la
fonetica. La scienza del linguaggio. Questa è la mia professione, ed anche la mia
passione. Felice è l'uomo che può vivere della sua passione". Passione dunque
(l'arte, direbbe Holmes) ma anche professione: perché i nuovi ricchi devono cercare di
perfezionare il proprio linguaggio. Anche Higgins dunque è un professionista nel suo
genere. Ma anche lui, come Holmes fa spesso, lavorerà quasi gratis per Eliza, perché in
fondo è un gentleman che non ha bisogno di lavorare per sfamarsi. Tanto è vero
che "con il guadagno che mi procuro produco delle opere di scienza fonetica e di
poesia in versi sciolti": vengono in mente le mille "modeste
monografie" di Holmes.
Ed è solo ora, dopo il dispiegamento degli interessi eccentrici, che ci vengono
finalmente rivelati i nomi dei personaggi, finora sulla sceneggiatura noti come
"l'uomo del taccuino" e "uno spettatore", e si costituisce la coppia
di amici e collaboratori Higgins-Pickering: siamo, badate, appena alla prima scena,
proprio come in STUD.
Il signore: io sono uno studioso dei dialetti indiani e...
L'uomo del taccuino, vivamente: Voi? Conoscete dunque il colonnello Pickering? L'autore
de "Sanscrito parlato"?
Il signore: Il colonnello Pickering sono io, e voi chi siete?
L'uomo del taccuino: Henry Higgins, l'inventore dell'Alfabeto Universale Higgins.
Pickering, con entusiasmo: Io sono venuto dall'India per conoscervi!
Higgins: Io stavo per partire per l'India per incontrarmi con voi!
E' così che nasce la coppia, con impressionanti analogie con l'incontro Watson-Holmes.
Come Watson, Pickering è appena tornato dall'India: è un militare: alloggia in hotel.
Viene francamente da chiedersi se possegga un cucciolo di mastino. Nel loro primo incontro
decidono di andare ad abitare insieme, a Wimpole Street. Come Watson, Pickering non è
affatto uno stupido, anzi è assai stimato da Higgins, come abbiamo visto: ma come Watson
è in chiara posizione di inferiorità intellettuale rispetto all'altro, quanto a
capacità deduttiva, come si evince non solo dalla scena già riferita, ma, all'inizio
della scena successiva:
Higgins: Bene, credo di avervi mostrato tutto.
Pickering: E' veramente sorprendente. E temo di non aver compreso completamente, sapete?
Higgins: Se credete, possiamo continuare.
Pickering: No grazie, non per stamane almeno, ne ho abbastanza.
Higgins: Siete stanco di udire dei suoni?
Pickering: In effetti è uno sforzo notevole. Credevo di essere giunto all'apice con la
mia pronunzia di ventiquattro distinti suoni di vocali; ma i vostri centotrenta quasi mi
umiliano. Figuratevi che tra molti di essi non riesco a percepire alcuna differenza.
Higgins, ridendo: Non bisogna meravigliarsi affatto, è una questione di pratica. In
principio è così per tutti, ma poi, proseguendo, a poco a poco riuscite a distinguere la
differenza tra i suoni e infine vi appaiono diversi come A e B...
Quante volte assistiamo a scene del genere nel Canone? Higgins è un genio
dell'osservazione e il pur bravo Pickering deve accontentarsi di ammirarlo ed udire le sue
spiegazioni a posteriori.
La coppia di Shaw costituisce, come quella di Baker Street, una coppia assolutamente
maschile, ristretta nei suoi interessi eccentrici che è il motivo stesso della sua
esistenza. Come ha sostenuto Stefano Guerra (in SH e la psicanalisi)
questo è il prototipo delle amicizie
adolescenziali, cementate dal fortissimo collante degli interessi comuni, e che non si
interessa alle donne, perché siamo in una età precedente alla scoperta della donna. E
proprio per la risonanza con l'adolescente che siamo stati (o che siamo, per molti soci!)
che scatta a suo avviso la risonanza e l'interesse. E per anticipare un argomento che
tratteremo più in là non si può dimenticare che è Pickering l'esperto in donne,
l'unico dei due che capisce la situazione, che Eliza ringrazia: è lui che tiene i
contatti col pianeta femminile. Esattamente come Watson con Holmes.
E' solo all'inizio del secondo atto che finalmente Higgins ci viene descritto. Anche di
Holmes in STUD, del resto, non ci
viene detto nulla per molto tempo: come abbiamo già detto prima gli aspetti eccentrici e
le caratteristiche, solo poi la vera presentazione: commenterò il testo via via.
Henry Higgins, nella luce del mattino appare come un uomo robusto, dall'aspetto vivace e
piacente, avrà circa quarant'anni. Indossa una marsina nera, colletto staccato di lino
bianco, cravatta di seta nera. Aspetto professionale. Tipo energico, appassionato per la
scienza, acceso di una curiosità vivissima per tutto ciò che possa essere oggetto di
studio approfondito. Incurante di sé e degli altri, per quanto riguarda il sentimento. Se
non fosse per l'età e per l'aspetto si direbbe un ragazzo impetuoso, petulante ed
insistente nel domandare il perché di ogni cosa, e come tale ha bisogno di essere
controllato affinché, pur se involontariamente, non provochi dei danni. I suoi modi
risentono moltissimo del suo umore, che oscilla da una rudezza simpatica nei momenti di
buona ad una burrascosa insofferenza quando qualcosa non va per il suo verso: ma è
talmente schietto e privo di qualsiasi malizia che resta bene accetto anche durante i suoi
momenti di minor serenità.
Onestamente, c'è qualcuno cui non balzi agli occhi come una simile descrizione non si
adatterebbe perfettamente al maestro? C'è sì, qualche differenza, come tenteremo poi
alla fine dell'articolo di dimostrare legato alla personalità di Shaw, ma
l'eccentricità, la passione per il perché che travolge tutti e sé stesso, e di nuovo
l'interpretazione del personaggio in chiave adolescenziale, così cara a Guerra... gli
sbalzi del tono dell'umore, la scontrosità scusata da Watson... noi crediamo che il
paragone sia più che stretto.
Ma veniamo all'ambiente.
La prima descrizione dell'appartamento di Wimpole Street avviene solo all'inizio del
secondo atto, proprio come nel Canone, in cui abbiamo pochi scarsi accenni anche più in
là. Come nel Canone di tutto l'appartamento ci viene presentato solo il salotto, cuore
pulsante della vita della coppia, scena di tutte le avventure e ci viene presentato in
modo chiaramente ricalcato rispetto all'omologo di Baker Street:
La stanza si trova al primo piano, guarda sulla strada e doveva essere un salotto. (Fin
qui è identica al salotto di Baker street). Al centro della parete di fondo una porta
a due battenti. Chi entra ha sulla destra due alte scansie a piccoli cassetti disposte ad
angolo retto contro le pareti. in quest'angolo è una rastrelliera di piccole canne da
organo in una cassetta medievale, con un soffietto simile a quello che suonano gli angeli
nelle pitture del 14° secolo: c'è anche una collezione di piccoli lumi a gas, la cui
forma è atta a produrre un fischio, uniti al muro da un tubo di gomma: alcuni diapason di
diversa grandezza, una mezza testa d'uomo di normali dimensioni che mostra gli organi
vocali e una scatola contenente dischi di ricambio per il fonografo... nell'angolo un bel
pianoforte. Vicino ad esso un portamusica. Sopra un basamento uno spirometro, il cui tubo
è libero di alzarsi all'altezza voluta affinché gli allievi possano misurare la
capacità dei loro polmoni.
Dunque abbiamo una grande stanza ricolma di strumenti necessari alle fissazioni
eccentriche dei suoi occupanti. Sostituite alla fonetica il banco della chimica, ai becchi
a gas i becchi bunsen, allo spirometro il microscopio e al piano la cassetta del violino e
l'analogia sarà completa. Come tutto questo assomiglia alla nostra vecchia stanza da
ragazzi, regurgitante delle nostre collezioni e dei giornalini, dei nostri piccoli tesori,
per restare all'ipotesi adolescenziale di Guerra! E non vi sfugga, vi prego, quel prezioso
riferimento all'interesse per la musica medievale e la pittura, tipiche allusioni
holmesiane! Ma la descrizione va avanti, restituendoci un ambiente colmo di riferimenti al
salotto di Baker Street.
In fondo alla stanza, sullo stesso lato, tra la porta e il caminetto, c'è una comoda
poltrona di cuoio, più in là il secchio del carbone. Il fuoco è acceso. Tra il camino e
la tavola del fonografo un portagiornali. Sull'altro lato della porta centrale, a sinistra
di chi entra, un altro mobiletto....
Poltrone, tavolini, secchi di carbone, caminetti... mi si dirà che c'erano in tutte le
stanze da salotto, e che è un caso che vengano citati proprio dei tipici riferimenti
holmesiani. Ribatterò facendo notare che in tutti i salotti c'erano pure finestre,
pavimenti, tappeti, quadri, e quant'altro: e che se si decide di descrivere un ambiente
con 4 particolari soltanto, e che tutti e quattro sono oggetti tipici holmesiani, non può
essere una combinazione.
Per usare le parole di Calanchi, quell'appartamento, come il suo omologo di Baker Street
è non solo il cuore pulsante delle avventure della coppia, ma il prototipo e il simbolo
dello spazio privato maschile nella Londra di inizio secolo. E questo spazio fisico ben si
accorda con lo spazio mentale così ben definito da Guerra. Questo mondo è maschile in
quanto privo di donne, ad esse estraneo non perché misogino, ma "precedente" alle donne.
Abbiamo però un elemento di equilibrio in questo senso: è la mitica figura della
governante. La signora Hudson a casa di Holmes e Watson: la signora Pearce in casa di
Higgins e Pickering. Come la signora Hudson, che è una figura che resta sullo sfondo, ma
indispensabile alla vita quotidiana, ha un rapporto speciale con Holmes, non solo perché
pagava come un principe, ma perché sapeva ingraziarsi le donne (DYING) così la signora Pearce accetta a
malincuore di far entrare la povera Eliza, aggiungendo "Ma sia chiaro che lo
faccio esclusivamente per lei, signore". Sarà lei a mediare tutta la prima fase
dei rapporti tra Eliza e Higgins, assumendosi un ruolo più forte della Hudson con Holmes,
e arrivando a rimproverare Higgins per i suoi modi da ragazzaccio. Un altro parallelo con
Holmes, che prendeva a revolverate i muri ed affumicava le stanze, anche se la Hudson
sembrava più remissiva della Pearce - o forse Watson omette di trascriverci le sue
proteste. Ad ogni modo il ruolo di governante, deus ex machina che regge una casa
altrimenti ingestibile, è comune alle due situazioni, come il rapporto di speciale
affetto tra essa e il suo eccentrico inquilino.
Holmes odiava i salotti e i ricevimenti, e Higgins riceve dalla madre la proibizione a
frequentare il suo, per le gaffes che combina. In questo Holmes era leggermente diverso:
non gaffeur, ma semmai immalinconito, sapeva meglio nascondersi in quegli ambienti, pur
annoiandosi a morte.
La citazione della madre del nostro professore di fonetica ci porta ad un altro capitolo
chiave nelle vite di Holmes e Higgins: le donne. Non riprenderò qui la discussione sulla
presunta misoginia di Holmes, oggetto di brillanti esposizioni di Cinzia Bastiani ed
Alessandra Calanchi: dirò solo che a mio avviso il ritiro di Holmes rispetto all'altro
sesso è un misto di rispetto, paura, imbarazzo e pudore : e che il suo principale timore
è quello di dover pregiudicare il suo modo di pensare, in ultima analisi di dover
cambiare sé stesso, di dovere essere diverso da quello che è affrontando il rapporto con
l'altro sesso. Ebbene, anche Higgins sembra avere un atteggiamento simile. Sempre ne
secondo atto dichiara: Ho notato che appena una donna mi diviene amica si trasforma,
diventa gelosa, nervosa, sospettosa, insomma un maledetto impiccio. E trovo che quando
sono io che tengo all'amicizia di qualcuna divento egoista e tiranno... sono dell'idea
che la donna cerchi di vivere la propria vita, l'uomo la sua ed ognuno cerchi di deviare
l'altro. Uno vuole andare a Nord, uno a Sud. Il risultato è che ambedue si dirigono ad
est, quantunque odino alla stessa maniera il vento dell'Est.
Il vento dell'Est! Questa è probabilmente una combinazione, o una citazione inconscia, ma
ogni sherlockiano freme a un rimando di questo tipo a His Last Bow. Ma riprendendo
il discorso di prima: ancora nell'ultimo atto rivolgendosi a d Eliza egli afferma tra
l'altro: Voi non comprendete la freddezza scientifica della mia vita, né tantomeno lo
sforzo che essa mi costa... la musica, la scienza, la letteratura, la filosofia, l'Arte
insomma! Voi mi considerate freddo e cinico, non è vero? Amare, giocarsi in un
rapporto, vuol dire distruggere sé stesso e il proprio modo di vivere: affrontare una
diversità, quella femminile, totalmente incomprensibile ai propri paradigmi: Holmes come
Higgins e, aggiungerei, come ogni maschio adolescente. L'atteggiamento di Higgins è
sempre di rifiuto sorpreso di fronte alla possibilità di un rapporto amoroso con Eliza,
in vari scambi di battute con Pickering. Senza volerlo, egli ferisce Eliza e non riesce a
comprenderne il motivo. In My fair Lady, la versione musical del Pigmalione (mai
conosciuta da Shaw), sposerà la ragazza, ma non è affatto così nel libro: quando Eliza
se ne va, ormai lady e promessa sposa a un giovane cicisbeo, Higgins le spiega il suo modo
di vedere la vita e la invita a combattere, a non diventare un'oca giuliva. Ma perché
egli riesca a comprendere il modo di vedere della ragazza (e non ci riuscirà comunque del
tutto) è necessario l'intervento della madre di Higgins, che spiega a lui e a Pickering
come essi l'abbiano senza volere ferita. E' la madre dunque il canale, il tramite,
l'interprete del mondo femminile per il professore di fonetica, che altrimenti ne sarebbe
ignaro. Il che mi ricorda che noi non sappiamo nulla della madre di Holmes, e del rapporto
che ella ebbe con suo figlio. E' in quel delicato rapporto che certamente dovremmo scavare
per comprendere meglio l'atteggiamento del giovane Sherlock.
E' Pickering, comunque, che comprende meglio le parole della signora e parla con Eliza.
Anche in questo simile a Watson, l'ambasciatore di Holmes presso l'universo femminile,
riceve da lei parole di stima e di ringraziamento per averla considerata altro che un
animale da esperimento come ha fatto Higgins - o un caso interessante come avrebbe detto
Holmes. Di nuovo Watson-Pickering è il tramite tra Holmes-Higgins e la realtà,
l'indispensabile aggancio dell'amico al mondo reale.
I paralleli nel carattere, nel modo di pensare, nelle fissazioni tra Holmes e Higgins
sono, come abbiamo visto, impressionanti e troppi per essere considerati delle
combinazioni. L'ambiente in cui vivono, i personaggi che li circondano, la palla-amico, la
governante, l'atteggiamento verso le donne, il lavoro, la vita, ci inducono a credere che
l'uno abbia fatto da modello (forse inconscio) per l'altro.
Il Pigmalione, per dirla chiara, va considerato come un apocrifo holmesiano.
Certo, esistono anche differenze. La principale è nella burrascosità di Higgins, nel suo
scarso autocontrollo, nel suo scarso aplomb, nella mancanza di freddezza. Ma come ho altre
volte scritto la caratteristica di chi scrive di Holmes è quella di trasfondere nelle sue
parole, nel suo Holmes, aspetti di sé stesso di cui non è neanche, spesso, cosciente. E
il burbero, coraggioso, nobile, polemista, ardente, in una parola irlandese George Bernard
Shaw non poteva non creare un Higgins-Holmes a sua propria immagine e somiglianza.